Il vino italiano conquista Cina e Usa

SETTORI –

Nonostante l’incremento dei prezzi, le prospettive per il mercato americano restano positive

Il 2007 è stato un anno positivo per l'export vinicolo italiano negli Stati Uniti: 845 milioni di litri venduti, e un incremento dell'8% sul 2006. La crescita, riporta il sito Vinitaly.com, è destinata a proseguire anche nei prossimi anni: nel 2010 le casse di vino vendute negli Stati Uniti saranno 337 milioni e potrebbero arrivare a 354 milioni nel 2015. «Il mercato americano è infido - ha spiegato Aniello Musella, dirigente dell'Istituto per il Commercio con l'Estero a New York - e non può mai considerarsi acquisito; occorre fare attenzione, poiché se ci sono opportunità di guadagno maggiori l'importatore abbandona il fornitore».

Per il momento, con l'euro quotato a 1,60 sul dollaro, gli importatori stanno già riducendo i loro margini di guadagno, poiché i prezzi dei vini italiani sono aumentati del 2,5%. «Ma c'è un dato che ci conforta - ha aggiunto Musella - ed è quello del continuo aumento del consumo di vino negli Usa, in crescita da cinque anni». Tra i consumatori americani, inoltre,  l'aumento del prezzo non è ancora percepito, perché si tratta di una fascia di consumo per la quale il prezzo non è un fattore determinante di scelta. Oggi l'Italia è leader negli Usa per esportazioni in quantità, mentre in valore è seconda dopo la Francia. Secondo il direttore Assoenologi, Giuseppe Martelli, è però ora necessario puntare su prodotti innovativi, «Facendo analisi di mercato e studi di impatto finalizzati esclusivamente al pubblico americano».

Sale la domanda dei ristoranti in Cina
Ma se gli Stati Uniti si confermano un mercato decisivo per l'export vinicolo italiano, la Cina è destinata presto a diventarlo: dal 2003 al 2007 le esportazioni italiane sono passate da 400.000 a 20 milioni di dollari. Una vera e propria esplosione se si considera che il principale canale di collocamento del prodotto è quello della ristorazione. L'analisi delle potenzialità del mercato asiatico è arrivata dal Congresso di Assoenologi, come riportato da Vinitaly.com. «La grande opportunità per il vino italiano dipende dalla possibilità di entrare nella ristorazione cinese - ha spiegato Antonino La Spina, dirigente dell'Ice a Pechino - poiché oggi il vino "made in Italy" è simbolo del cambiamento sociale per una fascia di popolazione con reddito medio-alto di circa 200 milioni di persone».

Entrare nel circuito della ristorazione cinese è un'opportunità da non perdere anche perché, secondo i dati dell'Ice, il vino si consuma prevalentemente fuori casa, in occasioni di festeggiamenti e banchetti (per il capodanno cinese si registra un picco di vendite del 30%) e a interessare di più i consumatori locali è quello rosso, poiché rappresenta un colore beneaugurante e porta fortuna. La scommessa per i produttori italiani è quella di inserirsi in un mercato in cui da anni è la Francia a farla da padrone, con 98 milioni di dollari di vendite realizzate nel 2007, anche grazie alla forte presenza delle catene di distribuzione francesi come Carrefour (250 punti vendite) e Auchan. Gli stessi produttori vitivinicoli cinesi, oggi rappresentati da 4-5 gruppi di medie e grandi dimensioni, secondo l'Ice, punteranno a un aumento della produzione, «La superficie investita - ha concluso La Spina - passerà dagli oltre 46 mila ettari del 2005, di cui la metà coltivata a Sauvignon, a 66.000 ettari nel 2010».

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