Cocktail alla spina, irriverenza al neon: AfterLove apre a Milano

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Credit foto: Studio Maigiu
La “giungla urbana” di Tommaso Rigondi nel quartiere Isola. Cibo da strada, miscelazione semplice ma innovativa e spirito di sana stravaganza. Milo Occhipinti firma la direzione creativa

Via Traù, appena oltre la rotonda di piazzale Lagosta, in Milano: AfterLove è la creatura di Tommaso Rigondi, navigato professionista del settore moda che ha deciso di «appendere la MilleMiglia al chiodo e iniziare qualcosa che si basasse sulle mie passioni: enogastronomia ed estetica». Di indubbio impatto estetico è infatti questa nuovissima giungla urbana, che mescola piante vere (con tanto di giardiniere addetto), neon e mattoni crudi: all'apparenza anacronistico, è in realtà un incrocio tra Miami Vice e gli anni Novanta, tutt'altro che casuale. «La brand identity, sia per nome che per immagine coordinata, è frutto di un immaginario coerente», racconta Milo Occhipinti, già pioniere con il suo Unseen di Lambrate e qui in veste di direttore creativo (leggi Unseen, il cocktail bar visionario e senza compromessi).

Intimità e convivialità

Al centro dei cinquanta metri quadri della sala si può sedere allo sharing table, marchio di fabbrica di Occhipinti al suo Unseen («Anche se oggi si vede un po' ovunque...»); da un lato si schierano divanetti singoli, sotto una parete a scacchi «che doveva essere un pavimento, ma poi ci è piaciuta così». All’estremità opposta un bancone ordinato, una bottigliera essenziale e una mensola che affaccia sulla strada. Intimità e convivialità, anche se concettualmente agli antipodi, qui trovano il loro spazio naturalmente, come d’altronde potrebbe raccontare il nome: «Ognuno ci vede quello che vuole. A noi sembrava un nome nuovo, suonava bene: e parlare di amore in senso lato non è mai una cattiva idea».

Cibo da strada

Una nicchia di novità nell'eclettico quartiere di Isola, e un concetto che si è «rimodellato sulla zona e sull'involucro che abbiamo trovato. Qui c'era un ex ristorante messicano, prima ancora un pub, ne abbiamo ribaltato completamente l'estetica. Non c'erano neanche i mattoni a vista». Dall'idea iniziale di una cucina che fosse mero accompagnamento all'esperienza, Rigondi ha poi virato su una proposta più corposa e soprattutto goduriosa: «Senza esagerare, ma è inutile nascondersi dietro un dito. Non vendiamo frullati da bere, e allora perché non offrire un cibo che sia di altrettanto "comfort"?  La difficoltà principale è stata trovare qualcosa che non ci vincolasse con un'immagine regionale o nazionale; quindi, abbiamo attinto a tutto il mondo (crab rangoon, hummus, samosa, chicken wings, ndr). Principalmente cibo da strada, con una base grassa o salata perfetta per la notte, e che fosse prettamente bar food: l’aperitivo è il minimo indispensabile, per invogliare gli ospiti a provare dalla carta, come funziona ovunque nel mondo».

Signature e superclassici alla spina

Occhipinti firma anche la proposta beverage, divisa in due comparti: ai signature, di oggettiva pulizia e d’impatto diretto (superbo il Dirty Afterparty, twist sul Martini con una salamoia di jalapeno) si contrappongono i draft, quattro classicissimi serviti direttamente alla spina (1600 litri stoccati), ciascuno con una variazione rispetto alla ricetta originale (Moscow Mule, Gin Tonic, Americano, Paloma) e con un nome che richiama l’insegna (After Mule, Love Tonic, etc). «I draft cocktail sono un trend da almeno tre anni, ma su Milano si vedono poco», racconta Occhipinti. «Non è innovazione quindi, ma è effettivamente una strada percorsa poco, e Tommaso ha deciso di crederci. Abbiamo creato quattro linee di spine con il supporto dell’azienda Bubble: sono drink rapidi, costanti, personalizzati». Tutti i cocktail hanno almeno una preparazione homemade, dettaglio non banale per un locale “mass market” come AfterLove vuole essere. Disponibili anche tre birre e quattro vini.

Un locale pop e inclusivo

Essenziale ma di carattere, soffuso e rumoroso al tempo stesso. Rigondi lo definisce «un ambiente da trattoria, confidenziale, il luogo perfetto per l’unione di persone sconosciute, in un ambiente curato. Anche se di primo impatto potrebbe non sembrarlo, conserva una sua eleganza, e soprattutto un’estrema approcciabilità», che gioca sulla creatività ed è quindi in divenire. «Come per la moda, è una reinterpretazione continua, ed è bello perché imperfetto. AfterLove è pop, facile, ma non banale. E soprattutto è inclusivo, libero, rispettoso: non abbiamo neanche le posate, si può lavorare di fantasia».

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