Ieri al Diana di Milano Ximena Cervantes, brand ambassador del Sud Europa, ha tenuto a battesimo l’ultimo nato di casa Bombay Sapphire. Un gin chiamato "Star of Bombay" come il gioiello che Douglas Fairbanks, il famoso divo di Broadway nell’America degli anni Ruggenti, regalò a Mary Pickford: l’attrice non il cocktail.
Star of Bombay, gin che si colloca nella fascia delle eccellenze ginofile, parla anche italiano. Per la precisione calabrese, visto che nel suo corredo botanico spicca, ma lo vedremo meglio più avanti, il bergamotto. Il nuovo nato, a differenza dei suoi illustri predecessori, è prodotto nei quattro alambicchi di Laverstoke Mill, la nuova distilleria nell’Hampshire inglese, caratterizzata dall’innovativa struttura con teche di vetro disegnate da Thomas Heatherwick.
Nikolas Fordham master distiller e il master botanical Ivano Tonutti hanno perlustrato il mondo in cerca di nuove combinazioni aromatiche, di spezie, erbe e frutta, che potessero unirsi armoniosamente alla ricetta originale del 1761 di Thomas Dakin, quella che nel 1959 ispirò il fondatore Alan Subin per il Bombay Original Gin.
La ricetta di Star of Bombay prende origine da otto elementi vegetali che caratterizzano tutti i gin Bombay Sapphire: ginepro, coriandolo, scorza di limone, radice di iris, radici di angelica, mandorle, liquirizia e corteccia di cassia. Tuttavia, per Star of Bombay le note di questi botanical sono state elevate ad una nuova dimensione. Infatti, il raffinato distillato catturato in ogni bottiglia di Star of Bombay si ottiene rallentando l’originale processo di infusione a vapore di Bombay Sapphire, che permette di aumentare il livello di estrazione dai vari elementi e costruire aromi più ricchi e sapori più intensi, e aggiungendo soltanto due nuove botanical: la buccia di bergamotto calabrese essiccata e i semi dell’ibisco dell’Ecuador. La sensazione è di avere a che fare più con un prodotto da profumeria che a un classico London Dry.
«L’intero metodo di produzione –ha dichiarato Nikolas Fordham - è molto simile ad un processo artigianale. Richiede un maggiore controllo per creare un gin di straordinaria complessità, facendolo percepire più come un liquore invecchiato. A tal punto che lo si può bere liscio, con ghiaccio, e il poter degustare il gin in questo modo è sicuramente una magnifica sorpresa».
E andiamo al vero mantra del periodo, ovvero al capitolo Gin Tonic. Se, oltre alla tonica, il Bombay originale vuole la fetta di limone, il Bombay Sapphire il lime e il recente Bombay East il lemongrass, per lo Star of Bombay la casa consiglia la scorza d’arancia. A meno che voi non siate così fortunati da avere un bergamotto a disposizione.