Dal panino ai gamberoni

Formule Forno&Ristorante –

Nato come negozio di dolci americani, il marchio California Bakery sviluppa anche il ristorante, con cucina non stop, take away e “food mobile”.

La cucina americana è ormai familiare in Italia grazie a fast food e steak house. Piace la formula agile dei menu made in Usa, l’informalità delle ricette lontane dal solito schema primo-secondo-contorno, l’abitudine di tenere la cucina in attività a tutte le ore. Se su questo consenso si innesta la volontà di offrire una cucina di qualità, la cura di ogni dettaglio, una ferrea preparazione manageriale e un tocco creativo femminile, si arriva dritti al successo del milanese California Bakery.
Format in crescita Il nome non deve ingannare, perché si tratta di un’insegna tutta italiana. Il marchio nasce una quindicina d’anni fa su iniziativa di Carol Concina, americana esordiente nel settore con un negozio di dolci e torte americane. Nel ’94 marchio, locale e ricette esclusive sono rilevati da Marco D’Arrigo, esperto di marketing ed economia, cui due anni più tardi si affianca Caroline Denti, partner nel lavoro e nella vita, che dà la svolta. Il concept si evolve, anche se resta fedele in molti aspetti a quello iniziale: vendita di pane sfornato ogni ora, produzione di torte, muffin, bagel nel proprio laboratorio. Ma su impulso di Caroline (che negli Usa ha vissuto a lungo), California Bakery allunga gli orari con l’apertura al sabato e alla domenica. Alle specialità dolci si affiancano quelle salate, che oggi rappresentano il 75% del fatturato dei 3 locali aperti: via Verziere, v.le Premuda e il più recente, in piazza Sant’Eustorgio. Il marchio dà lavoro a 40 dipendenti ed è in continuo sviluppo con la previsione d’arrivare a 2 milioni di euro di fatturato nel 2009. Nel fine settimana vengono battuti quasi mille scontrini al giorno.
Menu fuori schema California Bakery di Sant’Eustorgio (così come gli altri punti vendita) dà la possibilità di scegliere anche solo un Bagel ham & salad (prosciutto cotto, formaggio Philadelphia, senape, lattuga e pomodoro, 4,50 €), un Double Cheesburger Plate (hamburger di controfiletto di manzo argentino e contorno,18 €) o uno dei 3 piatti del giorno, senza dover consumare un menu completo come nei ristoranti tradizionali. Il tutto condito da un’ottima capacità di fare accoglienza. Personale con sorriso d’ordinanza, che sa rapportarsi in modo gradevole con il cliente e fa tesoro di un input preciso: mai sollecitare qualcuno ad andarsene, anche se la consumazione è finita da tempo. L’ultima idea di Caroline Denti è California Bee (ape, in inglese). Un Ape Piaggio riarredato nei minimi dettagli, attrezzato sia per il trasporto delle specialità gastronomiche che per la cucina “on the go”. Ideato dall’architetto Andrea Carletti, è stato messo su strada in maggio e ha da subito fatto registrare ottimi risultati, tanto che nel gruppo si pensa di realizzarne altri (costo 30 mila euro circa ciascuno).
Impulso a catering e delivery Non bastasse, California Bakery si è ritagliato uno spazio nel mondo del catering - che rappresenta già il 20% del fatturato - richiesto da privati e spesso da aziende americane. Da qualche tempo la proposta catering si è articolata con la consegna a domicilio, grazie all’alleanza con l’organizzazione Myfood di Milano. Con questo accordo California Bakery riesce a produrre un fatturato equivalente a quello d’un negozio, senza però l’impegno di organizzare delle consegne. Data l’alta richiesta di alcune specialità, il ristorante pone anche in vendita accessori a marchio California Bakmery (come mug, grembiuli, borse) e prodotti gastronomici pronti (bagel, pane) o utili a realizzare specialità americane (oggi sono 35 le referenze, fra miscele per dolci, biscottini, confetture e marmellate, snacks, cereali).

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