L’Ocm Vino e il decreto legislativo n. 61/2010 hanno modificato i termini e le sigle con cui identificare la produzione vitivinicola. Vanno in soffitta i Vqprd sostituiti dai Dop che comprendono Doc e Docg. I vini Igt diventano Igp e sparisce la dicitura “vini da tavola”
Una rivoluzione nel mondo dei vini che cambia le denominazioni ma non la qualità. Il decreto legislativo n. 61/2010 che ha recepito le norme europee ha infatti modificato la classificazione dei vini. La novità segue quella introdotta dall'Ocm Vino, ossia dal regolamento Ce 479/2008, confluito poi nel regolamento Ce 491/2009. Il nuovo Ocm ha cancellato i Vqprd (vini di qualità prodotti in regioni determinate) sostituendoli con i Dop (denominazione di origine protetta), per uniformare i vini ai prodotti di origine protetta come formaggi eccetera. Il decreto 61 ha posto sotto il cappello Dop sia le Doc sia le Docg. I vini Igt, invece, diventano Igp (indicazione geografica protetta) mentre i vini “comuni” (per i quali viene soppressa la dicitura “da tavola”) potranno ad alcune condizioni indicare in etichetta il vitigno e l'annata.
Le nuove bottiglie garantiranno più trasparenza ai clienti, visto che il decreto introduce una stretta sui controlli: per la prima volta, infatti, le verifiche sulla produzione sono affidate a un soggetto terzo e non più agli stessi consorzi di produttori. Chi “sgarra” dovrà pagare sanzioni salate.
Il decreto modifica anche i tempi per il passaggio da una denominazione all'altra.
«Può diventare un Doc - spiega Antonio Calò, presidente dell'Accademia italiana della vite e del vino - solo un vino di una zona inserita da almeno cinque anni nella Igt. E un Doc può diventare un Docg dopo dieci anni (prima ne bastavano cinque)».
Le novità non riguardano solo il vino visto che anche gli altri prodotti derivanti dalla vite, come l'aceto e la grappa, possono fregiarsi della Dop o della Igp. «Attualmente - afferma Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi e presidente del comitato nazionale vini del ministero delle Politiche agricole - le Dop (ex Vqprd) sono 363, di cui 44 Docg e 319 Doc, che rappresentano il 33% della produzione. Le Igp (prima Igt) sono 119 e rappresentano il 27% della nostra produzione, mentre per quanto attiene il vino (prima vino da tavola) rappresenta il 40% della produzione». Occhio alle etichette, dunque: la qualità si nasconde proprio lì.