Corso di caffetteria al carcere di Cremona con Renata Zanon

Corso di caffetteria al carcere di Cremona
courtesy Stefania Furlan
La macchina espresso Mininova di Wega ha permesso di realizzare gli espressi e i cappuccini della tre giorni sul caffè rivolta ai detenuti.

Erano previsti 12 corsisti ed invece se ne sono presentati 19 alla tre giorni di formazione sulla caffetteria tenuti dalla coffee expert Renata Zanon all’interno della Casa Circondariale di Cremona. Il lavoro ha un ruolo importante per i detenuti: li aiuta a crescere, ad acquisire nuove capacità, ad aumentare la propria autostima e ad aprirsi a nuove sfide e prospettive professionali, abbassando la possibilità di recidiva.

Entusiasta e coinvolgente, Renata non è nuova a queste esperienze che la stupiscono sempre per la grande attenzione, l’interesse e la voglia di apprendere da parte dei corsisti che, anche in questo caso, se in un primo tempo si sono mostrati un po’ timidi, soprattutto nella parte pratica, successivamente si sono dimostrati appassionati e hanno messo grande impegno in tutte le fasi.

Conoscere il prodotto, saperlo trasformare al meglio utilizzando correttamente le attrezzature: i detenuti hanno realizzato numerosi espressi e cappuccini con la macchina espresso Mininova di Wega (l’azienda tre anni fa ha partecipato anche al progetto Ri-genera presso il carcere di Bollate), pratica grazie alla cassetta dell’acqua che non richiede l’allacciamento alla rete idrica, che ha offerto buone prestazioni durante tutto il corso.

L’iniziativa è stata voluta dalla direttrice del carcere, Rossella Padula, che crede in un modello di carcere “aperto” e in dialogo con il territorio.

«Avevo già fatto esperienze simili - racconta Renata Zanon - e ho accettato di buon grado. Il primo giorno mi sono soffermata sulla teoria del caffè, nel secondo e nel terzo siamo passati alla pratica, realizzando espressi e cappuccini. Ho anche spiegato come preparare bene la moka e molti sono stati contenti di potere mettere subito in pratica quanto appreso: un buon modo per condividere anche con i compagni di cella e instaurare un rapporto formativo e di riflessione. Il secondo giorno ho chiesto loro di scrivere cosa pensassero di questa iniziativa: sono uscita e ho raccolto i fogli con le loro testimonianze. Mi hanno colpita per la bellezza, la gratitudine e la contentezza che esprimevano».

Di seguito il rapido scritto di un detenuto: «Il corso è stato davvero bello. Ho scoperto cose nuove sul caffè che prima non sapevo. È proprio vero che non si finisce mai di imparare! Renata ci ha dato molti spunti e ha risvegliato la nostra curiosità. Sono molto contento di questa esperienza, magari in futuro avrò l’occasione di approfondire meglio questo settore, perché no?».

Renata conclude con una riflessione e un appello: «Queste sono esperienze che arricchiscono tutti. In questi contesti c’è molto bisogno di professionisti che si prestino a formare i detenuti che cercano riscatto nella società. Comprendo che la fiducia sia una questione molto delicata, ma sono convinta che tutti meritino una seconda possibilità e queste sono occasioni uniche per dimostrare l’affidabilità e la consapevolezza che queste persone hanno maturato dopo un percorso di reclusione». 

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