Cucina liquida per i drink

Formazione –

Ad Arona s’inaugura il primo corso di cucina liquida. S’insegnano le tecniche per realizzare martini speziati, batide riviste con mais e inediti drink flambé. Con tecniche, strumenti e ingredienti presi in prestito dagli chef.

Tutto è in continua evoluzione. Il barman classico nel corso degli anni si è trasformato nella figura più complessa del bartender che, oltre ad adottare il metodo di lavoro noto come “americano”, ha iniziato ad interagire con il cliente attraverso la tecnica del working flair e ad ampliare la sua area lavorativa, non limitandosi alla realizzazione di cocktail, ma anche accostandosi al vasto mondo degli snack e del finger food.
Il bartender del nuovo millennio chiude il cerchio e si trasforma in “bar chef” prendendo in prestito le metodologie di lavoro, gli strumenti e gli ingredienti della cucina per proporre un modo diverso di realizzare i cocktail, fatto di sapori insoliti e nuove texture. “I grandi classici sono così riproposti in veste nuova. Il Martini Cocktail viene aromatizzato con spezie, il dissetante Margarita si ammorbidisce grazie all'impiego di agrumi come il mandarino o il pompelmo rosa e di sali aromatizzati, i freschi Collins si trasformano con l'impiego di centrifugati di verdura e frutta”. Così spiega Fabiola Fabiani, docente del nuovo corso di Liquid Kitchen, che si tiene a cadenza mensile nella sede della “Raf, food & beverage”  di Arona (No). Nelle 12 ore di corso full immersion in “cucina liquida” si insegna tra l'altro a utilizzare in modo innovativo lo shaker per miscelare ingredienti con consistenza diversa dai soliti liquori e distillati (marmellate, salse e puree) e vengono introdotti anche nuovi strumenti di lavoro.
Per citarne due: la piastra ad induzione e la pentola per la preparazione home made di sciroppi di zucchero aromatizzati, riduzioni di liquori, infusi di distillati spezie e puree. Tra le novità sono inseriti anche le measuring cups e gli spoon calibrati per dosare ingredienti granulari; viene mantenuta la comodità dell'uso del free pouring ma accompagnata dal vecchio metodo di misurazione con jigger e dosatori calibrati per lavorare meglio con prodotti a maggiore densità come il mascarpone o il miele. Una Liquid Kitchen in cui, messi da parte i premiscelati, si dà spazio a centrifugati di frutta e verdura. Si apre così la strada a una nuova mixability dove si abbandonano le ricette standardizzate per creare alchimie di sapori innovative e stuzzicanti.

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