Si moltiplicano le aziende produttrici del food&beverage che realizzano locali monomarca. Per diffondere i valori del brand e testare i propri prodotti
Dal produttore al consumatore: questa storica formula commerciale da qualche anno è stata rilanciata e oggi, in versione riveduta e aggiornata, è uno dei trend vincenti. Anche nell’universo del fuori casa. Non solo, infatti, si assiste a una proliferazione di botteghe, spacci e outlet che fanno capo direttamente ai produttori (di food e di non-food), ma cominciano a fare la loro comparsa anche cioccolaterie, salumerie, risotterie e wine bar sviluppati e gestiti da produttori del settore alimentare. Tutti con una caratteristica: essere monomarca, ossia rappresentare lo sbarco dei brand più noti del food dagli scaffali dei supermercati alle vetrine affacciate sulle strade o nei centri nevralgici delle grandi città.
Secondo Il Sole 24 Ore, in Italia sarebbero già circa 280 i locali monomarca. Tolti i colossi del settore (come McDonald’s, Roadhouse Grill e Burger King) resta l’aspetto più nuovo di questo fenomeno: la comparsa di nuovi operatori che dall’industria si trasferiscono nel mondo horeca: da Rana a Frescobaldi, da Riso Gallo a Parmacotto, da Zonin a Riso Scotti, fino alla multinazionale Danone, che a Barcellona ha aperto il nuovo format Casa Danone.
Vetrine prestigiose
Le ragioni di questa scelta sono diverse: molti vogliono aumentare la loro presenza nei consumi alimentari extradomestici, che sembrano risentire meno della crisi. Antesignana è stata in Italia la famiglia di viticoltori Fantinel, che dal 1998 ha sviluppato la catena Pane Vino e San Daniele.
Altri operatori li concepiscono come veri e propri “flagship store”, ossia vetrine prestigiose che servono a veicolare al pubblico il brand e i suoi valori, raggiungendo target più ampi e diversi rispetto ai responsabili degli acquisti domestici. Lo dimostra il caso del Salumificio Renzini che, in partnership con Chef Express, ha creato nell’area di servizio autostradale di Bisenzio il primo “corner d’alta norcineria”, dove farsi preparare panini personalizzati, farciti con le specialità umbre di qualità scelte dal bancone. Infine, c’è anche chi approccia il mondo della ristorazione perché offre la possibilità di scavalcare ogni intermediario e di arrivare direttamente ai consumatori, permettendo di testare nuovi prodotti, di verificare il gradimento di quelli sul mercato e di sondare i comportamenti di acquisto e le preferenze di consumo.
Riso Gallo ha aperto da alcuni mesi il primo Chicchiricchi Store nella food court dell’Auchan di Cesano Boscone (Mi). «È un locale-pilota - spiega il direttore marketing, Marco Devasini -, che ci serve per testare il nostro format dove proponiamo un approccio al riso a 360 gradi». Infatti, sfruttando la versatilità del riso, il menù copre tutte le aree di consumo, uscendo dal focus classico sul primo piatto, benché ovviamente i risotti, realizzati al momento in pochi minuti, sotto gli occhi del cliente e personalizzabili secondo i gusti, siano i più richiesti. Riso al centro anche della proposta gastronomica della Risotteria Scotti, che ha aperto il primo locale nello scorso dicembre nel centro commerciale Carrefour di Pavia. «Si tratta di un vero e proprio “laboratorio” di esperienze che Riso Scotti utilizza quale punto di contatto diretto con i clienti - spiega Raimondo Sciarrillo, titolare dell’agenzia Testa e Cuore, che ha sviluppato il progetto -. La scommessa è dimostrare che con il riso si possono preparare tante ricette gustose e improntate al benessere».
Pochi i franchising
La Risotteria Scotti, per cui si stimano circa 50mila clienti l’anno, è il primo passo di un progetto destinato a sbarcare all’estero e a svilupparsi in Italia in franchising. Sta lavorando sull’affiliazione commerciale anche il gruppo Rana, che oggi gestisce 24 ristoranti Giovanni Rana di proprietà. La maggior parte delle industrie alimentari punta su locali di proprietà, soprattutto se l’obiettivo è quello di trasferire un preciso stile alimentare e un’atmosfera particolare, coerente con i valori del brand, magari sui mercati esteri. Orizzonti internazionali per Zonin, che ha puntato su Tokio per la catena di wine bar “Gustavo” e prevede due aperture a New York e Londra, e per Frescobaldi, 3 wine bar all’aeroporto di Roma, 2 ristoranti-wine bar a Firenze e Londra (da Harrods) e nuove aperture in programma: «Il successo del nostro format - spiega Luisa Calvo, communication manager di Frescobaldi - sta nel suo mix unico: grandi vini anche al bicchiere, cibo di qualità, atmosfere uniche e un brand noto a livello internazionale».