Da settembre prende il via la riforma negli istituti alberghieri

Professione –

Anno scolastico 2010-2111: entra in vigore nelle scuole secondarie di secondo grado la riforma Gelmini. Novità anche per gli Ipssar che mutano nome e piano studi. Non mancano le critiche perchè diminuiscono le ore di pratica e mancano sbocchi accademici specialistici

Per gli istituti professionali alberghieri il “revolution day” è fissato per il 1° settembre 2010. È l'effetto della cosiddetta riforma Gelmini che ridisegna l'intero sistema scolastico nazionale. Per chiarezza con il termine riforma Gelmini si identificano tutti i provvedimenti scolastici voluti dal ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini, iniziati ufficialmente con la legge 133/2008 e proseguiti con legge 169/2008. La riforma è entrata in atto il 1º settembre 2009 per la scuola primaria e secondaria di primo grado, mentre per la scuola secondaria di secondo grado l'entrata in vigore è appunto per il prossimo settembre. Tante le novità.
Intanto, cambia la denominazione delle scuole: non più Ipssar, ma Istituti professionali - Servizi per l'enogastronomia e per l'ospitalità alberghiera. Per quanto riguarda il monte ore settimanale si passa dalle 36 ore alle 32 ore di lezione di 60 minuti (prima erano di 50 minuti) ed è previsto un biennio obbligatorio e orientativo e un successivo biennio di specializzazione. Infine la riforma contempla un quinto anno propedeutico per accedere all'Università.

Tra teoria e pratica

Nel primo biennio, oltre all'insegnamento delle discipline tradizionali (italiano, matematica, inglese eccetera), all'allievo (14-16 anni) sono riservate solo due ore a settimana (prima erano previste 3 ore) per apprendere le principali peculiarità dei tre settori di indirizzo. Dopo aver superato il biennio orientativo, lo studente, potrà iscriversi a un secondo biennio di specializzazione (17-18 anni) scegliendo tra tre articolazioni: cucina, sala e vendita e accoglienza turistica.
Il ruolo delle Regioni

Nell'arco del secondo biennio, ci sarà ancora per pochi anni la qualifica statale del terzo anno, ma in seguito verrà assorbita dalle Regioni che rilasceranno una qualifica di specializzazione regionale nel settore di indirizzo scelto dallo studente. A conclusione del secondo biennio l'allievo conseguirà un diploma statale nell'articolazione scelta; in seguito, decidendo di continuare gli studi (19 anni), si potrà iscrivere ad un conclusivo anno di studio per conseguire il diploma di istruzione professionale “Servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera” utile ai fini dell'iscrizione a qualsiasi facoltà universitaria.

Attività di laboratorio

Il principale pregio della riforma è la presenza delle attività di laboratorio nell'arco di tutti e cinque gli anni, diversamente da quanto accade ora dove è prevista l'attività di pratica solamente nei primi tre anni di studio. Un altro aspetto da non sottovalutare è l'aver previsto dei cicli formativi più brevi rispetto ad oggi, che permettono di conseguire in pochi anni: una qualifica regionale al terzo anno, un diploma statale al quarto anno e un altro diploma al quinto anno propedeutico per l'iscrizione all'Università.
Il principale difetto della riforma è l'aver ridotto, nel calcolo totale, le ore di attività pratica, a vantaggio delle discipline teoriche; seppur vero che il futuro diplomato dovrà possedere quel background culturale tale da permettergli di poter affrontare gli studi universitari, dall'altra parte, però, si riducono le ore di lezione essenziali e tipiche degli “alberghieri”. Ore di lezione indispensabili per la crescita professionale dei futuri ambasciatori della cultura ristorativa italiana. Senza dimenticare le tante cattedre perse dai docenti tecnico-pratico.
Alla luce di questo “restyling” previsto per le scuole alberghiere, persiste ancora il problema per coloro che desiderano continuare gli studi per specializzarsi tramite percorsi universitari specifici. In Italia non esistono facoltà pubbliche che trattano il settore della ristorazione, esistono solo scuole private, che esigono delle rette annuali “salate”. È il paradosso, nel Paese, universalmente riconosciuto come il luogo dove si mangia meglio al mondo, non esiste un indirizzo universitario pubblico per specializzare e perfezionare i futuri manager del settore horeca. In poche parole, cosa accade: da un lato gli istituti alberghieri in cinque anni plasmano cuore e mente del futuro professionista, dall'altro l'Università italiana, traboccante di corsi, non fornisce le gambe e le braccia per poter far “galoppare” un valente bar o hotel manager.

Nuove discipline
La realtà è che il mondo dell'ospitalità necessita oggi più che mai di una specifica facoltà destinata a diplomati che preveda l'insegnamento di nuove discipline sempre più richieste dal mercato del lavoro: cucina etnica, dietetica, cucina per intolleranti eccetera. Basterebbe davvero poco.

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