Mr Fogg’s, ovvero il giro del mondo in 80 cocktail

Il primo barman ricorda i giorni in cui  lavorava in un circo di Roma. Perse i suoi genitori acrobati mentre saltavano in un anello di fuoco. Ancora in pantaloni corti fu salvato dal signor Fogg. I velocipedi, appesi sopra alla sua testa, sono gli unici cimeli di famiglia che è riuscito a portare con sé. Anche il secondo barman che incontriamo ci descrive  un’epopea. Era un noto cacciatore del Golfo Persico che un giorno, per difendersi, sparò al suo aggressore. A un passo dalla lapidazione, fu liberato in modo rocambolesco dal signor Fogg e condotto nella sua elegante residenza londinese. Con un gesto drammatico mostra il suo fucile agganciato alla parete. Prima che cambiate canale, o meglio giriate pagina, fateci spiegare.  Fogg è uno di famiglia per chi ha reminiscenze di gioventù o per chi ha un pargolo in età scolare o, ancora, è cresciuto a pane e Giulio Verne. Per chi l’ha rimosso diciamo che Phileas Fogg è un flemmatico, ricco, enigmatico, uomo inglese vissuto in epoca vittoriana, con una certa attitudine per i viaggi da cardiopalma. Fogg, insieme al fido servitore Passapartout, è il protagonista del romanzo d’avventura “Il giro del mondo in 80 giorni”. L’avventura dell’eccentrico Fogg rivive ogni sera, a partire dal 21 maggio 2013, tra le mura di uno dei più scenografici locali londinesi famoso col nome di Mr Fogg’s, una bomboniera in stile vittoriano che lo studio di design d-raw ha progettato per Inception Group, la stessa società che non molto tempo fa ha aperto il Bunga Bunga, pizzeria con karaoke, chiaramente ispirato alle prodezze amatorie del nostro ex presidente del Consiglio e alle sua naturale vocazione da “party-animal”. Sulla soglia del locale la selezione si fa all’antica. Gli ospiti del salotto Fogg sono accolti da Passepartout che fa gli onori di casa con tutta la riverenza e le buone maniere di un maggiordomo. Il personale è agghindato a tema: un’orgia di doppi polsini, papillon, guanti, panciotto a doppiopetto e cilindri. Nessuna concessione alla modernità. Perfino il terminale della cassa è coperto da uno scrigno e gli unici orologi ammessi sono le cipolle da taschino.
Da questo quadro è sceso per incontrarci il bar manager Francesco Medici. «La narrazione non riguarda solo la forma, ma anche la sostanza. Cerchiamo di essere quanto più fedeli possibili alla nostra storia. A partire dal ghiaccio. Nessun “moderno cubetto”, ma un grosso blocco dal quale, con gli attrezzi giusti, ricaviamo il necessario per confezionare 400-450 drink a sera, 600 nelle serate più affollate, proposti a un prezzo medio di 15 sterline, circa 20 euro». La lista del Mr. Fogg’s si compone di una sessantina di drink, tra i quali 15 rivisitazioni di classici, oltre alle ricette che settimanalmente vengono telegrafate dal signor Fogg. Durante il suo viaggio in Giappone, per esempio, ha spedito una lista di cocktail a base di ingredienti tipici come sake, shochu, whisky, yuzu.

Sventola il tricolore
La squadra che guida il locale è tutta italiana. Oltre a Francesco Medici, c’è il general manager Danilo Tersigni, mentre l’ex head bartender Filippo Previero si è spostato in un altro locale del gruppo. Si muovono ogni sera in un salotto dove non manca niente. Tra banco, libreria, colonne rivestite in pannelli di legno spuntano anche pouf a zampa di elefante. Prima di urtare la vostra sensibilità animalista, specifichiamo che si tratta di riproduzioni artificiali. Nessun parente di Dumbo è stato maltrattato. Il locale, nel cuore della sciccosa Mayfair, apre alle 17 con il rito del tè. O meglio con drink serviti in inediti contenitori, da quattro a otto persone, come la teiera cinese, il mappamondo della Crimea, la locomotiva o la fontana russa. «Tutti trofei di viaggio del signor Fogg», dice il cameriere presentandoli. L’ampia carta è arricchita con rimandi alle esplorazioni e dediche agli amici più cari del signor Fogg. Del “1840” si legge, per esempio, che è “una miscela molto apprezzato dalla cara amica, la Duchessa di Bedford, oggi diffusa in tutto l’Impero a base di Earl Grey infuso in Tanqueray No. Ten, Cointreau, liquore di pesca,  succo di limone e marmellata d’arance”. Ancora, il “Royal Martini” (Amer Picon, Kirsch, sciroppo homemade di sambuco e Porto, e chocolate
bitters) è uno drink più apprezzati nella corte di altezza Federico VII, re di Danimarca, mentre “Kiouni” prende il nome dal meraviglioso elefante che trasporto Sir Fogg e Sir Francis Cromaty attraverso le foreste indiane. “La bestia era forgiata nel ferro o, almeno, così ci sembrò in quei giorni fatidici...».

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