Con il termine dialettale “capatosta” si definisce una persona tenace, caparbia e pronta a far fronte alle difficoltà della vita. È con questo spirito che nel novembre 2014, dopo mesi di duro lavoro per pianificare tutto nei dettagli, ha aperto a Napoli il primo punto di vendita con take away di Capatoast. Oltre alla forza del nome su cui ruota tutta la comunicazione, il gruppo di creativi alla guida del progetto - Paolo Castaldo, Marco Micallef, Antonio Pepe - ha puntato sulla sostanza: toast di dimensione extralarge (15x19 cm), preparati con farciture mai banali e ingredienti certificati, serviti in diversi tipi di pane artigianale (bianco, integrale, alle noci, vegan, dolce) sfornato ogni giorno, privo di alcol etilico e altri conservanti. «Quando siamo partiti - ricorda Claudia Castaldo, responsabile marketing - nessuno di noi aveva esperienze nel settore food. Per questo ci siamo rivolti a figure competenti. Grazie al loro contributo sono nate ricette e combinazioni ricercate per la realizzazione di un menu variegato e invitante. Ma siamo pur sempre un gruppo di creativi e, come tali, abbiamo messo alla prova la nostra creatività tra i fornelli dando vita a combinazion che testavamo con amici e parenti, organizzando delle cene ad hoc in cui le varie ricette venivano sottoposte ad attenta e scrupolosa votazione. Molte di esse sono state inserite nel menu con grande soddisfazione personale».
Ricette per tutti i gusti
In tutti i punti di vendita, che propongono toast sia per l’asporto sia per il delivery con Foodora, è proposta la stessa gamma di prodotti. Sono oltre 30 le ricette pensate per soddisfare ogni gusto con prezzi variabili dai 2,50 agli 8 euro. Il menu è diviso in sei sezioni. Si parte dalla linea “classic“ con ricette tradizionali rese speciali dall’impiego di materie prime di qualità come per il Soave (cotto di Praga, fiordilatte dei Monti Lattari e insalata) o il Gentile (crudo di Parma, Squacquerone Dop, rucola).
Alla voce “special”, troviamo un mix di sapori d’Oltreoceano combinati con la cucina tradizionale italiana. È il caso del monumentale Club Toast: doppio toast con fesa di tacchino, arrosto, insalata, pomodori di Sorrento, bacon, frittatina, cheddar e maionese. Nella sezione “gourmet” spiccano combinazioni con ingredienti di prima qualità. Come il “Buongustaio” a base di mortadella di Bologna Igp, brie e crema di pistacchio. E poi ci sono quattro varianti “light”, due specialità “vegan” e due “dolci” a base di confetture e creme dolci.
Format in franchising
«Abbiamo costruito questo format affinché potesse essere facilmente replicabile. E quello che era allora solo un progetto al quale ci eravamo aggrappati con tenacia, in breve tempo ha preso forma. Il successo napoletano ha avuto risonanza fino a Milano, dove è stato aperto il primo punto di vendita nel luglio del 2015, dando inizio al progetto di espansione in franchising». Oggi, tra spazi diretti ed affiliati, Capatoast conta ventidue punti di vendita in Italia, da Nord a Sud. Per aprirne uno sono necessari almeno 50 mq che diventano di più se si vuole effettuare la somministrazione. Royalties richieste, 3% del fatturato imponibile mensile.