When It’s Cocktail Time in Cuba, Basil Woon, 1928

Se vi state avvicinando alla miscelazione cubana, questo libro è senza dubbio uno dei testi fondamentali per iniziare a capire il contesto storico dell’isola caraibica durante gli anni del Proibizionismo americano. Basti citare una delle frasi che troviamo tra le prime pagine del libro: “I have merely amused myself by setting down on paper what the tourist to Cuba will see, do (and drink). Mi sono semplicemente divertito mettendo su carta ciò che il turista a Cuba vedrà, farà (e berrà)".

A dirlo, o meglio a scriverlo, è Basil Dillon Woon (1893 - 1974) di origine britannica, drammaturgo, giornalista e non da ultimo scrittore di diversi testi che dal 1920 al 1940 furono utilizzati per la realizzazione di alcuni film. Ma tra i numerosi lavori pubblicati, uno merita senza dubbio di essere letto; “When It’s Cocktail Time in Cuba” pubblicato nel 1928. Un testo dunque che non è un manuale di miscelazione in cui cercare elenchi di ricette con spiegazioni, utensili e bicchieri ma una fonte storica che racconta di drink, bartender, hotel e locali storici di Cuba negli anni in cui l’arte della miscelazione fiorì sull’isola. Lo stesso Basil è anche autore nel 1927 di un testo dal titolo “The Frantic Atlantic”, che sarà anche il nome di un drink riportato da Harry McElhone nel suo libro “ABC of Mixing Cocktails”.

Nel testo si narra di bartender come Fred Kaufman, inventore di numerosi cocktail in cui il succo d’ananas è il protagonista, facile desumere la sua creazione più importante: Mary Pickford, o come Jennings Cox il sovrintendente delle miniere di Daiquiri (la sua storia la trovate in fondo), a cui viene data la paternità dell’iconico drink cubano a base di rum, lime e zucchero che un altro bartender, Costante Ribalagua Vert, porterà alla notorietà.

Inoltre nel testo vi sono alcune righe dedicate ad un altro storico locale di Cuba il “Sloppy Joe’s” in cui si racconta del curioso aneddoto legato al nome del bar: pare infatti che il nome sia legato ad un rifiuto da parte di Joe di una proposta pubblicitaria da parte di Pop Roberds proprietario dell’Havana Evening News. Nello stesso periodo fu anche creata una commissione sanitaria che doveva controllare sulla pulizia delle Bodegas. Pop sentitosi offeso dal rifiuto scrisse sul giornale che la commissione sanitaria doveva controllare un locale dal probabile nome Sloppy Joe’s (Sloppy che tradotto significa sciatto) in fondo a Zuletta Street. È così che dall’uscita di questo articolo il nome del locale rimase appunto tale.

Altra cosa interessante presente nel testo è questo decalogo che spiegava agli americani che vivono sotto il proibizionismo 8 regole, otto buoni motivi per cui recarsi a Cuba fosse senz’altro un’ottima idea.

“it seems that personal liberty in Cuba may be interpreted as meaning:

  1. You may drink as much as you want to.
  2. You may buy as many drinks for your friends as you wish.
  3. You may chance your luck at the lottery.
  4. You may lose as much money as you desire in the Casino.
  5. You need not carry your marriage certificate with you.
  6. You may stare at the pretty señoritas because such staring in Cuba is a compliment—not a crime.
  7. You need no visa to your passport to enter Cuba; no identity card if you remain.
  8. You must not hit the Chief of Police on the nose.

 

  1. Puoi bere quanto vuoi.
  2. Puoi acquistare tutte le bevande per i tuoi amici che desideri.
  3. Potresti avere fortuna alla lotteria.
  4. Puoi perdere quanti soldi desideri nel Casinò.
  5. Non è necessario portare con sé il certificato di matrimonio.
  6. Puoi guardare le belle señoritas perché un simile fissare Cuba è un complimento, non un crimine.
  7. Non è necessario il visto per il passaporto per entrare a Cuba; nessuna carta d'identità se rimani.
  8. Non devi colpire il capo della polizia al naso.”

La storia del Daiquiri

Sono diverse le storie delle origini del Daiquiri che ne fanno risalire la creazione durante la guerra tra gli Stati Uniti d'America e la Spagna per l'indipendenza cubana (1898), ora ad opera di un marinaio americano, superstite dell’affondamento dell’incrociatore Maine nel porto de l’Havana, ora del Generale Usa William R. Shafter, ora di due ingegneri, l’italiano Francesco Pagliuchi (che divenne anche comandante dei ribelli cubani) e l’americano Jennings S. Cox, impiegati presso una miniera di ferro della baia di Daiquiri. Comune a tutte le storie è l’origine “povera” del drink, a base di un distillato locale di canna da zucchero, il rum, con aggiunta di zucchero e succo di lime, utilizzati sia per rendere più bevibile il distillato, sia come integratori, rispettivamente, di nutrienti e di vitamina C, quindi preziose fonti di energia per sopportare le fatiche della guerra o del lavoro nell’afoso clima dei Caraibi. Per queste virtù fu molto apprezzato anche dagli ufficiali americani di stanza nella base di Guantanamo, che ne favorirono la diffusione anche negli Stati Uniti, mentre a renderlo famoso nel mondo hanno contribuito personaggi del calibro di Ernest Hemingway. Fu lo scrittore colui che dette fama immortale al drink e al Floridita, uno dei locali preferiti dal Nobel dove il Daiquiri venne creato negli anni Trenta dal barman Costantino Ribalaigua, autore del celebre ricettario La Cuna del Daiquiri che trovate nella collezione del Bibliotecario di Bargiornale.

https://en.wikipedia.org/wiki/Basil_Woon

https://www.sloppyjoes.org/anecdotes.htm

Titolo: When It’s Cocktail Time in Cuba

Autore: Basil Woon

Prima pubblicazione: 1928

Stampato da: Horace Liveright

Numero di pagine pdf: 308

Lingua: Inglese

Peso: 10 Mb

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