Continua la crescita del numero dei bar: oltre 6.500 insegne in più nel 2012

Osservatorio –

La contrazione del mercato non frena l’espansione degli esercizi pubblici In Italia. Una crescita comune a tutte le regioni. I maggiori incrementi percentuali in Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Toscana, Calabria e Molise. Nella sola Lombardia 1.100 locali in più

La crescita del  numero dei bar non sembra conoscere crisi. A dispetto di una situazione economica che rimane molto difficile, le nuove aperture nel periodo che va dal 2009 al 2012, secondo i dati di Unioncamere, sono state numerose. In tre anni, infatti, si è passati da 151.815 locali a 163.934, con un aumento di insegne pari al 7,4%. Tutte e venti le regioni italiane hanno registrato un incremento nel numero dei locali.
In mezzo a questi numeri ci sarà sicuramente una componente di persone che, magari dopo essere rimaste senza lavoro, ha investito i propri risparmi in una nuova attività magari a torto considerata “facile”. L'omogeneità dei dati fa però pensare che in generale ci sia ancora una forte fiducia nella redditività dell'attività di pubblico esercizio.

Meno ricavi, più locali
Così, anche nel 2012, quando hanno iniziato a farsi sentire con maggiore pesantezza gli effetti della congiuntura economica negativa anche nel fuori casa, che per il primo anno dall'inizio della crisi ha chiuso con un segno meno nel fatturato, le aperture sono proseguite a buon ritmo.
Gli incrementi più consistenti, in termini numerici, si sono registrati in Lombardia, dove si contano ben 1.100 insegne in più. Incrementi superiori alle 500 unità anche in altre cinque regioni: Campania, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana. Il saldo positivo del 2012 è stato di 6.532 locali, corrispondente a un incremento medio a livello nazionale del 4,1% rispetto al 2011, con punte del 6,9% in Valle d'Aosta, del 5,6% in Umbria e del 5,3% in Toscana, Molise e Calabria.
In coda la Basilicata  (+1,3%).
È aumentato, in misura pari all'aumento complessivo, anche il numero di locali di proprietà di under 35, che hanno superato quota 27mila.
Gli incrementi maggiori si sono registrati in Molise (+12,2%) e Toscana (+8,2%), mentre tre regioni hanno chiuso l'anno con un saldo negativo: Valle d'Aosta (-2,2%), Emilia Romagna (-1,5%) e Trentino Alto Adige (-1,1%). 

Approfondimento
I fallimenti
Fra le tante chiusure di saracinesche c'è stato anche chi ha chiuso malamente l'attività. Nel 2012 sono stati ben 487
i ristoranti e i bar costretti a portare i libri in tribunale.
Secondo i dati di Cribis D&B, la società del Gruppo Crif specializzata nella business information, è il valore più alto
a partire dal 2009. Da allora sono stati ben 1.593 i locali che hanno dichiarato fallimento, con un trend in costante aumento negli ultimi quattro anni. Circa quaranta ogni mese, l'80% in più in tre anni. «Purtroppo il consuntivo dei fallimenti registrati nel corso del 2012 non sorprende - afferma Marco Preti, ad di Cribis D&B (in foto) -, in quanto il perdurare della crisi economica non poteva non riflettersi in modo diretto e pesante anche su questo indicatore, confermando una volta di più lo stato di grande difficoltà in cui versano molte imprese italiane, già messe a dura prova dai magri anni precedenti. Per altro, il trend di fallimenti di bar e ristoranti era stato anticipato anche dai dati relativi ai ritardi di pagamento accumulati da queste imprese nei confronti dei propri fornitori. In effetti, è ormai assodato come la cattiva performance di pagamento sia il segnale più efficace del rischio di fallimento di un'azienda».
Nell'anno appena trascorso sono venuti al pettine i nodi di una situazione drammatica che vede la Lombardia, la regione con maggiore densità di bar e ristoranti, in testa fra le aree geografiche più colpite, seguita da Lazio e Veneto.

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