L’Autostazione di Cittadella, una fermata per i drink di Alberto Birollo

L'Autostazione di Cittadella (Padova)

Da rimessa di autobus a locale di tendenza. Succede all'Autostazione di Cittadella (Padova), locale da grandi numeri che punta su qualità e sperimentazione.

Negli anni ’50, mentre negli States nascevano cocktail immortali come lo Screwdriver e, a Venezia, Arrigo Cipriani spopolava con il Bellini, a Cittadella (Pd) ci si recava al bar della stazione delle corriere, in pieno centro, giusto per un caffè prima di salire in pullman. Oggi, dopo due anni di ristrutturazione a opera degli architetti Andrea Rizza e Alessandro Simioni, sala d’aspetto, biglietteria e bar hanno lasciato posto agli 11 metri lineari di banco dell’Autostazione e a una cantina ricca di sorprese. A collegare gli spazi è la grande scala centrale rivestita in microtopping (Ideal Work), materiale cementizio innovativo di basso impatto ambientale, che combina resistenza e appeal estetico. Il plateatico esterno, che si affaccia su piazza Martiri del Grappa, è in parte coperto e consente di ampliare la superficie interna. Oltre al cemento, il design minimale ha utilizzato legno e acciaio. I fratelli Giovanni e Narciso Bacchin sono i due imprenditori che hanno rilevato lo storico stabile. La sfida riguarda soprattutto un nuovo approccio nei confronti del cliente, attraverso l’offerta di prodotti di alta qualità, in un locale che accoglie un pubblico numeroso, non di nicchia. Mission: elevare lo stile del bere. Idea piaciuta anche ad Alberto Birollo che ha sposato questa filosofia ed è diventato head bartender del locale. Lo staff è giovane e molto preparato, dote indispensabile quando si ha a che fare con oltre 700 referenze tra distillati e liquori di tutti i tipi, oltre alla selezione di birre e alle 200 etichette di vini, raccolti in una carta in continua evoluzione.

Una biblioteca interna
Non si beve solo per sete, bere è un piacere, bere è conoscere! Questa la filosofia che anima il locale fin dall’apertura, nel 2012. Formazione e aggiornamento sono momenti fondamentali dell’esperienza lavorativa: tutto il personale è coinvolto nei corsi tenuti da professionisti del settore, mentre una biblioteca di circa 200 testi specializzati in materia di bartending, mixology e merceologie consente l’approfondimento individuale. Eventuali dubbi sono quindi risolti nelle varie fasi del confronto quotidiano. La medesima meticolosità è applicata anche nella ricerca del personale, che avviene tramite selezione da curriculum e su segnalazione; step successivi sono il colloquio e l’eventuale periodo di prova. Se la fase teorica appare impegnativa, la pratica non è da meno: a ogni membro dello staff è chiesto di arrivare due ore prima dell’apertura, in modo da preparare la linea per il bar, che comprende l’uso di sciroppi e puree di frutta rigorosamente fresca, tutto home made.
Il drink è sartoriale, preparato misurando il gusto di ogni cliente. Scegliere non è semplice, tra cocktail classici e innovativi. La carta, aggiornata ogni tre mesi, elenca le specialità più quotate dagli anni ‘90 in poi (gli storici sono richiesti principalmente da virtuosi e colleghi bartender) e si rinnova seguendo i prodotti di stagione. È suddivisa tra classici e innovativi, uniti ai mix esclusivi creati proprio qui, frutto della smisurata fantasia dei barman. Il cocktail destinato al successo sarà spesso di facile realizzazione, un insieme di sapori riconoscibili, dall’appeal easy. Sul lungo banco dell’Autostazione le spezie e gli aromi incontrano i liquori, il sedano fa coppia con il gin, la piccantezza del wasabi sposa la vodka.
Sono cocktail profumati e dai sapori sorprendenti, inattesi, che si alternano sui vassoi alle bollicine, sempre molto gettonate. Lo spritz, in parabola discendente, cede il passo a un ampio ventaglio di aperitivi alternativi, realizzati disponendo di una scelta di vermut e bitter che supera le trenta referenze.

L’aperitivo fa cassetto

Staff di L'Autostazione
Staff di L'Autostazione

La selezione e la rotazione delle bottiglie è frutto della sinergia tra Giovanni e Alberto, che puntano a coniugare arte e business, cultura del bere e logiche di mercato.
L’aperitivo incide per il 30% sugli incassi. Alle volte tocca anche il 40%. Ai bicchieri si abbinano crostini di pane fresco e affettati di qualità. Il team si sbizzarrisce nel comporre cocktail dedicati all’abbinamento con la proposta food, come accade di giovedì: in occasione della serata sushi, è stata creata una carta ad hoc con mix che utilizzano ginseng, shochu (distillato giapponese), sake, zenzero e altri ingredienti orientali.
C’è da dire però che, nonostante la ricca proposta prima di cena e il picco quotidiano di presenze dalle province di Padova, Venezia e Treviso, la fascia oraria più redditizia, a parità di afflusso, risulta finora essere l’after dinner, quando l’età media si attesta sui 30 anni e c’è più tempo per assaporare le bevande. A focalizzare ulteriormente l’interesse sul locale sono utili anche le serate d’incontro con produttori e protagonisti del settore, oltre alle degustazioni di vini a numero chiuso, guidate da sommelier e aziende.
Da questo mese l’Autostazione ha in programma un restyling, che porterà un nuovo banco bar, arredi diversi e l’apertura di un ristorante dal concept innovativo.

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