Caffè a impatto zero

Ecocaffetterie –

In provincia di Milano sorge il primo locale verde di McDonald’s: una vetrina su quanto di più avanzato offre oggi il mercato in tema di efficienza energetica e di utilizzo delle fonti rinnovabili

Lainate nuova capitale della “green economy”? A osservare il nuovo McDonald’s, inaugurato la scorsa primavera nel piccolo centro del milanese distante solo una ventina di chilometri dal capoluogo lombardo, sembrerebbe proprio di sì. Stiamo parlando del primo ristorante “verde” della catena che entro settembre si alimenterà energeticamente solo con la luce del sole, la forza del vento e il riutilizzo delle proprie biomasse. No, non è fantascienza. Al momento, grazie a un impianto di generazione, il ristorante è autonomo al 90% ma entro settembre lo sarà al 100% grazie soprattutto a un impianto di trigenerazione che utilizzerà l’olio alimentare esausto come carburante (sì, avete compreso bene, quello proveniente dalla cucina dopo essere stato utilizzato per la frittura delle famose patatine). In tal caso, l’olio vegetale esausto non verrà sottoposto ad alcun trattamento chimico, ma solo purificato tramite sedimentazione, centrifugazione e filtrazione. Il motore utilizzato per l’impianto di trigenerazione, con una potenza pari a 50 kWe, permetterà di produrre circa 400.000 kWh, ovvero quasi l’intero fabbisogno per la struttura. Anche l’energia solare contribuisce all’autosufficienza energetica del locale grazie a pannelli fotovoltaici e solari termici posizionati sulla copertura: in particolare, l’impianto solare termico produce l’acqua calda sanitaria necessaria agli usi della cucina e dei servizi e permette di evitare pertanto di scaldare acqua tramite scalda-acqua elettrici. Sfruttata anche l’energia eolica con l’installazione nel piazzale esterno di lampioni a Led auto-alimentati da un piccolo pannello fotovoltaico e da una microturbina eolica ad asse verticale. Ma le novità “green” non finiscono qui. E vanno dall’asfalto ecoattivo (colpito dalla luce solare aziona un principio di riduzione degli agenti inquinanti) alle nuove generazioni di impianti frigoriferi che permettono un risparmio di energia dal 16% al 30%.
Ma anche dispenser delle bibite, congelatori, forni, friggitrici con riduzioni dei consumi elettrici rispetto a modelli tradizionali tra il 10 e il 50%, senza contare ulteriori benefici come nel caso delle friggitrici che permettono di utilizzare il 30-40% in meno di olio.
Tutte le aree del locale sono a basso impatto ambientale compresi, ovviamente, i bagni, dove sono stati adottati urinatoi waterless che permettono di risparmiare 100.000 litri di acqua all’anno e degli asciugatori senza pre-riscaldamento dell’aria che generano un abbattimento dei consumi di energia fino all’80%. Perfino l’area parcheggio è “a basso impatto” grazie ai già descritti lampioni che funzionano grazie a un sistema ibrido fotovoltaico-eolico e alle torrette per la ricarica gratuita delle vetture elettriche. Importanti anche gli investimenti sul fronte edilizio: dal format costruttivo antisismico al tetto ventilato che permette di ottenere ottime performance energetiche fino alla scelta degli infissi e delle vetrature che si è ovviamente orientata verso materiali con trasmittanze molto basse e vetri basso emissivi che permettono di ridurre le dispersioni di calore verso l’esterno. I costi sostenuti per la costruzione e l’equipaggiamento del ristorante sono stati di circa il 20% superiori alla media (l’investimento per un ristorante tradizionale è pari a circa 3,5 milioni di euro) e si stima tra i 5 e gli 8 anni il rientro grazie alle efficienze energetiche ottenute da tutti gli accorgimenti utilizzati. Certo si tratta di una spesa che non è alla portata di un titolare di bar indipendente, ma è anche vero che molte delle soluzioni installate nel McDonald’s di Lainate sono facilmente applicabili con un esborso modesto in qualsiasi pubblico esercizio. Pensiamo, ad esempio, al sistema di illuminazione interno che utilizza lampade a Led o all’utilizzo di armadi frigoriferi di nuova generazione che abbattono i consuni di energia fino al il 30%. Per non parlare di infissi o vetrature isolanti o della miscela di caffè certificata Rainforest Allianz e Utz. Morale: non è assolutamente necessario fatturare grandi numeri per applicare i principi della “green economy”.
Detto questo, è indiscutibile che il valore del modello di Lainate sia soprattutto legato al fatto che a promuoverlo sia un colosso globale dei consumi fuori casa e un “big spender” degli investimenti pubblicitari che, come ha dichiarato Mario Tozzi, il popolare divulgatore scientifico e ricercatore del Cnr, intervenuto all’inaugurazione del ristorante: «È in grado di comunicare diffusamente la scelta fatta e dare fiducia perché altri intraprendano nella stessa direzione».
Una direzione talmente seria che consentirà a McDonald’s Europe di arrivare all’appuntamento del 2020 in regola con i parametri del protocollo di Kyoto.

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