Che sia l’anno buono per invertire la caduta del fatturato nel fuori casa? Sembrerebbe proprio di sì. In casa The Npd Group ne sono convinti, anche se la fotografia dell’andamento del mercato al termine del primo semestre del 2015 non mostra ancora in modo evidente l’inversione di tendenza.
«Il primo semestre del 2015 - afferma Matteo Figura, responsabile della divisione food service di The Npd Group Italia - potrebbe essere ricordato come la coda della lunga crisi che ha colpito i consumi fuori casa. I segnali non mancano: il mese di giugno è stato il primo, dopo tanto tempo, a chiudersi con un segno più sia nelle visite, sia nello scontrino medio. E i mesi estivi hanno confermato questa inversione di tendenza. Per il fuori casa ci aspettiamo che il 2015 si chiuda con un bilancio migliore rispetto all’anno precedente sia per fatturato sia per numero di visite».
Un bilancio positivo che, tra l’altro, tiene solo parzialmente conto dell’effetto Expo, dal momento che le rilevazioni del panel Crest di The Npd Group prendono in considerazione solo i consumi degli italiani. Il bilancio positivo del turismo straniero in Italia, cresciuto soprattutto in estate, porta ulteriore linfa alla ripresa.
Stop alla caduta
I dati dei primi sei mesi dell’anno mostrano, intanto, che almeno la caduta si è arrestata: limitando l’analisi al quick service - il segmento che racchiude il mondo dei bar - si evidenzia un lievissimo incremento delle visite: +0,2%. «Il dato in sé, ovviamente, non è esaltante - afferma Figura -, ma rispetto agli anni precedenti si tratta di una vera e propria inversione di tendenza. Basti pensare che il primo semestre del 2014 si era chiuso con un calo delle visite dell’1,5%, mentre nel 2013 era andata anche peggio, con un pesantissimo -2,3%. Stessa cosa per il fatturato: +0,1% quest’anno, contro un calo, negli ultimi due anni, di ben due punti percentuali».
Se all’inizio della crisi era stato il mondo del bar quello più capace di resistere, ora la ripresa sembra trainata soprattutto dalla ristorazione: «I consumatori italiani si sono imposti giocoforza un lungo periodo di morigeratezza - spiega Figura -. È chiaro che nel momento in cui riprendono a consumare, danno la precedenza alle occasioni di consumo più legate alla sfera della convivialità. Tendono a riappropriarsi delle esperienze a cui avevano dovuto rinunciare. A cominciare dalle cene e dai pranzi del weekend al ristorante, quelle che più di ogni altra occasione di consumo avevano tagliato». Grazie alla ristorazione, quindi, il fuori casa sembra aver anticipato quella ripresa generalizzata dei consumi da tanti annunciata, visto anche l’aumento nell’indice di fiducia dei consumatori: «Si va verso una fase di nuova normalità - afferma Figura -, dove ricomparirà il segno più negli andamenti del mercato. Inutile però aspettarsi a breve delle crescite sostenute: oltre un +2% ben difficilmente si andrà». Si tratta comunque di una grande boccata di ossigeno per tutto il comparto dopo oltre due anni di cali. Senza però dimenticare che questa crisi ha mostrato in modo molto evidente quanto possa essere riduttivo parlare di trend in senso lato: all’interno di un mercato complessivamente in sofferenza, infatti, ci sono stati (molti) locali che hanno subito un tracollo del business e (pochi) altri, invece, che oltre a non risentire della crisi hanno vissuto anni di forte crescita.
Semestre in calo
Detto della ripresa in atto, partita dalla ristorazione ma che hai poi coinvolto anche i bar - grazie anche alle condizioni meteorologiche favorevoli dell’estate appena trascorsa -, facciamo un passo indietro per analizzare i dati del primo semestre 2015, che potrebbe essere ricordato come l’ultimo periodo di “crescita zero”.
Guardando alle visite per tipologia di locale, tutte e tre le macro categorie in cui l’osservatorio Crest di The Npd Group divide il mondo bar - bar classici, self service&tavole calde italiane e gelaterie - evidenziano negli ultimi 12 mesi (i dati si riferiscono all’anno terminante giugno 2015) un calo nelle visite, seppur con pesi diversi. A soffrire di più sono stati self service e tavole calde, con un -1,6%, seguiti dai bar classici (-1,3%); è andata meglio, invece, alle gelaterie, che hanno chiuso il periodo con un calo molto modesto (-0,2%).
Colazioni in crescita
Analizzando i dati relativi alle varie occasioni di consumo, nel mondo bar spicca la crescita delle visite legate alla colazione, che si conferma il momento di maggior afflusso di clientela per i bar. Stabili le visite legate alle pause (il cosiddetto snacking, che in questo caso comprende anche l’aperitivo), risultano in calo - per numero di visite - sia i pranzi sia le cene. «Possiamo dire che il 2014, per il fuori casa, sia stato l’anno della colazione, le cui visite sono aumentate di ben il 3,5% - afferma Figura -. E il primo semestre 2015 ne ha confermato il momento favorevole. Le ragioni? Sicuramente un ampliamento dell’offerta, spinta anche dalla forte innovazione di prodotto messa in campo dalle aziende. Ma c’è anche una maggiore consapevolezza dei consumatori sull’importanza di questo momento di consumo, facilitato dagli sforzi di comunicazione delle aziende indirizzati a cambiare la percezione della colazione, cercando di dargli un contenuto più esperienziale e meno funzionale». Chi emoziona, insomma, vince.