Solo 60 mq per il Niji di Roma che in tre anni è diventato meta di riferimento per gli amanti di gin e whisky. Arredi vintage, accoglienza su misura e una carta dedicata ai collins.
"A quel tempo" (questo significa Niji) è una parola mutuata dalla tradizione buddista. Non “c’era una volta”, bensì quattro lettere che indicano l’attimo dell’illuminazione. Beh, magari entrando in questo locale non è proprio l’illuminazione che si raggiunge, ma una sensazione di calda accoglienza, che poi è lo scopo del design progettato dalla proprietaria Elisa Bonafede, che lo ha aperto 3 anni fa. In soli 60 mq, un tripudio di dettagli che rende l’ambiente curioso, specialmente perché è divertente curiosarci dentro.
Come dice la Bonafede: «Ci vorrebbe una settimana per scoprirli tutti». Il cucù, il gallo che poi è simbolo del locale (per il semplice motivo che cocktail significa coda di gallo), le stampe da quadri di Botero, le pagine di giornale incollate ai muri eccetera. E magari ogni sera si può assaggiare un drink differente. La nostra visita si è collocata in un momento di interscambio fra il menu estivo e quello invernale. Prevalenza di basi vodka e gin per i drink estivi, whiskey e rum per quelli della stagione fredda. E se il menu estivo gioca sull’abbinamento fra fotografie artistiche e drink, quello in lavorazione sarà composto di 8 cartoline vere e proprie - acquistabili volendo per mandarle a parenti e amici lontani - che ritrarranno i dettagli dell’arredamento del Niji, abbinati ad altrettanti house drink. Parallelamente è in arrivo la carta dei “Sette Collins”, ovvero ricette di rivisitazioni del Collins prestate dai colleghi barman della capitale.
300 referenze in offerta
Oltre ad essere la proprietaria unica, Elisa Bonafede è l’anima artistica e creativa del Niji. Non miscela, ma accompagna e intrattiene con calore gli ospiti in sala. Le abbiamo chiesto come mai si fosse lanciata del mondo dei cocktail, visto che viene da quello dell’arte. Ci ha raccontato di ritenere la miscelazione una forma d’arte essa stessa e di essersi appassionata grazie alla conoscenza di una barlady come Eleonora De Santis, oggi dietro al bancone delle Scuderie del Colle, locale del quartiere Monti di cui la Bonafede è socia e del quale ha curato il progetto.
Della De Santis è il cocktail più venduto del Niji, il Sunset Kuala Lumpur, un sour a base vodka con sentori di cardamomo e cetriolo pestato.
Dietro al bancone del Niji, a realizzare questo e gli altri drink di sua creazione, Francesco De Nicola, responsabile del bar a capo di una squadra di 3 bartender, che ha creato una bottigliera da oltre 300 referenze - davvero molte per un locale così piccolo - e una predilezione particolare per gin e whisky premium. Una selezione di distillati pensata per andare incontro ai gusti sofisticati di una clientela preparata. Collocato in una zona “nascosta” di Trastevere, in via dei Vascellari, il Niji dopo le 22 chiude porte e tende e diventa uno scrigno segreto, alla moda degli speakeasy, rimanendo aperto fino alle 4 di mattina. Un gioco che piace molto ai tanti stranieri – americani in primis – che popolano questo quartiere di notte e che vengono mandati spesso da concierge e ristoratori per un dopo cena (al Niji non si serve food, a parte delle patatine “home made” lime e pepe bianco offerte all’ora dell’aperitivo).
In coida per farsi un selfie in bagno
Come spiega la Bonafede: «Spesso chi viene da noi ci ha scelto intenzionalmente perchè ha il desiderio di bere bene e sa che cosa lo aspetta». Pochi gli avventori da Spritz, quindi, ma una predilezione per i clienti che si fanno guidare e consigliare dai bartender.
Non manca la vena social del locale, che spesso e volentieri finisce taggato nelle fotografie dei suoi clienti… in bagno! Un creativo gioco di tappezzeria fatta con pagine di giornale vintage (con notizie di eventi storici, dalla nascita della Repubblica Italiana alla morte di Marylin) acquistate nei mercatini romani, ha reso questo minuscolo spazio meta di pellegrinaggi, armati di smar tphone. «Ci sono sere che vediamo addirittura la gente in fila per andare in bagno, col telefonino in mano».