L’Italia, l’Europa con uno sguardo finale all’Australia sono stati protagonisti delle ricerche presentate all’interno del webinar Il consumatore “post” pandemia organizzato da Fipe e moderato dal direttore del suo Centro Studi, Luciano Sbraga. L’obiettivo è stato quello di delineare l’andamento del fuoricasa nel 2020 attraverso i consumi e i cambiamenti rilevati al fine di adottare iniziative e strategie commerciali in grado di ridurre gli effetti negativi sull’attività dei locali.
Nell’ultimo anno più asporto, delivery e meno consumo all’interno dei locali sono alcune delle variabili che hanno maggiormente influito sulla propensione al consumo, sul quale ha un'importante incidenza il tema della sicurezza, con la riduzione delle capienze, delle rotazioni e la preferenza degli spazi esterni. L’importante è comprendere quali di questi fenomeni hanno un carattere contingente e quanti segneranno anche i comportamenti del futuro, al fine di adeguare al meglio i propri esercizi a una nuova “ondata” (questa volta positiva) di clienti nei locali: un fenomeno che tutte le ricerche confermano, ma che richiede alcune attenzioni da parte degli operatori.
Nel 2020 il canale dell’horeca ha perso il 37% rispetto all’anno precedente, passando da 85,3 a 53,6 miliardi, con un andamento decisamente altalenante che ha visto concentrarsi nel terzo trimestre (luglio-settembre) ben 21 miliardi di incassi (oltre il 39% del complessivo dell’anno), che fa ben sperare nella prossima stagione calda: con questo dato ha preso il via l’intervento di Bruna Boroni di Tradelab sul tema Come il Covid ha modificato i comportamenti di consumo fuori casa. Nel quarto trimestre il calo è stato nuovamente importante: è diminuito solo in parte il numero degli avventori (-28%) che tuttavia si sono concentrati nelle ore diurne, quando lo scontrino medio è inferiore, facendo registrare un -50% a valore.
Tra i consumatori si è registrata una maggiore presenza di uomini (57%) rispetto alle donne (43%), che hanno mostrato un atteggiamento più prudente; alla progressiva riapertura ci si aspetta una maggiore frequentazione maschile, soprattutto di over 45, mentre è calata la presenza della fascia centrale tra 25 e 44 anni che prima contribuiva in maniera determinante ai consumi fuori casa e che ha visto modificare maggiormente le proprie abitudini di vita e di consumo.
Per quanto riguarda il territorio, c’è una buona tenuta di Sud e Isole (dove il consumo diurno è preponderante) rispetto al Centro-Nord, dove pesano il venire meno dei consumi business (Nord Ovest) e dei turisti (Nord Est). Globalmente, fatte 100 le occasioni di consumo, si distribuiscono per il 25% a colazione, il 20% nella pausa della mattina; 2% aperitivo, 15% pranzo, 15% metà pomeriggio, 4% aperitivo, 4% cena.
Gli italiani hanno dimostrato di volere tornare al bar e al ristorante, tuttavia saranno condizionati da alcuni fattori. In primo luogo la preoccupazione per la propria condizione economica: a causa di ciò il 48% afferma che limiterà le spese in consumi al bar e ristoranti. Il 68% ha paura di essere contagiato nei pubblici esercizi, mentre 7 milioni di lavoratori (il 26% degli occupati nel 2021) fanno smart working. La conclusione della ricercatrice è comunque positiva: gli italiani stanno sfruttando ogni possibilità a propria disposizione per consumare fuori casa. Questo fa prevedere che, non appena potranno, torneranno a consumare, con nuove modalità.
Con Aaron Gennara Zatelli di Bain & Company si è poi dato Uno sguardo all’Europa, dove i consumatori in tutti i Paesi si stanno adattando al complesso contesto dei vari divieti e successive aperture; la seconda ondata ha portato più preoccupazione nelle generazioni più giovani e i maggiori frequentatori dei locali sono state persone più mature. Globalmente, tra gli europei, gli italiani sono i più preoccupati per la salute (59% a novembre 2020) seguiti dai tedeschi (53%) e dagli inglesi (49%). Gli italiani hanno anche cercato di limitare gli acquisti non essenziali (il 60% della popolazione) più degli abitanti di altri Paesi (seguono con il 47% il Regno Unito e la Francia), un po’ per la preoccupazione legata i minori introiti delle famiglie e in parte per una naturale propensione al risparmio. Per quanto riguarda le attività che si potrebbero riprendere nel fuoricasa a livello europeo, dopo i viaggi all’estero c’è il ritorno al bar e al ristorante; gli italiani sono quelli che hanno dichiarato la maggiore intenzione di spesa nell’horeca.
Infine uno sguardo oltre oceano, in Australia, dove la situazione è pressoché tornata alla normalità, dopo il pesante calo dovuto al lockdown: questo fa ben sperare per il Vecchio Continente e per l’Italia: una volta risolta la situazione si può prevedere un rapido rimbalzo dei consumi verso una nuova normalità.