Un vecchio vigneto su un’isoletta. Parte da qui la sfida di Venissa: vini e cucina d’alta classe in Laguna.
Mazzorbo è un’isoletta della laguna di Venezia praticamente attaccata a Burano. Ma mentre la sua più famosa vicina è fitta di case e di canali, questa lunga striscia di terra ha pochi edifici, una chiesa e tanto verde, tra cui un campetto di calcio e un vigneto. Fu proprio questa inaspettata serie di filari al livello del mare che colpì 8 anni fa Gianluca Bisol, produttore di Valdobbiadene, ultimo di una lunga generazione di viticoltori e proprietario, tra l’altro, di una preziosa parcella di 3 ettari sulla collina di Cartizze. Amore al primo incontro «Stavo facendo un giro in laguna», racconta Bisol, «in compagnia di alcuni clienti, quando notai subito queste viti, che erano chiaramente lì da molto, almeno da 60 anni a giudicare dalle piante». Incuriosito Bisol fece una ricerca, per capire se la produzione di vino in Laguna fosse una cosa abituale e poi commissionò una serie di perizie. Scoprì così che un tempo le vigne nelle isole intorno a Venezia erano numerose. Soltanto nel Novecento la produzione vinicola si diradò, per dare spazio alle attività turistiche. Ma questo portò anche a uno spopolamento delle isole minori. Per farla breve Bisol acquistò il vigneto, la tenuta e tutti gli stabili annessi. Ora ha appena inaugurato un relais di sei camere, con annesso un ricercato ristorante guidato dalla chef Paola Budel. Non solo, il vigneto è stato riportato all’antico splendore e le sue uve daranno vita dal 2011 a un nuovo vino, un bianco fermo di nome Venissa come il ristorante e tutta la struttura. Ma quello che più incuriosisce è la motivazione che spinge un “uomo del Prosecco”, che quindi vive nell’entroterra e non sul mare, a intraprendere un’iniziativa così costosa e impegnativa a Venezia. «La Serenissima e i colli di Conegliano e Valdobbiadene», spiega Bisol, «hanno sempre avuto un legame molto stretto. Un tempo erano i nobili veneziani a venire a “villeggiare” dalle nostre parti. Oggi siamo noi produttori che ci avvaliamo anche del fascino della città per creare occasioni d’incontro con i compratori». Bisol non vuole però rivestirsi del ruolo di salvatore della patria. Venezia, città famosa in tutto il mondo, ancora oggi non propone una cucina all’altezza della sua fama, ma lui non vuole prendersi il merito di aver avviato il rinnovamento. Formula internazionale «Piuttosto», ci confida, «sono convinto che l’idea di avviare un’iniziativa di turismo ad alto livello legandola al recupero di un’attività agricola, come abbiamo fatto noi, rappresenti un modello esportabile in tutto il mondo e segni una rottura: la città non è più il punto di riferimento per un ristorante o un relais. Anzi, il centro di attrazione diventano il territorio, la sua storia, la cultura». Del resto Venissa, rifugio dorato e spettacolare nella laguna veneta, è anche vetrina per il vino. «E non solo per i miei», conclude Bisol, «in carta abbiamo inserito tutto il meglio del Triveneto»