Per far evolvere il business serve creatività: come svilupparla in 5 mosse

Tutto evolve: il cliente, il mercato, il contesto. Per far evolvere anche il proprio business occorre creatività: ecco come svilupparla

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La mappa di Federico Ramponi: cinque mosse per far evolvere il business
Tutto evolve: il cliente, il mercato, il contesto. Per far evolvere anche il proprio business occorre creatività: ecco come svilupparla

O lo cerchi o lo fuggi. Il cambiamento è così: c’è chi ne è irresistibilmente attratto, ed è sempre proteso verso la prossima mossa, il prossimo progetto, la prossima idea - tanto da finire spesso per non riuscire a star dietro nemmeno a se stesso -, e chi ne è spaventato e si arrocca su una difesa dell’esistente destinata, prima o poi, a sgretolarsi. Perché la realtà è in costante evoluzione: cambia il mercato, cambiano i clienti e i loro comportamenti, cambiamo noi, volenti o nolenti. E quindi pensare di poter giocare sempre in difesa è poco produttivo, faticoso e frustrante. Viceversa, per giocare efficacemente in attacco occorrono degli schemi validi (chi ama gli sport di squadra lo sa bene).

Dal punto di partenza...

Federico Ramponi, di mestiere, aiuta le persone e le aziende a stimolare la propria creatività per metterla al servizio dell’evoluzione del proprio business: «Preferisco parlare di evoluzione che di innovazione. Perché l’evoluzione è percepita - correttamente - come un processo naturale, mentre l’innovazione per alcuni è vissuta come una montagna da scalare, un ostacolo».
Che gestiate un bar o una multinazionale, il processo è lo stesso. E si articola in cinque momenti. «Il punto di partenza - spiega - è la capacità di osservazione. Ce chi ce l’ha naturalmente. Gli altri possono impararla: basta fare esercizio». Come definire un buon osservatore? «Una persona capace di fare sintesi di quello che vede. Bisogna mettersi ad osservare con il desiderio di scoprire cose nuove e imparare ad archiviare le informazioni e gli spunti che ci hanno colpito (il telefonino è un ottimo strumento per farlo): pensieri, oggetti, soluzioni, ispirazioni, video. L’esercizio è di osservare per imparare ad osservare, senza altro scopo se non andare in cerca di qualcosa di nuovo: bisogna osservare e imparare a fare domande, anche scomode».

L’allenamento a osservare prima o poi comincia a produrre effetti, sotto forma di nuove idee, spunti, soluzioni, progetti. «In pratica, si comincia a creare valore a costo zero - afferma Ramponi -. E qui viene il difficile, perché occorre chiarirsi le idee e dare un senso ai propri obiettivi. Spesso la nostra presunzione ci porta a pensare che ogni nostra idea sia giusta a prescindere. Al punto che quando la raccontiamo e gli altri non la capiscono, diciamo che è colpa loro». Il suggerimento è di metterla nero su bianco, di scriverla. «Usando carta e penna, modelli reperibili on line come Business Model Canvas o strumenti di Project Management: scrivere aiuta a dare forma e impulso alle nostre idee».

Il terzo passo è costruire un racconto. «Mi sono fatto il film di come sarà il mio nuovo bar o la mia nuova proposta, il mio nuovo menu ecc.: l’ambiente, l’offerta, l’esperienza che permetterà di vivere. È il momento di creare un racconto e, una volta messo a punto, di provare a vedere l’effetto che fa: ai clienti fidati, agli amici ecc. Per verificare se capiscono quello che voglio trasmettere, se attira, se ci sono elementi che non ho considerato o aspetti da chiarire meglio, cosa può funzionare e cosa no».
La domanda sorge spontanea: e se poi mi rubano l’idea o me la copiano? «Se il progetto ti corrisponde, l’hai fatto su misura per te, nessuno potrà essere più bravo di te a svilupparlo. La condivisione, in cambio, aiuta a generare idee, energie, soluzioni». Messo a punto il progetto, è il momento di dialogare con il cliente: «Difficilmente i clienti danno soluzioni - spiega Ramponi -. Ma se li punzecchio, gli do delle suggestioni, posso verificarne la reazione. Se per una settimana pongo le stesse tre domande a dieci persone tutti i giorni, avrò in pochissimo tempo una buona base di dati su cui ragionare. L’importante è strutturare la raccolta delle risposte. Più si riescono a ricavare dalle risposte percentuali e numeri, più saranno utili a capire che strada prendere».

...al punto d'arrivo

Il passo finale è la fase di test: «Tutto il percorso disegnato finora, i primi quattro passaggi, si possono fare praticamente a costo zero - ricorda Ramponi -. Il quinto richiede un piccolo investimento: bisogna mettere alla prova la nostra idea per vedere se funziona. Nel caso di un nuovo menu, per esempio, si può proporre per un mese un piatto scontato per poi misurare quanti lo prendono, quanti lo riordinano. Posso per esempio proporre a 3,5 euro un piatto che costerebbe 5 facendo a chi lo prende tre domande: che voto gli dai? Lo compreresti a 5 euro? Lo consiglieresti?».

Per togliere le ultime resistenze al cambiamento, Ramponi fa una constatazione: «Il cliente di oggi è molto meno abitudinario rispetto a un tempo. La cosa che fa più facilmente è cambiare». Non resta che mettersi alla prova e sperimentare. Obiettivo: farsi amico il cambiamento. Per il bene del proprio business.

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