Bartender contro A.I., l’essere umano fa ancora la differenza al bancone

Immagine generata dall'intelligenza artificiale, che vede così uno dei drink oggetto della sfida tra bartender e A.I.
Il nostro reportage dell'esperimento organizzato da Mattia Pastori, che ha messo a confronto ChatGPT e un esperto professionista della miscelazione

Azzardiamo un riassunto provocatorio: potremmo essere più o meno allo stato Kasparov vs. Deep Blue nel 1996. Il 10 febbraio di quell’anno il campione di scacchi sfidò per la prima volta il software ideato da IBM. Vinse l’uomo, ma a fare notizia fu la misura della sconfitta della macchina. Quattro a due: per la prima volta nella storia un computer strappò una partita all’essere umano. Ecco: nel match appena iniziato tra intelligenza artificiale e bartender la sensazione è che siamo in quella zona, ancora un poco grigia, con l’A.I. che mette a segno qualche punto a favore, ma alla fine a prevalere è ancora l’uomo dietro il bancone.

«Come robot avrei potuto vivere per sempre, ma dico a tutti voi oggi che preferisco morire come uomo che vivere per tutta l’eternità come macchina»

Andrew (Robin Williams) in L'uomo bicentenario (2000)

Un inedito focus group

Stiamo parlando di un simpatico esperimento che l’esperto di mixology Mattia Pastori ha messo in pista nella sede della sua scuola-laboratorio Nonsolococktails, a Milano. Ha fatto sedere attorno a un tavolo un gruppo di giornalisti (incluso chi scrive) e narratori della miscelazione e ha lasciato che si sfidassero, a colpi di ricette, ChatGPT e Andrea Maugeri, bar manager del 10_11 presso l’albergo di lusso Portrait Milano.

Queste le regole del gioco: gli ospiti avevano a disposizione quattro urne dalle quali pescare altrettante parole-chiave, aspetti rappresentativi di un cocktail.

Tasso alcolometrico, gusto, tema/contesto, categoria/dose di servizio. Le quattro caratteristiche del drink sono diventate altrettanti input per chiedere a ChatGPT di creare delle ricette, poi preparate dai ragazzi di Pastori seguendo pedissequamente le indicazioni dell’intelligenza artificiale. Parallelamente, Andrea Maugeri proponeva – a partire dagli stessi input – una sua versione del cocktail.

Insomma, macchina contro uomo. Chiaramente da “giudicare” solo per quanto riguarda l’aspetto creativo, per l’inventiva e la solidità dimostrate nel costruire la ricetta, visto che ChatGPT ancora non si mette a maneggiare DAVVERO spirit, ghiaccio e bicchieri (su questo torneremo alla fine).

Tre i test effettuati durante questo inedito focus group. Più uno, a nostro modestissimo parere il più interessante. Ora andiamo al sodo e vediamo cosa hanno proposto i due contendenti e chi ha fatto meglio.

1. L'analcolico vintage

A sinistra la "pizza liquida" di Andrea Maugeri e il drink proposto da ChatGPT

Input: cocktail vintage, gusto umami, servito in coppa Martini, analcolico.

Proposte: A.I. e bartender si sono mossi nella stessa direzione, con esperimenti sul Virgin Bloody Mary, cocktail con protagonista il succo di pomodoro. E già questa è una notizia: ChatGPT sa dove sbattere la testa. Lo stesso Mattia Pastori si è detto molto stupito dall’allineamento tra cervello umano e righe di codice. Però poi il cocktail va preparato e servito…

Giudizio: ha vinto il bartender, a mani basse. Non c’è nemmeno da spiegare troppo: il drink della A.I. è risultato sbilanciato, con un’acidità preponderate e un corpo scarsissimo. Quello di Maugeri era un drink, punto. Quasi una pizza liquida, con l’unico difetto di risultare un pochino troppo dolce (ma stiamo proprio facendo i pignoli…), comunque ben bilanciato, complesso, ricercato.

2. Il Daiquiri rivisitato

A sinistra la proposta frozen dell'intelligenza artificiale. A destra il drink firmato Andrea Maugeri

Input: cocktail tropicale, fruttato, che si ispira al Daiquiri, alcolico.

Proposte: meno allineamento tra uomo e macchina rispetto al primo test, forse più nell’estetica del “prodotto finito” che nella sostanza. In questo secondo caso l’intelligenza artificiale ha proposto un frozen Daiquiri con mango. Il bartender - con una maggiore consapevolezza delle tendenze del settore - ha preferito uno shakerato.

Giudizio: basterebbe già la sensibilità sulla tendenza a far vincere a Maugeri questo round, ma tocca aggiungere che estetica ed equilibrio del drink frutto della creatività umana erano superiori alla proposta di ChatGPT. E siamo 2-0.

3. Made in Italy, ma Margarita style

A sinistra il cocktail "Made in Italy" secondo la ricetta di ChatGPT, a destra l'idea di Andrea Maugeri del 10_11

Input: cocktail Made in Italy, speziato, Margarita, superalcolico.

Proposte: due twist sul Margarita, naturalmente: ChatGPT ha ideato un mix di grappa, caffè e liquore alla vaniglia, mentre Andrea Maugeri ha optato per una variazione più raffinata con Tequila, mezcal, Aperol, Liquore Strega e succo di lime.

Giudizio: per l’immediatezza del cocktail e l’adesione alla richiesta, verrebbe da far vincere l’intelligenza artificiale (nonostante una quantità di ghiaccio eccessiva).  Maugeri, però, convince con le sue scelte sempre nel solco dell’italianità, ma molto più sofisticate e ben argomentate (Aperol e Liquore Strega). A nostro discutibilissimo giudizio, sostanziale parità.

4. Il quarto test: spiegami come nasce l'idea

A divertirci davvero è stato un piccolo test extra. Con la complicità di Mattia abbiamo chiesto alla chat di proporre un cocktail sulla base di alcuni ingredienti, come stessimo… aprendo il frigorifero e provando a creare con quel che c’è. Acqua di Cedro, limone, gin o vodka, acqua di cocco, questa la base di partenza. L’A.I. ha ideato la ricetta di un inedito Cedro Cocco Fizz, convincente sulla carta. Dove sta il punto? Abbiamo chiesto una spiegazione sulle scelte creative legate a questo drink. La risposta: “Come un modello di linguaggio ad intelligenza artificiale, ho accesso a un vasto database di informazioni e ricette che mi permette di fornire ricette in base alle richieste degli utenti”. Provate voi a chiedere un professionista cosa lo ha mosso a creare quel perfetto drink che state bevendo. E poi provate a fermarlo.

5. Quindi?

Michael Sheen interpreta il robot-bartender Arthur nel film Passengers (2016)

Del confronto tra Garry Kasparov e il supercomputer abbiamo già accennato. La vicenda uomo vs. macchina negli scacchi nasce negli anni ’50. Fu solo nel 1997 che il mondo assistette a un momento di svolta, quando il campione del mondo di scacchi perse contro il software IBM Deep Blue. Questa storica vittoria segnò l'inizio dell'era in cui i computer, con la loro capacità di calcolo e analisi incredibilmente veloce, iniziarono a dominare gli scacchi. Negli anni successivi, le sfide tra i migliori giocatori umani e i programmi di scacchi più sofisticati divennero sempre più frequenti. Nonostante la superiorità delle macchine, gli scacchisti hanno continuato a sviluppare strategie innovative, cercando di sfruttare la creatività e l'intuizione umana per contrastare la potenza di calcolo dei computer. In questo conflitto tra mente e macchina, entrambi hanno contribuito a far progredire l'arte degli scacchi, dimostrando che l'intelligenza umana e l'intelligenza artificiale possono coesistere e arricchirsi reciprocamente.

Conclusione simile a quella a cui siamo giunti durante l’esperimento condotto da Nonsolococktails. L’intelligenza artificiale mostra capacità di raccolta dati di ottimo livello, rispetto a una ricerca standard su un motore di ricerca, grazie alla sua capacità di assemblare informazioni da molteplici fonti in contemporanea. Può essere un alleato e uno stimolo, ma non è (ancora) pronta a restituire una sensibilità umana pari a quella di un… essere umano. Ricordiamoci che stiamo sempre giudicando la capacità di creare una ricetta, non di creare e servire un drink.

Dai, diciamola tutta. Il cocktail non è solo ricetta. Quella è un pezzo del puzzle, come lo sono lo show del bartender, la sua capacità di interpretare i gusti del cliente con una sola occhiata, la sua cultura in ambito mixology, che gli permette di puntellare la sua creatività con solidi argomenti. Quel che accade al bancone rientra nell’ambito dei rapporti umani, e l’interazione umana è plastica, ha le sue regole imperfette. È bello così. L’A.I., come tutte le nuove tecnologie, può fornire spunti e ampliare (anche di moltissimo) i nostri orizzonti e le nostre conoscenze. Non pensiamola solo come un modo per allontanarci da quello che siamo, come professionisti e come esseri umani. Ce lo consiglia anche Arthur. «Quando si pensa sempre e solo al posto in cui si vorrebbe stare, ci si dimentica di approfittare del posto in cui si sta». Che saggezza. Vi state chiedendo chi sia Arthur? Il bartender androide nel film del 2016 Passengers.

p.s. Sorriso finale. Siccome ci è piaciuto il giochino e ci piace giocare, un paragrafo di questo articolo è stato scritto da ChatGPT. Chi scopre qual è vince un assaggio di Cedro Cocco Fizz. Salute!

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