L'arrivo di un nuovo gin, ormai, quasi non fa più notizia. La riscoperta di questo antico spirito ha fatto sì che, negli ultimi tempi, il mercato fosse inondato di novità, che hanno ampliato enormemente la gamma di aromatizzazioni, sapori e varianti sul gin. A volte allontanandosi molto dal prodotto di riferimento.
Hepple ha fatto il processo opposto. Questa piccola distilleria nel cuore del Northumberland, nord-est dell'Inghilterra, che prende il nome dal villaggio in cui si trova, un pugno di case circondato da cespugli di ginepro di oltre 350 anni di età, ha voluto creare un gin con il sapore ben piantato nella tradizione, ma con tecniche di produzione assolutamente all'avanguardia. Prima di metterlo sul mercato, ci sono voluti due anni e mezzo di lavoro, fatto di prove, affinamenti, infinite distillazioni sotto la guida esperta di Nick Strangeway, direttore creativo di Strange Hill, "papà" di Hepple nonché personaggio di riferimento nel mondo del bartending londinese (e non solo).
A portarlo in Italia è Fine Spirits, neocostituita azienda italiana partecipata dall'azienda francese La Maison du Whishy e guidata da Paolo Gargano.
«Selezioniamo solo prodotti che abbiano sostanza - spiega Gargano -, storia, verità e qualità. Hepple è una delle nostre punte di diamante: un gin classico, pulito, preciso».
«La sua unicità - spiega Nick Strangeway - è di essere frutto di un blend di tre gin nati da processi produttivi diversi tra loro. Un mix di tecniche antiche, moderne e d'avanguardia. La prima lavorazione è la classica distillazione in alambicco di rame, a cui non volevamo rinunciare. Distilliamo separatamente ognuna delle nove botaniche di cui è composto Hepple. Il risultato è un classico London Dry gin. Molti dei gin in commercio sono imbottigliati alla fine di questo processo». Per Hepple invece è solo l'inizio.
Il passaggio successivo è la distillazione sottovuoto, a bassa temperatura, per preservare gli aromi più delicati: sei le botaniche distillate - anch'esse una a una - con questo procedimento, tra cui le bacche di ginepro, il limone di Amalfi, scelto per dare la parte citrica, e le foglie di ribes nero. «Alcune botaniche sono le stesse della prima distillazione - spiega Strangeway - ma questo secondo processo ci permette di estrarre aromi diversi».
Il terzo processo, quello che dà a Hepple il suo carattere inconfondibile, è l'estrazione con Co2 supercritica: «Un processo che pochissimi usano in distillazione - spiega Strangeway - e che permette di catturare l'essenza pura del ginepro, quella che poi si ritrova nel nostro gin».
Dal blend dei tre gin nasce Hepple. E l'unicità del suo processo di produzione balza immediatamente al naso e in bocca.