La duplice anima di Palermo

Qui Sicilia –

Tanti gli ottimi vini prodotti nell’isola. Ma pochi i locali che li servono bene

Da trent’anni la Sicilia ha imparato a produrre vini di qualità. Esatti, perché l’avventura del vino “Made in Sicily” è iniziata nel 1984 con la prima bottiglia di Duca Enrico (della Duca di Salaparuta). Prima d’allora il Nero d’Avola era un mediocre vino di alta gradazione utile solo per dare nerbo ai rossi pregiati degli altri, specialmente piemontesi e francesi. Stessa sorte subivano i bianchi.
Fu il grande enologo Giorgio Tachis a dimostrare, proprio con Duca Enrico, quali miracoli si potessero fare con le uve siciliane se solo venivano coltivate e vinificate secondo linee guida moderne e non più con modalità arcaiche e rozze spacciate per tradizionali ma che in realtà erano errori a ripetizione capaci solo di portare a enormi quantità e qualità pessima. È merito di Tachis quel “Brand Sicilia” oggi conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. A conti fatti, i siciliani dovrebbero essere più grati a lui che a Garibaldi.

Una passione recente
La Sicilia ha dunque imparato a produrre ottimi vini, ma è rimasta indietro nella produzione di buoni bevitori. E in mezzo a un mare di vigne la cultura del buon bere è una novità di questi ultimi anni. Per secoli il vino è stato prodotto in abbondanza e guardato con altrettanta diffidenza, un retaggio dell’intensa dominazione islamica che ha lasciato pregiudizi e divieti monumentali. Ancora oggi il vino non viene servito nei normali bar né richiesto fuori dal contesto di un aperitivo o di un pasto. Le “ombre” dei bar veneti sono a una distanza lunare. E non c’è la tradizione delle osterie, dove anche le “persone per bene” entrano per mangiare e bere. C’erano le taverne, disprezzati ghetti per sparuti alcolisti. Di fatto, oggi, il siciliano non si avvicina al vino passivamente. Chi sceglie di bere lo fa in modo attivo e spesso dopo che ha frequentato un corso. A Palermo e in tutte le città siciliane, gli estimatori del calice sono dunque pochi, ma esigenti, persone informate e competenti. Non è un caso che qui happy hour, aperitivi rinforzati e apericena non abbiano attecchito. Nei wine bar e nelle enoteche (nella foto Vino di Vino Enoteca Letteraria di Sicilia), il vino viene servito con frugali appetizer oppure con un pasto completo. Insomma mantiene la sua centralità offrendosi a un degustatore concentrato e non distratto da troppa robina da mangiare. Pioniera e conosciutissima in città è stata l’enoteca Picone, seguita da Vino Veritas. Sulla loro scia sono nati alcuni altri locali, anche se non molti in verità.

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