Tutto il fascino della lattina

A lungo considerato un contenitore "da supermercato" il formato lattina sta attraendo sempre più birrifici artigianali. Lo sdoganamento si deve ai requisiti tecnici, ma anche all'immagine di moda. Tuttavia, è vero business?

Quella della lattina di birra è una lunga storia. Il primo birrificio a sperimentare il contenitore che avrebbe giocato in futuro un ruolo di primo piano nel confezionamento della bevanda a base di malto d’orzo e luppolo fu l’americano Gottfried Krueger nel 1935 e da allora tutte le aziende del settore si sono lanciate nel segmento. Tuttavia a lungo la lattina, soprattutto in Italia, è stata considerata l’immagine della birra lager da supermercato e l’avvento dei primi microbirrifici artigianali ha ribadito con maggior forza questo concetto. O preconcetto verrebbe da dire oggi, vista la diffusione rapidissima della “latta” tra alcuni dei più noti microbirrifici del nostro Paese.

I vantaggi della lattina

Che cosa è cambiato? Innanzitutto ci si è accorti che la lattina, classica da 33 cl o più raramente da mezzo litro, offre diversi vantaggi nei confronti della bottiglia di vetro. È più leggera, più facilmente stoccabile, si raffredda più velocemente e non lascia passare la luce responsabile dello sgradevole effetto “skunky” che danneggia in modo irreparabile il gusto della birra. La si può bere inoltre anche in luoghi dove il vetro è interdetto e, particolare non trascurabile, può essere personalizzata con loghi e colori tali da trasformarla in una sorta di biglietto da visita tridimensionale per il birrificio che la promuove. Inoltre la lattina dei birrifici artigianali è stata sdoganata da tempo ormai negli Stati Uniti e, stante la rapida diffusione moderna delle informazioni e delle influenze, il salto oltreoceano sui nostri lidi non ha più avuto molti ostacoli da superare.

Pioniera fu la POP

Il primo italiano, manco a dirlo, a battezzare una birra artigianale in lattina è stato nel 2015 Teo Musso del birrificio Baladin. La birra, chiamata POP da “popular beer”, affiancava una facilità di approccio con un’immagine “swinging sixties” dai vivaci colori. Negli anni successivi Musso ha lanciato, sempre in lattina, anche la Rock’n’Roll e la Nazionale con luppolo fresco. E dopo di lui sono arrivati tanti altri: dal Birrificio Lambrate di Milano alla Cr/ak Brewery di Padova; dal Mister B Brewery di Mantova, che addirittura ha rinunciato al vetro a favore dell’alluminio, all’abruzzese Bibibir per finire, ma abbiamo menzionato solo una minima parte dei microproduttori “convertiti” all’alluminio, al lombardo Birrificio Rurale. Ed è proprio il birraio di quest’ultimo, Lorenzo Guarino, a spiegare le ragioni di una scelta che non è solo moda e comunicazione.

L'impatto ambientale

«Certo la lattina ha una bella immagine e piace soprattutto al pubblico più giovane che ha fatto presto ad accettarla - conferma -. A me piace sottolineare un fattore ancora più importante o quello che ha convinto noi del Rurale a sposare la causa della lattina. E mi riferisco al fattore etico. Ovvero la lattina di alluminio comporta un impatto ambientale infinitamente inferiore rispetto al vetro. Basti pensare che una bottiglia vuota da 33 cl pesa circa 220 g contro i 15 di una lattina da 40 cl come la nostra. Sul fronte del riciclo, quello della lattina è decisamente più ecofriendly soprattutto in termini di trasporto. Poi c’è tutto il resto in termini di vantaggi: il contenitore in alluminio è sigillato e non permette scambi ancorché minimi con l’esterno, contiene meno ossigeno e pertanto la birra ha una potenziale shelf life più lunga».

Le prospettive

Insomma, la lattina ha tanti punti di forza per diventare la protagonista del mercato birrario artigianale futuro. Ma il mercato, ora, come sta rispondendo? «Siamo in una fase di transizione - risponde sempre Guarino -. Da un lato l’accettazione della lattina non è ancora così ampia come vorremmo, dall’altro i canali di vendita sono al momento sempre gli stessi ovvero i pub specializzati e i beershop. Ma sono convinto che le cose cambieranno, la lattina ha, ad esempio, un ottimo potenziale nel delivery e piano piano, confidiamo, si farà strada anche in esercizi commerciali non così specializzati». Se non altro, aggiungiamo noi, perché la “resistenza culturale” al contenitore in alluminio sarà destinata a essere sconfitta dal semplice e ineluttabile ricambio generazionale dei consumatori.

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