Alla finale italiana del concorso di Angostura via libera a ogni forma di bicchiere. Ne abbiamo visti di ogni tipo. Incluso il pentolino da caffè turco
Seduti al tavolo della giuria, alla finale italiana dell’Angostura Global Cocktail Challenge, abbiamo visto circolare un ricco campionario composto da forzieri, scarpette di vetro col tacco, peperoni con la cannuccia, tazze da tè con tanto di biscottini, barattoli di confettura e lattine di asparagi. La cosa più normale era l’ananas svuotato o forse il bicchieri tiki. C’era persino un abat-jour. No, i fumi dell’alcol, in questo caso non c’entravano. È successo che da Trinidad & Tobago, culla del bitters e dei rum Angostura, è arrivato il via libera all’impiego di qualsiasi forma di “bicchiere”. Qualcuno ha osato col tradizionale vetro, ma si è trattato di casi isolati. E se di vetro si trattava, come minimo, erano pezzi d’epoca.
La liberalizzazione dei contenitori da drink
Negli ultimi anni - complice la liberalizzazione avvenuta nella gran parte delle gare da cocktail internazionali - ai normali tumbler, old fashion, hurricane, coppe e coppette, si sono affiancati oggetti misteriosi, qualche volta inutili, in certi casi funzionali. Contenitori che oltre all’aspetto piacevole e insolito sono studiati ad hoc per raffreddare un fizz o tenere in caldo un hot toddy. Qualche volta si tratta di ritorni, come le mug polinesiane o le tazze col manico per i drink caldi. In altri casi si tratta di ricicli belli e buoni (la lattina d’asparagi per il julep o la tazza da tè per tenere in temperatura il Daiquiri).
Altre volte si tratta di oggetti presi in prestito da altri ambiti per poi cambiarne la destinazione d’uso. Caso emblematico è il Coso. Un recipiente a due bocche che Dario Comini ha mutuato dai laboratori di chimica per destinarlo alle sue miscele bipolari. Gabriele Secolo in trasferta dall’Hide Bar di Londra, per il concorso andato in scena al Gioia 69 di Milano, ha mescolato una cup, classico della miscelazione britannica, in una vasca di plastica. Tanto ghiaccio, rum, Angostura Bitters come se piovesse, il tutto rimescolato con il swizzle stick, il bastoncino dentato frutto della pianta esotica nota come quararibea turbinata. Il suo drink è stato servito in un tumbler collocato all’interno di una piccola cassa dei pirati, accompagnata da una mappa del tesoro, con inchiostro simpatico, per trovare le isole di Trinidad e di Tobago.
Nuove decorazioni
La sensazione è che si siano abbondonate le decorazioni festival, ma anche i semplici gabbiani o fiorellini fatti con la frutta e la verdura, per utilizzare come decorazione i nuovi contenitori da cocktail. Il bicchiere diventa una scelta estetica. La scarpetta di vetro racconta una storia, il julep strainer nel bicchiere un’altra. La frutta sparisce dal bicchiere e se c’è si tratta di agrumi caramellizati, semplici riccioli di limone, ciuffi di menta. All’insegna del minimalismo e del risparmio. Anche al bar.