Musica al bar: regole e suggerimenti perché sia tutto ok

Gestione –

Dalle categorie acustiche ai limiti in termini di decibel, fino ai trucchi per confezionare un impianto audio a regola d’arte, adatto sia per la musica dal vivo sia per quella diffusa. E per completare il quadro gli adempimenti a tutela di locali e musicisti

Ricordate la tragica vicenda del giovane musicista Alberto Bonanni, massacrato all’uscita di un locale di Roma perché accusato di fare troppo chiasso? L’ennesimo caso di cronaca nera mostra quanto intolleranti stiamo diventando uno con l’altro. Popolo della movida da una parte, residenti all’altra, tutti sopra le barricate quando si parla di musica.
Perché se un martello pneumatico o il passaggio d’un tram vengono considerati inevitabili, la musica, più che arte, è vista soprattutto come rumore. Specie di notte, dalle 22 alle 6, ovvero quando si suona. Una sentenza della Cassazione (3090/1993) fa si che la legge tuteli sempre le esigenze di chi vuol dormire rispetto a quelle d’una attività commerciale. Anche se ogni giudice è chiamato ad applicare le norme a seconda dei singoli casi, l’utilità sociale della musica sembra non contare molto: non si deve esagerare con i decibel.

Categorie acustiche

Per sapere in quale categoria acustica rientra un locale è necessario informarsi presso il proprio Comune. Le categorie sono 6 e le differenze sono notevoli: nelle aree particolarmente protette, alla sera, non si possono superare i 40 dB (misurare esternamente al locale), in quelle industriali si arriva a 70 decibel. La scelta dell’impianto di amplificazione adatto a un locale va fatta partendo anche da questi limiti, sempre che sia corretto considerarli tali. «C’è una caratteristica che accomuna la maggior parte dei locali milanesi ed è che il volume della musica supera spesso la soglia della sopportazione», racconta Carlo Iveglia, fonico diplomato al Sae di Milano, produttore discografico e da solo un anno anche titolare del Noy Concept Restaurant & Café di Milano.
«In discoteca si va per dare sfogo al corpo, in un cocktail bar o al ristorante si esalta la mente, lo sguardo, il dialogo. Sono due modi di vivere la musica completamente opposti. Mentre nel primo caso occorre la “potenza”, come nei concerti live, nel secondo vi sono altre necessità. Mi riferisco in particolare alla definizione, alla qualità cristallina, alla dinamica. Per raggiungere questi risultati abbiamo anche scelto di collaborare con Mu Home Entertainment, un punto di riferimento per l’audio video». Non c’è quindi, probabilmente, grande differenza tra un impianto audio pensato per diffondere musica registrata ed uno pensato per i live. L’importante è capire se la musica deve essere protagonista oppure solo uno degli elementi dell’ambiente. Un buon punto di partenza, comunque, è dotarsi di un sistema perfetto per entrambi gli scopi. Il mercato offre diverse soluzioni plug & play (ovvero pronte all’uso) a partire da 2.500 euro circa Iva compresa, come ad esempio il sistema audio Montarbo Full 612. I diffusori si spostano in un attimo e grazie all’equalizzatore il suono resta sempre sotto controllo. Chi opta per un impianto fisso, oltre all’installatore, è preferibile che ricorra anche a un tecnico competente di acustica per compilare l’autocertificazione sulla previsione d’impatto acustico. Questi professionisti del suono sono iscritti ad albi regionali piuttosto diversi tra loro, ma ciò che conta è avere un consulente che aiuti il gestore a risolvere eventuali questioni. Ogni installatore ha senz’altro il suo tecnico di fiducia; altrimenti si può cercare su www.euroacustici.org, il sito di una delle principali associazioni di categoria.

Tutela per gli artisti

Sempre per quel che riguarda gli adempimenti burocratici, è necessario che tutti coloro che lavorano sul palco, musicisti e tecnici, siano dotati della cosiddetta agibilità Enpals (Ente Nazionale Lavoratori Spettacolo). In pratica, ogni musicista, anche quando si esibisce gratuitamente, deve avere una sua posizione Enpals. Di solito gli artisti, per esibirsi più facilmente, si rivolgono a cooperative e associazioni che li dotano di un documento che serve a fini pensionistici. Tuttavia va sottolineato che in caso di irregolarità, i problemi sono tutti del datore di lavoro, ovvero del locale che ospita la performance.

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