Il distillato dal profumo di ginepro sta vivendo il suo momento d’oro. Il mercato sforna specialità a getto continuo e i bartender creano ricette e mix inediti che ne valorizzano la ricchezza botanica
C he sia scoppiata una vera e propria ginmania ormai non lo nega più nessuno. Il nobile distillato di passaporto olandese, ma di spirito britannico, si sta prendendo una bella rivincita nei confronti di rum e vodka. Anche il gin si sta infatti guadagnando un’identità di prodotto di culto e il suo legittimo posto al sole sulle carte dei migliori cocktail bar del mondo. Inoltre, sono sempre più numerosi i locali che lasciano ai clienti la scelta del distillato. Una scelta, oggi, che è diventata estremamente complessa per specialità, per ingredientistica, per stili di produzione, per origine e, ovviamente, per prezzo ecc. L’industria sta infatti sfornando novità a getto continuo, mettendo a disposizione di bartender e clienti una miriade eterogenea di prodotti che vanno dal distillato artigianale prodotto in edizione limitata al super premium proveniente da Paesi dove l’inglese è una lingua del tutto sconosciuta. Si calcola che sul mercato circolino circa 300 varietà di gin ma, secondo gli addetti ai lavori, sarebbe una stima conservativa. Segnali di questo risveglio sono venuti recentemente anche da due eventi che hanno calamitato la community dei professionisti del bar. Uno è stato senz’altro il Gin Day tenutosi a Villa Necchi Campiglio a Milano che ha riunito circa 1.400 appassionati da tutta Italia e l’altro il Super-Bar al Superstudio Più, sempre a Milano, che ha ospitato il contest Super Cocktail promosso da Gin Mare e dedicato al Gin&Tonic (vinto da Rocco Fiorenza di Trapani) . «È certamente un momento d’oro - afferma Patrick Pistolesi, responsabile insieme a Federico Tomasselli del “progetto cocktail” del Barnum Café di Roma e deux ex machina del Gin Corner presso l’Hotel Adriano - . Il gin si sta rivelando un prodotto molto eclettico e grazie alle diverse composizioni di botanici è in grado di soddisfare qualsiasi palato. Lo stiamo sperimentando al Gin Corner dove abbiamo in carta una settantina di gin diversi che offrono l’opportunità di elaborare mille e più variazione sul tema. Non puntiamo tanto a conquistare target già consapevoli del valore del distillato come, ad esempio, i martiniani, quanto chi per la prima volta si avvicina a un mondo straordinario per il gusto e l’olfatto. Ogni gin ha infatti un aroma da scoprire e la degustazione di un Gin&Tonic fatto come si deve è davvero un viaggio tra mille fragranze. Siamo convinti di essere sulla buona strada e il successo del gin più che una moda passeggera sembra destinato a consolidarsi e a durare nel tempo».
Gin (e tonic water) super
Chi è sulla buona strada è anche Luca Marcellin, assistente bar manager del Foyer Bar al Four Seasons Hotel di Milano, che ha elaborato Tonic Mood, una carta dove il Gin&Tonic fa la parte del leone. Dieci i mix proposti, ognuno elaborato con un gin super premium abbinato a un’acqua tonica altrettanto speciale. Abbiamo, ad esempio, un Gin&Tonic secco dai sentori floreali frutto della combinazione tra il gin The Duke, distillato prodotto a Monaco di Baviera, e la tonica Seagram’s o un mix più morbido creato dal gemellaggio tra il Geranium, premium London Dry Gin, e la tonica Peter Spanton. «Abbiamo fatto un grosso lavoro di ricerca, di selezione e di matching - spiega Marcellin - per mettere a fuoco i prodotti che meglio si sposavano in termini di gusto e di aromi. Il risultato è una carta che innova e valorizza il consumo di Gin&Tonic. Abbiamo lavorato molto anche sul fronte del servizio: il cocktail viene preparato e servito al tavolo, utilizzando uno scenografico mixing spoon di fabbricazione giapponese. La risposta del pubblico è stata superiore alle aspettative».
Più cultura su ingredienti e tecniche
Feedback di segno positivo vengono anche da un’altro laboratorio di tendenze quale è il bar del Park Hyatt di Milano. Qui è il regno di Andrea Rella, bar manager del The Park Bar, che propone a rotazione una quindicina di gin diversi (tutti i classici più specialità artigianali) e che proprio sul Gin&Tonic ha sviluppato un’attenzione speciale. «Se fino a ieri il Gin&Tonic era il cocktail classico di chi non sapeva cosa bere - spiega Rella - oggi è diventato il mix preferito da chi vuole sperimentare la varietà e ricchezza botanica delle diverse specialità. E noi come bartender facciamo di tutto per esaltare le virtù erbacee o floreali di un distillato che mantiene un indiscusso fascino retrò».
E il pubblico? «C’è una forte domanda di cultura sul gin e sulla mixability in genere - aggiunge Rella -. Quest’anno ho tenuto un ciclo di lezioni per appassionati di cocktail (Shake Your Summer, ndr)e l’interesse è stato enorme in particolare su ingredientistica e stili di produzione». La sensazione è che la “riabilitazione” del Gin&Tonic sia solo il primo passo di un boom ancora in embrione. Di gin ne sentiremo parlare ancora molto presto.