Bevande: conta il “consiglio” del barista, meno il peso della marca

Osservatorio –

L’ultima ricerca di Formind sulle percezione dei consumatori rispetto ai consumi di bevande al bar evidenzia l’ancora scarso peso della marca nell’orientare gli acquisti, con la parziale eccezione dell’aperitivo. Oltre il 70% si accontenta del prodotto proposto

Gli adulti lo vivono (prevalentemente) come un luogo deputato ai consumi funzionali, mentre per i giovani è soprattutto un posto dove si va per socializzare. Gli uni e gli altri, però, restano accomunati da un comportamento: quello di affidarsi, nella scelta della bevanda da consumare, a quanto propone il barista, perlopiù senza esprimere preferenze di marca (né di gusto).
Sono le principali risultanze che emergono dalla ricerca “La percezione del consumatore rispetto al bar e ai prodotti offerti” prodotta dalla società di consulenza di ricerca e strategica Formind intervistando il panel di consumatori che compongono “La piramide dei consumi”, che Bargiornale pubblica in esclusiva.
Oltre un cliente su due (il 56%) si rivolge al bar come luogo di consumo funzionale, con - al Nord - percentuali tendenzialmente crescenti all'aumentare dell'età.
Un quarto degli intervistati lo sceglie, invece, come luogo in cui intrattenere relazioni sociali: una funzione attribuita al bar soprattutto dai giovani, in proporzione sempre maggiore passando dal Nord al Sud.

Colazione al top
La colazione si conferma l'appuntamento clou della giornata per la clientela del bar: il 40% degli intervistati, infatti, l'ha eletta a momento di frequentazione prevalente. Segue, a distanza, l'aperitivo (28% delle preferenze).
Anche in questo caso i comportamenti variano sensibilmente in funzione dell'età e dell'area geografica di appartenenza. La colazione, infatti, è l'appuntamento per antonomasia per circa un cliente su due nella fascia degli over 45, con valori che vanno dal 43% degli intervistati nel Nord-Ovest al 55% del Sud, a fronte di una media nazionale, come detto, del 40%.

I giovani e l'aperitivo
Per quanto riguarda l'aperitivo sono i giovani a eleggerlo a occasione di consumo principale: questo vale soprattutto nelle regioni del Nord-Est (il 43% contro il 40% della media nazionale) e, ancor più, del Sud (45%).
Aperitivo a parte, la classe di clienti 18-30 anni dimostra un interesse maggiore della media anche per i consumi di metà giornata, mentre tende a snobbare un po' il pranzo, soprattutto al Centro-Sud.

Acqua protagonista
Per quanto riguarda la colazione, le bevande maggiormente consumate sono l'acqua e i succhi (la rilevazione non tiene conto del caffè): l'acqua è bevuta prevalentemente sfusa (75% dei casi, che al Sud arriva a punte del 91% nel caso degli over 45), mentre tra i succhi prevalgono largamente le bottiglie (65%) sulle spremute (35%). Le marche risultano molto deboli: solo il 14% dei clienti, infatti, esprime una preferenza di marca, mentre ben il 59% consuma il prodotto proposto.
Acqua protagonista anche nei consumi legati alle pause, dove risulta la bevanda più consumata (38% dei clienti), seguita da succhi (17%), bibite (14%) e tè (10%), senza differenze sostanziali tra le varie aree d'Italia. Tra le bevande alcoliche prevale la birra (6% dei clienti), acquistata soprattutto al Nord. Nelle pause, il consumo di acqua si rivolge soprattutto verso le bottiglie (76% dei casi), mentre tra i succhi le scelta si ripartisce più o meno equamente tra bottiglie (51%) e spremute (49%). Anche al momento del break ben pochi consumatori esprimono richieste legate a marca o gusto: il 63% prende il prodotto proposto.
Nel momento del pranzo l'acqua rappresenta il 40% delle scelte, seguita dalle bibite (17%) e dalla birra (14%). Anche qui l'acqua è soprattutto in bottiglia (89% dei casi). Comportamenti opposti per quanto riguarda bibite e birre: nel primo caso prevalgono quelle confezionate (61%), nel secondo la spina (56%). Si conferma il basso potere della marca, con appena l'11% di clienti che fa una richiesta precisa.
L'unica area dove la marca assume un certo peso è l'aperitivo, quando la percentuale di clienti che esprime una preferenza sale al 34%.

Sceglie il barista
«L'analisi - spiega Antonio Faralla, ad di Formind - evidenzia quanto siano importanti le indicazioni del barista nell'orientare le vendite dei prodotti. E dà un messaggio preciso anche all'industria: la scarsa penetrazione della marca, infatti, impone la necessità per i produttori di investire nella distribuzione perché portino più prodotto possibile sugli scaffali dei bar».

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