La birra alla spina? È sempre più sostenibile

Spillatore soprabanco Blade Heineken.
Massima attenzione all'ambiente: sempre più impianti di spillatura utilizzano contenitori piccoli e riciclabili, come fusti pet e bag-in-box o contenitori più grandi come tank in acciaio per locali alto-vendenti. Particolare attenzione anche alle colonnine design come strumento di vendita

Gli ultimi dati di mercato assegnano alla birra un trend crescente per produzione e consumi. Lasciati alle spalle i sette anni “terribili” (2008-2014) di arretramento, secondo i dati della ricerca Altheys per Osservatorio Birra Moretti (che abbiamo pubblicato sull'ultimo numero di Bargiornale di febbraio), la birra ha raggiunto nel canale fuoricasa una quota record superando otto milioni di ettolitri venduti.

Diversi sono i motivi della crescita, da una timida ripresa economica, alle nuove tipologie birrarie introdotte dalle microbirrerie (3% del mercato) e dagli importatori, alla nuove tecnologie per impianti di spillatura. Non a caso un’azienda protagonista di settore come Celli Group è riuscita nell’ultimo triennio a quasi raddoppiare il fatturato: «Dai 32,7 milioni di euro del 2013 - precisa Mauro Gallavotti, amministratore delegato Celli Group - siamo passati a oltre 80 milioni del 2016, con la consapevolezza di aver superato quota 100 milioni a fine 2017, l’80 % dei quali realizzati in diversi mercati esteri».
Anche per venire incontro alle crescenti necessità delle microbirrerie, Celli ha acquisito l’anno scorso (attraverso la società controllata ADS2) l’inglese Angram, specializzata nelle spine a pompa manuale per birre cask ale (75% del mercato britannico) che non richiedono aggiunta di anidride carbonica o carboazoto per la spillatura. Non pastorizzate e non filtrate, infatti, le birre artigianali sono molto “sensibili” alla sovrasaturazione con Co2.
Due sono in particolare le tendenze che caratterizzano l’impiego di nuove tecnologie per la spillatura: attenzione alla sostenibilità ambientale con fusti diversi e ricorso al design per le spine.

Nuovi fusti senza Co2
Da alcuni anni tutti i maggiori produttori birrari, da Heineken a Carlsberg a Birra Peroni, presentano il proprio Rapporto sulla sostenibilità, dando conto dei progressi conseguiti in termini di: riduzione degli sprechi di consumo dell’acqua e dell’energia impiegata nella produzione, riduzione delle emissioni inquinanti (Co2) e dell’impatto ambientale.
In questa direzione s’inserisce la valorizzazione delle birre alla spina, con la progressiva sostituzione dei classici fusti in acciaio da 20 e 30 litri con più leggeri e piccoli fusti Pet che riducono le relative spese di fabbricazione, trasporto e riciclo. Un concetto che coinvolge anche gli altri formati, dalle bottiglie di vetro alle lattine in alluminio.
«A fine 2017 - precisa Serena Savoca, marketing manager Carlsberg Italia - abbiamo venduto oltre il 94% delle nostre birre alla spina esclusivamente in fusti Pet Draught Master. I punti vendita che serviamo con questa tecnologia in Italia sono oggi circa 30mila, con più di 1,3 milioni di fusti Pet da 20 litri, facilmente riciclabili, senza necessità d’impiego di Co2, dal peso di soli 300 g a fronte di un analogo fusto di acciaio da 8 kg». Nato e messo a punto in Italia, in collaborazione con l’azienda Celli, il sistema Carlsberg Draught Master Modular 20 sta conquistando Paesi di tutto il mondo. Si compone di una cella frigorifera (su trolley o sottobanco) in cui sono contenuti i fusti Pet che vengono gradualmente compressi con aria, in modo che la birra rimanga “intatta” fino a un mese dal fusto iniziato, senza necessità di cauzione o spreco di prodotto.
Una strada analoga è stata seguita da Vinservice (Aalberts Dispense Technologies), altro storico produttore d’impianti di spillatura con il sistema Craft Air che utilizza fusti Pet, con o senza sacca interna comprimibile ad aria, in versione trolley o soprabanco.
Una soluzione alternativa è stata adottata da Drive Beer per la gamma Birra Morena che utilizza anche il sistema di spillatura post mix Mybrewer bag-in-box di concentrato di birra Super High Gravity Drive Beer di varie capacità, da cui si ricavano, diluendo con acqua purificata e aggiungendo Co2, la birra pronta per la spillatura e il consumo.
Per locali con ridotti consumi birrari, Heineken ha presentato l’anno scorso il soprabanco Blade, messo a punto dopo l’esperienza della minispina The Sub con fustini Pet da 2 litri.  Dal design moderno e dalle dimensioni contenute, Blade si carica con fustini Pet con sacca interna da 8 litri (tecnologia BrewLock) a compressione d’aria, posti in una cupola trasparente e illuminata.
L’ultima proposta tecnologica è il sistema IntelliDraught Celli (già adottato da Carlsberg Italia) che permette al gestore, tramite l’introduzione della telemetria, il controllo a distanza degli impianti di spillatura, capace di fornire, oltre allo stato di efficienza della macchina, anche altri dati come stato di qualità della bevanda (temperatura, livello Co2) e tendenze di consumo dei clienti, tutto a vantaggio della gestione di magazzino, della manutenzione periodica e di un’assistenza puntuale e mirata. Un sistema che ha ricevuto il Premio Barawards Innovazione dell’Anno 2016 by Bargiornale per la tecnologia.

Fusti extralarge
Una strada totalmente diversa, relativamente all’impiego dei fusti in acciaio, viene praticata da altre aziende come Birra Peroni-Asahi Europe per Pilsner Urquell e la microbirreria Amarcord.
Per la versione cruda di Pilsner Urquell importata in occasione di Expo Milano, per i locali alto vendenti sono stati scelti grandi tank beer in acciaio da 5 hl.
Analoga la soluzione anche per il birrificio Amarcord, con tank in acciaio di varie capacità (2,5 hl, 5 hl e 10 hl), sovrapponibili su telaio fino a tre elementi. In alternativa, Amarcord propone fusti Pet Polykeg, dal design ricercato, colore grigio con maniglia e base rinforzata rosse, da 16 e 24 litri.

Spine di design
Una spina personalizzata attira l’interesse del cliente e sollecita il consumo della relativa birra. Dalla tradizionale schiera di colonnine funzionali tutte uguali, differenti solo per l’ovale a marchio sulla testa della spina, si sta passando a una serie di prodotti diversificati per specialità birraria, ricorrendo a nuove tecnologie e a design sempre più spettacolari. Un trend seguito da molti piccoli e grandi marchi birrari.
L’installazione di una spina sta infatti diventando sia un elemento di interior design sia uno strumento di comunicazione e vendita con il cliente. In questo modo infatti il cliente associa più facilmente il gusto di una birra con la spina di riferimento sul bancone, un meccanismo psicologico che già funziona per birre in bottiglia o lattina.
Molto successo stanno riscuotendo le spine Ice Bloom Vinservice e Zerotech Celli che, grazie a particolari tecnologie, fanno ghiacciare la colonnina senza ricorrere a glicole o impianti secondari. Da citare la stretta collaborazione di Celli Group con Pininfarina Italian Design & Engineering. Un lavoro che ha portato alla presentazione di cinque coloratissime spine Fiamma e della scenografica The Bull by Pininfarina composta da quattro colonnine ricurve  (tre spine e una luce di servizio) a forma di una mano aperta a conchiglia.

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