Cresce la domanda di cocktail biologici. La risposta dell’industria c’è stata, quella dei bartender anche. Ecco come e dove
aturali, salutari, carichi di sostanze nutritive. Chi li usa fa più verde il pianeta e promuove uno stile di vita più sostenibile. E se non bastasse, tende pure una mano alle aziende agricole che hanno ridotto (o eliminato) le emissioni dannose per l'ambiente. Queste solo alcune delle motivazioni di chi spinge per il prodotto biologico. Non una moda, non una roba da eco-fricchettoni, ma un'esigenza sempre più sentita e diffusa.
Secondo una ricerca di Deloitte “Aziende e consumi, scenari e prospettive del mercato internazionale del beverage”, il consumo responsabile pare essere il vero pallino dell'ultima generazione. Parlare quindi di cocktail biologici o organic, significa trattare un tema caldissimo. Prima di addentrarci nell'argomento, va fa fatta un'importante distinzione. Nei nostri locali il termine biologico è spesso associato ai cocktail che “sanno di naturale”. Long drink preparati con frutta fresca, centrifughe e smoothie sono spesso assimilati all'idea di biologico. Ed è, per restare in tema, come mettere insieme mele e pere. Frutti sì, ma non per questo assimilabili. A New York, dove oggi per essere di tendenza devi essere anche green, i bartender hanno sposato la causa del biologico. Al Raines Law Room gli ingredienti dei cocktail arrivano dal piccolo orto sul retro del locale. Gustorganics, sempre nella Grande Mela, ha costruito il suo business su cibi e bevande biologiche. Lì anche il Margarita o il Daiquiri sono preparati con ingredienti esclusivamente organic, rum e tequila compresi. «Preferisco usare prodotti del mio giardino, perché il gusto della menta appena colta è molto diverso da quello conservato in vaschetta. L'importante è puntare su frutta ed erbe aromatiche non stoccate e soprattutto seguire la stagionalità degli ingredienti». Lo afferma Mattia Pastori, bartender in forza al Park Hyatt di Milano. Anche lui come molti giovani professionisti, ha il pallino del naturale.
Scelte naturali per i martinis
«La scelta biologica può essere applicata a ogni aspetto della nostra vita. Anche i nostri martinis possono essere sostenibili». Lo slogan è di Jaxon Valentine, “the organic mixologist” dell'australiana The Organic Cocktail Company. Un'azienda che ha fatto della scelta biologica il suo credo. Offre, tra l'altro, bar catering tutti al naturale e ricettari personalizzati. Sul loro sito si trovano schede di cocktail come l'Organic Bella Martini o l'Apricot Honeybush Martini, preparati con puree, succhi, spumanti, liquori e distillati solo biologici. In Italia il correntone biologico ha stuzzicato anche i produttori. È il caso per esempio di 0.1 la vodka biologica creata nella distilleria di Origine Laboratorio Liquori Valbormida a Cengio (Sv). O del lungimirante Giorgio Negri di Rg Commerciale, che ha intitolato la terza edizione del suo Summer Drink Festival, realizzato in collaborazione con Fabbri e Aibes, proprio ai “Biococktail”. A Castell'Arquato (Pc) una trentina di barman si sono sfidati in una gara di analcolici a base di frutta. «Ho scelto di puntare sul drink analcolico, salutista, a base di frutta. Non l'ho fatto per vendere più centrifughe o frullatori, ma perché credo che i cocktail benessere sono pronti a fare le valigie. Usciranno dai centri benessere per approdare indistintamente, e in massa, sia nei bar eleganti sia nei locali qualunque». La visione di Negri è condivisibile. Intanto nel riquadro sopra vi illustriamo la ricetta di Teo Rizzolo, allievo di Dario Comini del Nottingham Forest di Milano. Convince la giuria per quel tocco in più. Parliamo del sapiente lavoro di miscelazione di una base frutta con due ingredienti: lo zucchero filato e la ginger beer. Rigorosamente fatti in casa, intelligentemente biologici.