Dal 1° luglio 2011 è scattato un nuovo adempimento per le imprese: occorre comunicare all’Agenzia delle Entrate, per via telematica, le generalità dei clienti per tutte le operazioni che superano la soglia dei 3.600 euro Iva inclusa
E tre. Dopo accertamento sintetico e redditometro, diventa operativo il terzo strumento di accertamento a disposizione del Fisco per individuare l'effettiva capacità dei contribuenti: lo spesometro, anch'esso integrato, come i due precedenti, nella manovra anti crisi dello scorso anno (Dl 78/2010).
Lo spesometro, in vigore dal 1° luglio 2011, cerca di monitorare le spese sostenute dalle persone fisiche già nella fase di effettuazione: in pratica, a partire dall'1 luglio gli esercenti devono chiedere il codice fiscale ai clienti tutte le volte che emettono scontrini o ricevute superiori a 3.600 euro Iva inclusa. Un obbligo analogo ricorre anche in caso che il cliente richieda l'emissione della fattura: occorre indicare data, corrispettivo, tipo di operazione e comunicare i dati al fisco (entro il 30 aprile 2012).
Lo strumento interessa naturalmente solo una parte dei gestori di pubblici esercizi: basti pensare a chi organizza eventi privati, serate di festa per aziende, rinfreschi, banqueting ecc.: attività che in genere prevedono ricavi che superano la soglia prefissata.
Se il pagamento avviene in contanti, bisogna richiedere e registrare le generalità del cliente. L'obbligo non c'è invece in caso di saldo tramite bancomat o carte di credito, perché i dati sono già tracciati dall'intermediario finanziario; a condizione - spiegano le Entrate - che le carte siano emesse da operatori finanziari residenti in Italia o che vi abbiano una stabile organizzazione.
I dati da richiedere
Per i soggetti non titolari di partita Iva è sufficiente acquisire il codice fiscale. Per i non residenti occorre invece effettuare una vera e propria “schedatura”: nome, cognome, data di nascita, comune o stato estero di nascita, provincia di nascita e stato estero del domicilio fiscale.