Tutti pazzi per la frutta

Tendenze –

Negli Usa, mix e long drink fruttati sono diventati protagonisti dei menù di catene e locali di tendenza. Un’opzione no alcol e light che fa pure bene ai fatturati

La categoria dei drink a base di frutta può essere fonte di grossi guadagni, ma occorre seguire alcune tecniche promozionali particolari: ne sono ampiamente convinti gli imprenditori americani dell'ospitalità. I più esperti in tecniche di vendita sostengono infatti che un sapiente e creativo mix di offerte e proposte commerciali dirette ai consumatori finali possono davvero creare una marginalità interessante.
«Ogni volta che c'è una bottiglia d'acqua su un tavolo è un'opportunità mancata», osserva Kurt Hankins, presidente del dipartimento bevande della catena LongHorn Steakhouse (352 locali). Per i suoi clienti, Hankins ha infatti sempre pronto un drink “special” con ricette a base di frutta sempre nuove e che ruotano più volte alla settimana. Precisa meglio il manager: «Questi mix non alcolici vengono sviluppati con la stessa cura e passione che mettiamo nello strutturare l'offerta di prodotti alcolici tanto da essere i veri protagonisti nel menù del pranzo. Ad esempio, vicino alla foto di un hamburger appare l'immagine patinata di una limonata al lampone! Una presentazione in grado di catturare l'attenzione del cliente e generare un acquisto d'impulso. Un nostro drink “special” può arrivare a rappresentare il 3% delle vendite totali. E non è affatto male». Ovviamente, anche il servizio ha la sua importanza. Al personale viene infatti insegnato di non chiedere mai “Che drink volete bere?”, ma di proporne invece uno specifico. Si tratta di un modello di comportamento molto diffuso negli Stati Uniti: qui il cameriere è di fatto un “venditore” con un atteggiamento pro-attivo e propositivo, che sa anticipare i bisogni del cliente. A proposito di vendite, i best seller della catena sono il tè ghiacciato a lla melagrana e la limeade alla cilegia (mix a base di succo di lime).
«Abbiamo scoperto che intorno a certi drink a base di frutta esiste un grande entusiasmo - spiega Hankins -. Ad esempio la limeade, che abbiamo introdotto in prima battutta tra le offerte promozionali e che, visto il successo di vendita, siamo stati costretti a includerla su base permanente nella nostra drink list».

Una linea di mix sotto le 10 calorie

Anche ai Red Robin Gourmet Burgers (431 locali), con base a Greenwood Village in Colorado, vanno forte i cocktail fruttati. Qui vince su tutti la Freckled Lemonade (letteralmente “limonata lentigginosa”), limonata con fragole dolci. La manager Jill Helmerick, rispondendo alla forte richiesta di bevande con poche calorie, ha introdotto in menù una vera e propria linea “sotto le 10 calorie”, che comprende anche limonate alla pesca e al lampone. «Quasi il 12 % dei nostri clienti - precisa la Helmerick - ordina un analcolico speciale insieme al pranzo». Stessa musica, o meglio identica passione per i long drink no alcol, anche nei Sushi Samba, locali di tendenza che mixano piatti etnici di Giappone, Perù e Brasile, presenti a New York, Chicago, Miami e presto anche a Londra. Spiega Drew Peterson di Sushi Samba: «Sono in tanti a gradire i nostri Watermelon Mojito, cocktail a base di anguria, lime e guava, che serviamo in coppette Martini e vanno forte anche i “beveroni” come il The Berry Smash, con more macerate, lamponi, lime e acqua gassata». Limonate e long drink tropicali sono sbarcati anche nei ristoranti messicani Mercadito, sempre a New York. Qui puntano sui “refrescos de frutas” e, manco a dirlo, sono un successo.

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