Aumentano gli operatori per l’acquisto del vino sul web

Marco Ferrara, city manager Prime Now Amazon

L’e-commerce alimentare ha numeri ancora piccoli. E minuscoli sono quelli relativi alla vendita del vino, ma entrambi presentano ampi margini di crescita. Il B2B sta però ancora alla finestra, anche se importanti operatori come Amazon stanno investendo nel canale alimentare.

Lo scorso luglio Amazon, il colosso mondiale del commercio elettronico, ha lanciato in Italia la vendita di prodotti alimentari a lunga conservazione. A novembre ha fatto un passo ulteriore: a Milano è stato introdotto il servizio Prime Now, che consente al consumatore di fare tutta la spesa senza passare dal supermercato e di vedersela consegnare nel giro di un’ora in città pagando 6,90 euro, gratis in giornata scegliendo una delle fasce orarie suggerite da Amazon. Basta avere uno smartphone o un tablet e, con pochi clic, si riempie il carrello virtuale non solo di acqua, vino, birra, pane, yogurt, surgelati ecc. e, da febbraio, frutta e verdura fresche. In tutto, circa 20.000 referenze. Perché Amazon ha deciso di investire in un mercato online relativamente arretrato come quello italiano, dove la spesa media per abitante per food&grocery è di soli 6 euro l’anno, un’inezia rispetto ai 210 euro della Gran Bretagna o ai 120 della Francia? «Prime Now è un servizio che viene sviluppato nelle aree urbane - spiega a Bargiornale Marco Ferrara, city manager Prime Now -. Per effettuare consegne in tempi così rapidi occorre, infatti, operare in un territorio circoscritto, essere dotati di una struttura flessibile con procedure semplificate e utilizzare un modello di consegna che permetta di raggiungere facilmente il maggior numero di persone. Milano e il suo hinterland offrono queste caratteristiche. Inoltre, l’e-commerce in Italia presenta ampi margini di crescita. Prevediamo quindi di sviluppare ulteriormente il servizio introducendolo anche in altre città italiane a partire dal 2016 e negli anni venturi». Insomma, ci troviamo agli inizi di quella che sembra una rivoluzione nelle abitudini di acquisto di consumatori e di professionisti.

Un fatturato di 55 milioni di euro
I primi sintomi di questa inesorabile, rapida evoluzione si stanno scorgendo nel commercio online di vino, che all’interno del comparto food rappresenta una piccola nicchia, 55 milioni di euro nel 2015 su un fatturato totale di 393 milioni verso consumatori italiani e all’estero (fonte: Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano). Ancora più marginale la proporzione delle vendite online rispetto alle vendite totali di vino in Italia: solo lo 0,2% (fonte: Tannico.it). Per ora, le cantine sembrano poco interessate alle vendite online dirette. Da una ricerca di Fleischmann Hillard Italia risulta che solo 2 sulle 25 più grandi aziende vinicole italiane per fatturato hanno uno shop virtuale gestito dal proprio sito. I motivi sono molti, tra cui la volontà di non danneggiare i rapporti consolidati con la filiera di distribuzione esistente. In rete, al contrario, si registra un fiorire di siti di e-commerce specializzati nel vino o, più in generale, nell’enogastronomia. A comprare vino online sono in larghissima maggioranza i privati ed è su di loro che si concentra l’attenzione dei siti. Bar e ristoranti preferiscono ancora affidarsi ai canali tradizionali, con acquisti attraverso i distributori specializzati in bevande o direttamente dai produttori, che assicurano prezzi e condizioni più favorevoli. L’acquisto online, però, può diventare interessante anche per gli operatori horeca quando, per esempio, vogliono inserire in carta un’etichetta che il proprio distributore non ha, oppure completare la gamma con referenze di nicchia. Comprare in rete poche bottiglie di cui non si prevedono grandi volumi può essere, infatti, più conveniente che rivolgersi a un distributore che impone dei minimi d’ordine più alti.

Canali e prezzi riservati
Da una rapida e parziale analisi di alcuni dei principali siti di e-commerce di vino italiani abbiamo visto che pochi si rivolgono anche al canale professionale.
Uno di questi è Tannico.it, che nel menu Informazioni ha la voce dedicata a bar e ristoranti. Nato tre anni fa, Tannico.it oggi ha un portafoglio di circa 5.000 etichette. Nel 2015 ha fatturato 4,2 milioni di euro e in futuro prevede di raddoppiarlo anno su anno. «I nostri clienti sono soprattutto privati, dagli amanti del buon bere che comprano bottiglie di Giacosa e Selosse a persone che fanno scorta di vini da tavola da 8 euro la bottiglia - dichiara Riccardo Zilli, product manager e co-fondatore di Tannico.it -. I clienti horeca sono meno dell’1% del totale; al momento, non sono un target prioritario e non abbiamo progetti dedicati. È un canale ancora molto tradizionale. In futuro, però, gli operatori potrebbero essere attirati dalla nostra ampiezza di gamma e avere interesse a rivolgersi a un unico referente invece che a 15, fare un unico ordine, non tenere grandi stock. Vincerà, alla fine, il servizio». Anche Xtrawine.com, leggiamo sul sito, riserva prezzi e servizi appositamente studiati per bar, enoteche, ristoranti, come listino personalizzato, sconti sul volume d’acquisto, condizioni agevolate per l’acquisto di bottiglie rare, possibilità di prenotare vini particolari o di difficile reperibilità.

Eppur la rete si muove..
Callmewine.com, lanciato nel 2011, è il frutto della passione per il vino di Paolo Zanetti, già manager di startup digitali. Oggi il catalogo offre circa 1.800 vini di oltre 700 cantine e 400 distillati. «La nostra è una selezione dei vini migliori di ciascuna cantina - racconta Zanetti -. Comperiamo direttamente dalle cantine o dai distributori in esclusiva. Vendiamo anche all’horeca, con condizioni specifiche. Per ora, comunque, il canale professionale per noi pesa poco». C’è anche chi, per principio, non serve il canale horeca. È il caso di Vinitaly Wine Club, il sito di e-commerce partecipato da Veronafiere. «Ci rivolgiamo solo ai privati - rivela Mattia Giorgi, e-commerce & marketing manager -. Compriamo direttamente dalle cantine e vendiamo solo vini italiani. La selezione è curata da esperti e puntiamo alla qualità del servizio». Ci sono poi enoteche e ristoranti che avviano un sito di e-commerce. È capitato ai fratelli Tonino e Marco Terminiello, proprietari di tre ristoranti a Sorrento, tra cui O’Canonico 1898. Una dozzina di anni fa rifanno il sito di questo locale e mettono online la carta dei vini, con bottiglie rare e verticali importanti. Arrivano richieste d’acquisto da mezzo mondo e i fratelli decidono di darsi all’e-commerce. È il 2006 quando va in rete Italianwineselection.com. «All’inizio lo consideravamo un’attività aggiuntiva per far girare di più la cantina - dice Tonino -. Oggi rappresenta circa il 30% delle nostre attività. Un terzo degli ordini arriva dall’estero e vendiamo anche a enoteche e ristoranti». Gli approcci al commercio online sono tanti quanto sono i siti. Di certo c’è che il settore continuerà a crescere. E i professionisti non staranno sempre a guardare.

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