Manifesto per la difesa della convivialità

In Italia e all'estero, architetti e designer hanno messo a punto innovative soluzioni di arredo atte a rilanciare il settore coniugando sicurezza e convivialità: da pareti e distanziatori modulari a dispositivi protettivi per tornare insieme

soluzioni convivialità
Pareti modulari in acciaio Cor-ten by Daniele Menichini per Metallum by L.a.m.a.

Su una cosa tutti sembrano essere d’accordo, imprenditori, gestori, architetti e progettisti. Non trasformare i locali in “sale operatorie” o in bunker con i clienti “inscatolati” come sardine. Nessuno mette, ovviamente, in dubbio l’obbligo di attenersi alle disposizioni in materia di distanziamento sociale e igiene, dagli accessi scaglionati al “metro” di separazione fra i tavoli, ma, allo stesso tempo, si fa sempre più strada l’idea che sia possibile andare oltre l’emergenza e pensare a soluzioni che non solo “proteggono”, ma guardano anche al futuro.

Coniugare esperienza e sicurezza

Ci ricorda Andrea Langhi, architetto specializzato nella progettazione di locali pubblici, in un video intitolato “Restaurant of the future?” diffuso in rete: «L’importante è non smettere di immaginare per continuare a rendere l’esperienza di un locale sempre piacevole, divertente, coinvolgente e memorabile».
Come ha giustamente sottolineato Confindustria Alberghi in un recente comunicato sulla ripartenza del settore, alcune proposte, come quelle dei box in plexiglass o degli igloo sulla spiaggia, hanno contribuito a creare ansia e preoccupazione tra le persone che guardano con speranza all’idea di tornare a viaggiare e, aggiungiamo noi, a prendere un caffè o un drink in un bar.
«Il rischio è quello di ospedalizzare il pubblico esercizio e il mondo dell’horeca - interviene Massimo Mussapi, professionista milanese a capo di uno studio che si occupa di industrial design, architettura, graphic design, con particolari competenze nel settore dell’ospitalità - e i locali non possono rischiare di perdere la loro essenza di spazi conviviali. L’obiettivo deve essere quello di effettuare degli interventi rassicuranti e non ghettizzanti: se fossi un gestore mi focalizzerei sui servizi igienici che, alla riapertura, dovranno essere perfetti e dotati di porte automatiche, superfici iperlavabili, rubinetti senza contatto, distributori touchless di sapone o disinfettante eccetera. E poi, mi dedicherai alla sala consumazione, cercando di creare più spazio possibile, eliminando ogni oggetto e complemento superfluo, creando isole con divisioni che possono essere realizzate in materiali diversi, con altezze calibrate a secondo delle necessità operative del gestore. Una soluzione, in questo senso, potrebbe essere l’utilizzo di lavagne mobili, come quelle che ho progettato per Vertical, che possono essere utilizzate sia come strumento di comunicazione igienicamente sicuro (sulla parte in vetro si può, ad esempio, scrivere il menu), sia come pareti divisorie mobili per separare gli spazi. Sono elementi impilabili e facilmente pulibili».

Ripensare gli spazi

Sul tema della gestione dello spazio insiste anche Daniele Menichini, architetto e designer con studio a Piombino (Li) nonché presidente di Green Hub, associazione che promuove la cultura dell’ecosostenibilità nell’architettura e nell’ambiente: «Il numero di coperti che un locale si troverà a gestire è destinato a calare drasticamente e, dunque, occorre ripensare a percorsi specifici e a creare delle aree separate o delle isole. Lo si può fare in tanti modi: ad esempio, recuperando il rapporto con l’esterno e introducendo all’interno del locale, dopo questo lungo periodo di clausura, della vegetazione naturale, utilizzando delle pareti modulari che inglobano del verde e che fungono anche da distanziatori. Come quelli, ad esempio, che ho sviluppato per Metallum by L.a.m.a: sono in acciaio Cor-ten (effetto ossidato), una superficie facilmente igienizzabile, e possono essere prodotti in diverse misure per comporre pareti divisorie da banco, da appoggio, da pavimento o di grandi dimensioni. Si tratta di un’opzione estremamente reversibile e riutilizzabile anche in spazi esterni. Nel quadro di una visione post pandemica, è necessario investire in soluzioni che possono giocare un ruolo strategico a livello di gestionale anche quando si ritornerà alla completa normalità». Menichini parla giustamente di spazi esterni che, come preannunciano già alcune disposizioni in materia, potranno essere sfruttati dai locali come aree di recupero di parte della capienza persa all’interno a causa del “distanziamento sociale”.

Conquistare spazi esterni

«Sarà importante dare aria soprattutto a quei locali che non hanno spazio - spiegano Matteo Rota e Annalisa Grasselli di Margstudio, realtà specializzata nella progettazione e ristrutturazione di locali pubblici - permettendo appunto l’utilizzo di spazi esterni non autorizzati come i parcheggi riservati alle auto. Non dimentichiamo che, ad esempio a Milano, la metratura media di un pubblico esercizio va dai 60 agli 80 mq, banchi e spazio cucina compresi. Un’alternativa, riservata però a esercizi di dimensioni maggiori, potrebbe essere quella di “affittare” parti di locali e di dedicarli a una clientela che ama la privacy con un’accoglienza e un menu dedicati. Una sorta di “servizio privato” come già succede nei locali stellati, che consentirebbe di recuperare parte del fatturato. In questo periodo, ogni soluzione va attentamente ponderata con una valutazione del suo impatto a livello di bilancio».
A proposito di soluzioni a basso impatto, Margstudio in collaborazione con Angeletti Ruzza Design, ha sviluppato Soffio, un dispositivo-visiera in Pvc che scherma unicamente le parti del corpo “artefici del contagio”, naso e bocca, consentendo al soggetto che lo indossa di mangiare e bere e di essere libero nei movimenti. Un progetto, il design è curato da Alessio Casciano, pensato per salvare la convivialità e coniugare la salute delle persone con la necessità di far ripartire un intero settore economico. Se la pandemia è stata inclemente, c’è da sperare che il meteo non lo sia. Sì perché la bella stagione potrà essere un moltiplicatore di opportunità al momento della ripartenza.

«Come progettista e proprietario di locali mi auguro che la crisi odierna rappresenti solo una parentesi - spiega Claudio Saverino, titolare insieme a Tiziano Vudafieri di Vudafieri-Saverino Partners, studio internazionale specializzato in architettura e progetti di corporate design - e che presto si possa rientrare nella normalità senza essere obbligati a “modificare” o ad “alterare” la fisionomia dei pubblici esercizi. Certamente, la proposta del sindaco di Milano di permettere a bar e ristoranti di mettere i tavolini in strada dove ora sono parcheggiate le auto mi sembra che vada nella giusta direzione e spero che altre amministrazioni locali si associno, facendo sistema. In questo modo, i locali e i cittadini si riapproprierebbero dello spazio pubblico e i gestori avranno la possibilità di recuperare, in parte, coperti e fatturato. A Torino, nel quartiere di San Salvario, è stato avviato da tempo qualcosa di simile con la creazione di un ambiente urbano inclusivo, vivo, verde, curato e con una mobilità pensata in particolare per i pedoni e per i ciclisti con i dehors dei bar che arrivano a filo marciapiede. Ecco, la sfida dei progettisti sarà quella di inventare nuove strategie architettoniche e di design, temporanee e non, per trasformare marciapiedi, spiazzi e parcheggi in nuovi spazi di qualità conviviale.​ Un piccolo segno nella giusta direzione per le città di domani, più a misura d’uomo».

Spazi esterni in grado, dunque, di ospitare non solo sedie, tavolini o divisori ma anche elementi di arredo che possono contribuire alla sicurezza delle persone, senza per questo generare un impatto ansiogeno. È il caso di Sanitunnel, progettato da Costa Group, realtà specializzata nella progettazione e allestimento di locali food&beverage. Si tratta di un box-tunnel in acciaio, che funge da passaggio antistante l’ingresso di locali, dotato di un impianto di nebulizzazione che vaporizza del liquido igienizzante. La sanificazione avviene, tramite sensore, al passaggio della persona, Può essere personalizzato o tematizzato in base all’ambiente circostante. *

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome