L’offerta del Miramare prevede venti camere una diversa dall’altra, accoglienza friendly, prodotti tipici per ospiti internazionali
A ricevere chi arriva all'Hotel Miramare, oltre ai professionisti della reception, c'è Modesto. Si tratta di un meraviglioso levriero afgano scelto dalla proprietà per l'eleganza e il buon carattere della razza, che rende familiare l'atmosfera, quasi a voler ricreare il calore di casa. Sorprendente accoglienza, che ben contraddistingue la filosofia di un autentico relais di charme ubicato lungo la marina e centralissima via Roma di Cagliari, città che sta vivendo un periodo di forte impulso, anche grazie ai progetti innovativi della zona portuale.
Una sfida imprenditoriale
Curiosa e cinematografica la storia dell'Hotel Miramare. Nel 2000 Nicola Mele, allora giovanissimo dirigente di una nota catena di fast food, sfogliando un giornale di annunci, legge della vendita di un pacchetto d'azioni di un albergo. Così racconta l'inizio di questa avventura: «Solo telefonando, mi rendo conto che è l'hotel di cui mi ero invaghito dieci anni prima. Chiudere l'affare non è stato facile e una volta concluso, dopo aver impegnato tutti i risparmi, ero ai piedi della salita. L'albergo rappresentava la possibilità di affrancarmi dal lavoro dipendente, di sentirmi padrone del rischio, provando la libertà. Acquistai la maggioranza della società e iniziai ad occuparmi dell'hotel che al tempo disponeva di sette camere di cui due senza bagno. Quel periodo della mia vita è stato uno tra i più intensi e belli. Altrettanto unica l'occasione di conoscere gli ultimi avventori dell'alberghetto, anche casa d'appuntamenti». Nel 2005 è entrato in gioco Giuliano Guida, anche per lui colpo di fulmine, che riprende il discorso del socio aggiungendo: «Con gli ultimi lavori, siamo arrivati a venti camere, una diversa dall'altra con un rapporto 2 a 1 tra camere e personale: noi due proprietari (difficile staccarsi dalla propria creatura), quattro portieri, un barman e quattro signore che si occupano della pulizia». L'Hotel Miramare rappresenta un modello che ben si differenzia dal tipo di investimento e dalle modalità organizzative di una holding. Qui si tratta dell'impegno di due imprenditori. Si pensi che il restauro ha superato i 500 mila euro. E che l'hotel ha un fatturato di circa 700 mila euro l'anno. Un esempio di determinazione, creatività e ottimismo.
Il fascino della storia, i pregi della tecnologia
Alti soffitti che sfiorano i sei metri e conseguentemente finestre e porte vetrate che moltiplicano spazio e luce. Ognuna delle venti stanze, divise tra deluxe, con vista mare, classiche e junior suite, ha una superficie che varia dai venticinque ai venti metri quadrati. Immancabile la tecnologia: l'albergo è completamente area wi-fi, così da essere pronto anche alle esigenze dei clienti business. L'arredamento scelto e studiato nel dettaglio, rappresenta lo stile dei primi Novecento, con mobili liberty in cui lo slancio floreale e decorativo ha un accento locale, di solida compostezza borghese. Quando non è stato possibile recuperare pezzi d'epoca, Giuliano Guida ha disegnato personalmente l'occorrente, inserendolo con gusto e con il minimo impatto. Immancabili i tocchi contemporanei qua e là. È evidente che la proprietà ha mirato al recupero, evitando il tanto comodo contract. Con questa scelta all'Hotel Miramare si respira un'atmosfera unica, né esotica né banale, né vecchia, né eccessivamente marina.
Un boutique hotel, dove tutto è in vendita
Facile appassionarsi alle storie che si celano dietro ad ognuna delle porte delle venti camere. Ciascuna di esse è, infatti, dedicata ad un giudice, antico sovrano dell'isola in epoca medievale. Tra i personaggi citati: Brancaleone Doria, Enzo di Sardegna, Adelasia Di Torres, Eleonora di Arborea. L'idea della proprietà, fin dall'inizio, era proporre un relais di charme, un luogo dove vivere un viaggio di scoperta. «È un autentico boutique hotel», spiegano i due patron, «sia nel senso che tutto quello che è al Miramare è in vendita, sia per l'attenzione al dettaglio. Il tratto distintivo, per noi, è l'atmosfera. Un po' mediterranea, un po' ventosa, un po' misteriosa, un po' demodé». Nota speciale: la serra, dove ammirare una trentina di orchidee (fiore scelto come logo dell'hotel) tra esemplari esotici e isolani, quasi voler significare un ponte tra Sardegna e resto del mondo. L'ambiente è indiscutibilmente “stiloso”, ma resta basilare rispondere alle diverse esigenze pratiche dell'ospite. A disposizione mezzi di vario genere: auto, bicicletta, motorino, barca, motoscafo; servizi diversi: estetista, massaggiatore in camera, baby sitter di madre lingua inglese. L'hotel offre anche l'aspetto fitness, essendo convenzionato con la palestra dell'Amsicora Stadium. L'albergo è privo di ristorante, ma ha un servizio di prima colazione ventiquattr'ore su ventiquattro, in sala o in camera. Notevole il servizio pasto, sia per qualità, composto da prodotti non confezionati e non precotti, che per varietà. Per i più golosi: torte di Capobianco e dolci sardi fatti in casa o del vicino forno Durke, in abbinamento a marmellate e miele. E a sostituire i soliti croissant: i biscotti savoiardi. Per i salutisti invece: frutta cotta home made; frutta fresca, ma solo di stagione e yogurt locale. Infine, per chi ama il salato: pane fresco, pecorino e salsiccia rigorosamente sardi. Alla domanda sui risultati ottenuti, Giuliano Guida risponde: «In quest'anno performance eccellenti, una media di oltre l'80% di occupazione delle camere con l'unica eccezione a gennaio, quando i viaggiatori si diradano».