Cucina giapponese nell’osteria di Bologna

Ristorazione –

Giovanni Tamburini ha investito la sua creatività per un originale scambio gastronomico tra Italia e Sol Levante

Dal classico negozio cittadino alla formula dei tre locali in uno: un self lunch bistrot di qualità (il Velocibò, dal 1994), l'osteria tipica rivisitata (il “Salumi e baci” dal 2005) e, ultimo nato a novembre 2007, un vero ristorante giapponese battezzato TambuLini (con la L al posto della R). Giovanni Tamburini, nume tutelare della buona gastronomia petroniana, è il titolare dell'Antica Salsamenteria nel Mercato di Mezzo, dove da generazioni cittadini e viaggiatori trovano le prelibatezze dell'Emilia Romagna, come tortellini e paste fresche, salumi e formaggi, ghiotte preparazioni da banco e mille altre sfiziosità.

Sulla via del Giappone
Ora, nel suo tempio della tipicità, Tamburini ha coinvolto uno chef giapponese per creare TambuLini. Aperto solo di sera, in un'ala del complesso che di giorno è parte del self lunch, ma con vetrina e accesso separato, da via Caprarie.
Il giapponese è l'ultimo tassello di un progetto più ampio, che si sviluppa in base all'intuizione del gioviale imprenditore bolognese. Il quale, già nel 2006, ha aperto in collaborazione con un colosso giapponese che importa cibi mondiali di qualità, un Tamburini con prodotti nostrani a Tokyo. Da questo contatto, è nata poi l'idea del TambuLini.

Provocazione lessicale a parte, il binomio nippo-bolognese è quantomeno insolito. Non si tratta solo di qualche piatto o di una cucina fusion contaminata: quello che il venticinquenne Yota Suzuka, allievo di Marco Paolo Molinari, chef italiano di successo a Yokohama, propone al TambuLini è 100% Japan Style.
Per ora la formula è il menu fisso con otto portate, a 30 euro escluse bevande.

Il menu
S'inizia con gli otoshi (stuzzichini) e le varie tipologie di sushi, poi con assaggi di zensai (antipasti misti), che possono essere sashimi, nimono (zuppe), otsukemono (cioè pesce crudo, ortaggi con carne cotta e condita, ortaggi marinati in salamoia). Si prosegue con gamberi e verdure in tempura, e poi con secondi a base di carne come l'oniku ryori (barbecue) o il kakuni (maiale stufato). Per dessert, dolcetti misti, torta di cioccolato, macedonia (ponchi), crema bruciata (buryure), e mousse (musu).
Non solo: Suzuka, da buon giapponese inquadratissimo, in cucina si è portato i propri coltelli e attrezzi, le proprie porcellane per la tavola e per caratterizzare un po' il locale alcuni oggetti e suppellettili originali, visto che per il resto gli interni sono rimasti quelli volutamente senza fronzoli del Velocibò.

In accompagnamento alla sua cucina, di rigore la birra giapponese Asahi. Ma si può benissimo associare un Pignoletto o un Merlot Doc dei Colli Bolognesi. Quale sarà il futuro del progetto? Intanto, Giovanni Tamburini ha preteso che gli addetti giapponesi destinati al suo Tamburini Japan vengano formati sull'arte culinaria petroniana nel suo negozio bolognese, in veri e propri stage che durano mesi interi.

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