Il Consorzio Fonografici riformula il tariffario individuando quattro fasce di importi in base alla modalità di diffusione e altrettante in base alla superficie del locale
Scf, Consorzio Fonografici, che gestisce la raccolta e la distribuzione dei compensi, dovuti ad artisti e produttori discografici, ha recentemente perfezionato due importanti accordi con Confartigianato, Cna e Casartigiani da un lato e, dall’altro, con Confesercenti. Soprattutto quest’ultima associazione si era dimostrata negli anni scorsi riottosa a trovare un accordo. Abbiamo chiesto a Sergio Paolella, direttore commerciale di Scf, come è stata superata l’impasse. «L’obiezione mossa da Confesercenti - dice Paolella - è che non tutti gli esercenti si avvalgono nella stessa misura dell’intrattenimento musicale per sostenere il loro business e che quindi era necessario introdurre nella tariffazione un criterio che valorizzasse queste differenze.Estendendo quindi a tutti gli esercenti quanto già previsto nell’accordo del 2009 con Fipe, abbiamo riformulato il profilo tariffario, individuando quattro fasce in base alla modalità di diffusione e altre quattro fasce calcolate sulla superficie del locale (vedi le tabelle, ndr)». Chi paga entro il 31 maggio ha diritto all’applicazione della tariffa in base a queste tipologie; dopo la scadenza entra in vigore invece una tariffa unica, corrispondente allo scaglione più oneroso per l’esercente. L’accordo è valido per tutti gli esercenti: gli iscritti alle varie associazioni di categoria hanno poi diritto a sconti, che variano in base alle convenzioni stipulate con Scf.
Emerge il terzo settore
Sempre in tema di novità Paolella aggiunge: «La raccolta registra una tenuta rispetto l’anno scorso che, in un periodo complicato come l’attuale, è un dato positivo e, siamo convinti che la conclusione dei nuovi accordi darà ulteriore impulso. Stiamo anche studiando il modo di trovare un accordo con le associazioni del terzo settore: enti fuori dalla normale casistica dell’intrattenimento, ma per i quali, per un fatto di equità, vorremmo arrivare a definire un’equiparazione con i pubblici esercizi».