Salotti fuori casa

Tendenze –

Dalla birreria lounge di Amsterdam al ristorante psichedelico di Nuova Delhi. Un’analisi sui punti di forza e sui limiti di alcuni tra i concept più affermati

La magione ottocentesca di Lady Wilhelmina a Londra, il cocktail bar destrutturato di Barcellona, il ritrovo per gli amanti di caramelle a Tokyo, la birreria che si trasforma in lounge ad Amsterdam, il ristorante con discoteca annessa che cambia faccia grazie a giochi di luci e di materiali a Nuova Delhi. Qui troverete alcuni tra i più curiosi casi di studio nel panorama internazionale del cosiddetto “new entertainment”. Sono modelli ispirati da logiche ed esigenze diverse. L'obiettivo è fornire alcuni spunti di riflessione sui punti di forza, ma anche sui limiti e le derive di alcuni tra i concept progettuali più diffusi. Perché parlando di contenitori non possiamo tralasciare i contenuti. Si può sognare con un banco bar da 30.000 dollari, come al Blue Bar del Taj Palace, ma se non si adottano strategie concrete per mettere a reddito ogni singolo pouf o sgabello il gioco non vale la candela. La questione seria è che ogni giorno spuntano locali belli, ma spesso gestirli risulta difficile - parafrasando il filosofo e logico Ludwig Wittgenstein - come non ingannare sé stessi.

Mai restare immobili sulle proprie idee

In alcuni casi si pensa che siccome un format ha funzionato per anni, non sia necessario rivedere la formula e restare inermi e passivi sulle proprie posizioni. O, ancora, che se un'idea ha fatto successo a Londra o a New York possa essere facilmente importata a replicata anche qui. Niente di più sbagliato e pericoloso. Il rischio grosso, da qualsiasi prospettiva la si osservi è che, nel tentativo di essere avanguardisti (o passatisti) a tutti i costi, si perda di vista l'obiettivo di ogni attività imprenditoriale: guadagnare. E di scatole vuote, specie in un periodo come quello attuale, non se ne sente il bisogno. Non c'è e non esisterà mai una ricetta buona per tutti, ma per avere successo non si può prescindere da due fattori: da una parte avere i connotati, o qualcosa che identifichi il vostro locale e lo renda diverso dagli altri e, dall'altra, far sentire importante ogni singolo cliente.
“A home away from home”, una casa lontano da casa, questo è quello di cui ha davvero bisogno il pubblico. Poi potete aggiungere la lucina, il divanetto in pelle umana, il piatto o il cocktail in oro da 24 carati. Ma è solo soddisfando la sete di relazione, informazioni ed esperienze, che farete sentire l'ospite parte integrante del vostro mondo.

The smokehouse room
Nuova Delhi (India), locale polifunzionale
I punti forti del concept
In tempi di grandi ritorni, un'architettura che sposa Space Age e psichedelia. Il progetto di questo spazio trasformista che, grazie ai giochi di luci e alle sue linee fluide cambia faccia dalla mattina (foto grande) alla sera (sopra), è del prolifico studio indiano Busride Design. Sono 1.200 i metri quadri usati come un tableau, sul quale ogni sera si può dipingere un bar e ristorante diverso.
Le "brutte copie"
Specie dopo l'entrata in vigore della liberalizzazione degli orari di chiusura degli esercizi commerciali (Dl 201/2011), si prevede che gli ambienti multifunzionali, aperti dall'alba a notte fonda, tenderanno a proliferare. Così ci saranno spazi vuoti di giorno e pieni la sera (o viceversa). Meglio lasciare perdere. A meno che al timone non ci sia una regia capace di mettere a reddito l'intera giornata.

Bobby gin bar
Barcellona, cocktail bar
I punti forti del concept
Il prototipo del locale destrutturato. Sul soffitto un puzzle di vecchie ante e imposte riciclate. Fissate alle pareti all'ingresso un'infilata di vecchie cassettiere per appoggiare i drink. Il banco? Un collage di vecchie porte. Sul fondo di questo cocktail bar guidato dal valido Alberto Pizarro la scritta a caratteri cubitali “God save the gin”. Il filo conduttore è il gin. Ci sono 60 etichette in bella mostra. Al loro fianco una selezione di ben 20 acque toniche. Il progetto è stato curato da Estudio Normal.
Le "brutte copie"
Come succede al Bobby Gin, lo sviluppo di un bar tematico prevede un gestione sintonizzata sulla stessa lunghezza d'onda. Inutile dare in mano un art café a chi di esposizioni e vernissage né sa quanto Tyson di ballo sulle punte. La volgarizzazione del concept fa male all'umore di clienti e staff.

Candy restaurant
Tokyo, candy lounge e ristorante
I punti forti del concept
Antipasti, drink, zuppe, primi e secondi piatti preparati da una brigata di cucina. Fino a qui tutto normale. Se non fosse che tutte le specialità sopra elencate sono servite in formato caramella. Dietro questo progetto del 2007 c'è il visionario designer catalano Martì Guixè, già autore del bar delle alghe.
Le "brutte copie"
Dalle nostre parti un modello di business del genere farebbe felice soltanto due tipi di persone: i bambini dal lecca-lecca facile e i dentisti. Ovviamente per ragioni diverse. Replicarlo così, con un copia e incolla, sarebbe un suicidio. Ma, come si dice, è l'idea quella che conta. Trovare un tema nuovo, adatto al pubblico locale, questa è la chiave per non trovarsi spiazzati. Studiate chi vi sta intorno e vedrete che le idee, anche quelle progettuali, verranno da sole.

City space at Swissotel
Mosca, lounge bar e ristorante
I punti forti del concept
Sedute chic, un bancone infinito, una vista da vertigini su Mosca, ambiente patinato. Così è il City Space, lounge bar ma anche ristorante, capace di conquistarsi riconoscimenti bipartisan: dal pubblico ma anche dagli addetti ai lavori. E siccome il bello e il buono spesso in un locale non bastano, il manager Bek Narzi e il suo staff hanno promosso il locale con il primo telegiornale dedicato ai cocktail. Una leva promozionale efficace. Non che i suoi tiggì abbiano avuto le stesse visualizzazioni di Gangnam Style, ma poco ci manca.
Le "brutte copie"
I contenitori minimal come il City Space funzionano perché offrono contenuti “maximal”. Molto spesso gli ambienti dal design elegante e algido rischiano di rimanere freddi. A meno che non siano scaldati con un'offerta bollente.

Jopen
Amsterdam, microbirreria con pub e ristorante
I punti forti del concept
Inaugurata alla fine del 2010 è la prima birreria situata all'interno di una chiesa: la Jacobskerk di Haarlem. Ciò che sta alla base del format è la dimensione “esperienziale” del locale dove i clienti possono gustare le specialità locali all'interno di una fabbrica che produce birra.
Le "brutte copie"
Dopo la proliferazione delle microbirrerie, regni spesso solo di facciata di produzioni artigianali, siamo arrivati ai salotti della birra o, se preferite le parolacce, ai “lounge beer”.
I tempi sono maturi per abbandonare i cliché, i locali fotocopia e prefabbricati. Forse è l'unica strada per riavvicinare i giovani, nel frattempo migrati verso altri spazi, come cocktail bar e discobar, e per arginare la diminuzione, se si esclude il segmento premium, dei consumi degli ultimi anni.

Library bar at Leela Palace
Nuova Dehli, library bar con whiskyteca e cigar room
I punti forti del concept
Prime edizioni originali di libri antichi, divani Chesterfield, whisky da tutto il mondo. In pratica è il nirvana del “connoisseur”. Il concept è quello del library bar o, in altri termini, del “locale-vetrina”. Nella pratica si tratta di spazi dalla forte identità, che si specializzano in un filone, lo pongono sotto i riflettori e mettono in atto strategie concrete per farlo conoscere al pubblico.
Le "brutte copie"
C'è chi punta sulle bottiglie di Cognac o Bourbon di fine Ottocento, chi sulle suggestioni del passato come gli Speakeasy o i Tiki Bar e chi, succede al Cabrera di Madrid, su una collezione di shaker di ogni tempo e luogo. Ma in un bar fortemente connotato è facile fossilizzarsi. Il rischio è di non fiutare il momento giusto per diversificare la proposta, sia di accumulare troppa polvere sugli scaffali.

Paramount
Londra, bar, ristorante e champagneria
I punti forti del concept
Questo multifunzionale, che si articola tra il 31° e il 33° piano del Centre Point, è firmato da Tom Dixon, una celebrità del design internazionale. Il locale è uno showroom di Dixon: lampade pendenti, poltroncine coniche, un sistema di luci basse per godere del panorama di Londra dall'alto. Ma su tutto spicca il banco rivestito in rame. Definirlo “banco” è riduttivo. Si tratta di una vera scultura, multisfaccettata e piena di angoli spigolosi sul fronte.
Le "brutte copie"
Le tendenze progettuali nei locali di entertainment viaggiano alla velocità della luce. In certi casi sarebbe sufficiente inserire una sola icona artistica, si veda il bancone-opera d'arte del Paramount, per rimanere impressi e non cedere il passo al tempo e alle mode del momento.

 

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