Il pranzo si muove

Asporto –

Sono quasi quattro milioni gli italiani che mangiano ogni giorno sul posto di lavoro. Idee e consigli su come organizzare il servizio di delivery suggeriti da chi ne ha fatto un (bel) business

Sono quasi quattro milioni gli italiani che, ogni giorno, decidono di pranzare sul luogo di lavoro. Alcuni di loro lo fanno per risparmiare, portandosi il cibo da casa. Altri, semplicemente, per comodità (o pigrizia). Senza contare chi, pressato dagli impegni, non trova il tempo nemmeno per uscire a mangiare un boccone. Una massa di persone, localizzata soprattutto nei centri cittadini e nelle periferie urbane a elevata concentrazione di fabbriche e uffici, che non sempre trova il modo per soddisfare le proprie esigenze. Che in genere si racchiudono nel desiderio di mangiare cibo di buona qualità a un prezzo corretto. Se poi è anche ben presentato, un minimo originale e arriva sulla scrivania al momento giusto, ancora meglio.
Partendo da queste considerazioni, e dalla mancanza di un'offerta di un prodotto come il tramezzino sulla piazza milanese, dieci anni fa Giorgio Castriota ha dato vita (con Giampiero Pelle) a Tramezzino Itì, primo sito a proporre un servizio di delivery per il pranzo. Oggi all'attività di delivery a Milano Tramezzino Itì affianca quella di Roma e due bar all'interno degli aeroporti di Torino e Verona, mentre progetta nuove aperture a Londra e Shanghai. A Milano, Tramezzino Itì effettua giornalmente una media di 100 consegne, l'80% delle quali concentrate nel momento del pranzo, con un ordine medio di 50-60 euro. Un ordine su tre arriva attraverso il sito www.tramezzino.it, talmente consultato che ormai l'azienda ha abbandonato il “vecchio” menu cartaceo.
Ampio e diversificato il parco clienti: «Abbiamo molte aziende - spiega Castriota -, ma anche studi professionali e set fotografici o cinematografici». Dalla semplice fornitura del pranzo le richieste si sono progressivamente estese a pranzi di lavoro, servizi di accoglienza ecc. Merito di un'offerta originale e di qualità ma anche di una presentazione curata, che permette di fare “bella figura” a chi ordina da Tramezzino Itì.

Dal delivery al catering leggero

«Siamo diventati un punto di riferimento per tutte quelle esigenze di light catering cui le aziende devono far fronte - spiega Castriota -: da momenti strutturati, come il pranzo leggero in occasioni di riunioni prolungate o un welcome coffee, fino alla soluzione di emergenza quando un impegno va lungo e occorre imbastire al volo il pasto per un gruppo di manager». Lo sviluppo delle richieste ha portato nel tempo l'azienda ad ampliare la propria offerta, affiancando ai tramezzini una serie di proposte a base di riso, grano, insalata e frutta fresca: «Facciamo catering freddo - spiega Castriota - decisamente più semplice da gestire per il trasporto. E serviamo tutto con materiale a perdere». Per le consegne, Tramezzino Itì utilizza un proprio furgoncino refrigerato, cui si affianca una squadra di collaboratori dotati di Pos - pagati a consegna - che usano i mezzi propri (motorini). Per il trasporto dei cibi vengono utilizzate apposite borse termiche. «Per ottimizzare i giri - spiega Castriota - abbiamo creato un software creato apposta che si avvale anche delle mappe di Google».
La scelta delle zone da servire (e dei relativi costi da applicare alle consegne, che possono variare in funzione della distanza) è infatti uno degli elementi chiave da mettere a punto per non trovarsi poi in difficoltà. Il mancato rispetto dei tempi di consegna promessi è infatti uno dei motivi di maggior insoddisfazione da parte del cliente, che a pranzo ha di solito poco tempo e molta fame.

Quando il cibo è pop

L'originalità della proposta, unita a una grande cura dell'immagine coordinata e della comunicazione ha portato in poco più di un anno Lattughino ad affermarsi come una delle realtà più vive nel mondo del delivery (e a pianificare nuove aperture a fianco delle due oggi presenti a Milano). Nata da un'idea di Stefano Capelli, ex manager della moda, affiancato da Christian Minutoli e Paolo Marzani, Lattughino consegna giornalmente dai 250 ai 300 pasti (lo scontrino medio è sui 10 euro più 3 di consegna, che diventa gratuita per ordini sopra i 50 euro). La sua «immagine pop», come la definisce Stefano Capelli, fatta di etichette ammiccanti, scatole che aprendosi diventano tovaglie da picnic, mezzi di trasporto brandizzati e un grande uso di materiali eco-friendly, gli ha aperto le strade al mondo del catering leggero. Gli ordini arrivano dal sito (35%) e dal telefono (65%), con menu che cambiano settimanalmente.
«Proponiamo un'offerta di qualità - spiega Capelli - fatta di cibi freschi, salutari ma presentati in modo divertente». Un'offerta che spazia dalle insalate ai sandwich, dalle zuppe ai centrifugati. «Per quanto possibile - spiega Minutoli - cerchiamo di utilizzare prodotti biologici, anche se non sempre la scelta è compatibile con la necessità di offrire un pasto a un prezzo attorno ai 10 euro. E anche se frutta e verdura sono il cuore della nostra offerta, non ci rivolgiamo solo ai vegetariani: il nostro è un cibo per tutti». Tra le idee di Lattughino che hanno riscosso l'apprezzamento del pubblico c'è la proposta di una dieta settimanale, studiata da un nutrizionista, con costo a forfait (molto gettonata la dieta “prova costume”).

Eventi che fanno immagine

Per farsi conoscere, Lattughino ha tra le altre cose sponsorizzato quattro taxi per alcuni mesi, “vestendoli” con slogan divertenti. Ma soprattutto ha scelto di presidiare, con la propria offerta, alcuni degli eventi culturali di maggior richiamo sulla piazza milanese: dal Salone del Mobile al Festival del Cinema Gay, al Festival della Triennale. In tutte queste occasioni, un Apecar con le insegne del Lattughino faceva bella mostra di sé (e somministrava pasti).
Una scelta fatta anche da California Bakery, mini catena di caffetterie in stile americano che ha portato il suo Apecar California Bee al Fuori Salone e ad Orticola.
Per quanto riguarda il delivery, California Bakery (e altri, come per esempio Panino Giusto) ha fatto una scelta diversa: fornire il servizio ma affidare a terzi la gestione delle consegne. La scelta è ricaduta sull'azienda Ch@rlie, titolare del sito myfood.it: «Scegliamo solo locali che abbiano una propria ben definita identità» afferma Alberto Castelli, creatore di myfood.it. «Li forniamo dei nostri contenitori termici per il trasporto e ci occupiamo delle consegne. In cambio, chiediamo una provvigione del 25%».

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