Baladin e la rivoluzione 2.0: al via un equity crowdfunding

Baladin Teo Musso con Birre
Obiettivo 5 milioni. Tre enormi progetti per portare sia il marchio sia l’intero universo di birra artigianale verso vette inesplorate

Su una prima rivoluzione, Teo Musso aveva già messo la firma circa trent’anni fa. A una decade dall’apertura del suo pionieristico pub di Piozzo (CN) Le Baladin (il “cantastorie, in francese), nel 1996 decise di evolversi in brewpub, con produzione di birra interna: un locale di birra in territorio di vino, che segnò i primi passi della craft beer revolution italiana. Fu una spinta culturale prima ancora che di prodotto, la produzione di birre "da annusare" e un conseguente linguaggio di posizionamento completamente nuovo, alzando il percepito e portandolo addirittura fino alla ristorazione.

Oggi è tempo di un nuovo capitolo d’avanguardia brassicola, quanto meno auspicata: presso la Cascina Nascosta di Milano, Baladin ha lanciato infatti il proprio progetto di equity crowdfunding, con obiettivo di raccolta fissato a 5 milioni, il massimo previsto dalla legge italiana per operazioni del genere. «Il desiderio di crescere implica la necessità di nuovi capitali» racconta Musso, affiancato dal figlio Isaac ormai stabilmente in azienda, «ma abbiamo deciso di privilegiare l'attitudine e la comunità dell'azienda, che raggiunge più di due milioni di persone l'anno. Siamo una realtà sana, avremmo potuto procedere con un fondo di investimento o con dei capitali privati, invece abbiamo scelto di coinvolgere il pubblico».

Come funziona

Chiunque potrà infatti partecipare alla società mediante un versamento tramite la piattaforma online mamacrowd: il contributo minimo sarà di 250 euro, con un sistema di classi di partecipazione, privilegi e diritto di voto che va a scalare a seconda dell’entità del versamento. È attivo il cosiddetto coming soon, che durerà qualche settimana e permetterà ai potenziali nuovi soci di iscriversi per ottenere gli ulteriori vantaggi della classe Early Bird. Il contributo garantisce anche il kit del Teku Club, con due bottiglie di Nazionale, una gift card con sconto di 10% online e nei locali, e due bicchieri Teku (realizzati da Musso stesso in collaborazione con Lorenzo “Kuaska” Dabove) con serigrafia apposita.

Grandi numeri e grandi obiettivi

Una scelta apparentemente controcorrente, alla luce dei dati non entusiasmanti relativi al calo di consumo di birra (-7% lo scorso anno), ma sostenuta da numeri nel complesso importanti per Baladin: 16 milioni di fatturato nell’ultimo bilancio, export in 47 Paesi del mondo, 61 persone impiegate tra locali di somministrazione, produzione e uffici. Il piano di sviluppo foraggiato dal crowdfunding poggia su tre obiettivi pilastro: integrare figure professionali che permettano di arrivare a 100mila ettolitri l'anno, dai 26mila attuali, e 50 milioni per il 2028 (è già stato inserito in organico Lorenzo Ferrando, ex birre speciali Heineken); creare un ciclo d'acqua sostenibile, con la costruzione di un pozzo che attingerà a una riserva idrica presente nel sottosuolo del birrificio di Piozzo, a trecento metri di profondità.

Open Hub, il primo birrificio condiviso d'Italia

E l’obiettivo clou, avviare Open Hub, il primo birrificio condiviso d'Italia: Baladin ha infatti coinvolto altri cinque birrifici artigianali italianiRitual Lab in Lazio, Opperbacco in Abruzzo, Fabbrica Birra Perugia in Umbria, MC77 nelle Marche e Birrificio dell’Altavia in Liguria - per la produzione di altrettante birre alla spina dedicate alla distribuzione italiana. La sede di Open Hub sarà un nuovo stabilimento rilevato da Baladin, a Bernareggio (MB), con una capacità produttiva che potrà raggiungere gli 80-100mila ettolitri.

L’obiettivo ultimo, infine, è quello di una quotazione in borsa prevista per il 2028 (la proprietà di Baladin è al momento ripartita in 70% alla famiglia Musso, 16% a Oscar Farinetti e le restanti quote al management team dell'azienda), forte della crescita organica già registrata nel biennio 2021-2023: i nuovi soci intervenuti tramite crowdfunding potranno convertire la propria quota in vera e propria equity, oppure venderla. La seconda Beer Revolution comincia così.

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