Gli abbonamenti, in genere prepagati, fidelizzano i clienti, anticipano gli incassi e riducono i problemi di gestione di contanti e resti. I consigli per una gestione fiscale corretta nel caso di accordi con aziende che richiedono la fatturazione delle spese
Le tessere prepagate per somministrazione di servizi di bar in abbonamento hanno conosciuto in anni recenti una significativa diffusione. A fronte della concessione di un piccolo sconto, regalano al gestore numerosi vantaggi: innanzitutto fidelizzano il cliente abituale. In secondo luogo permettono di anticipare l’incasso e, di conseguenza, di migliorare la gestione finanziaria. Infine, riducono i problemi legati alla gestione di contanti e resti.
Carnet e prepagate
Le tessere possono essere di due tipi. Le più diffuse sono quelle legate a uno specifico servizio (11 caffè al prezzo di 10); in genere sono in cartoncino, con una serie di caselle da barrare man mano che vengono utilizzate le consumazioni. Meno diffuse delle precedenti sono quelle, utilizzabili per tutti o per gran parte dei servizi erogati dal bar, che a fronte del versamento di una determinata cifra accreditano consumazioni di importo pari o superiore (ad esempio: paghi 45 euro e ti fornirò somministrazioni per 50).
Possono essere in cartoncino con delle caselle in cui si inserisce l’importo dei servizi forniti e si aggiorna il residuo a credito. In questo caso però, è più pratico utilizzare tessere elettroniche, che, nel momento dell’erogazione del servizio, vengono inserite in un apposito dispositivo del registratore di cassa o apparecchio similare, e scalano l’importo delle consumazioni dall’ammontare residuo della tessera, aggiornandone l’importo.
Un ulteriore vantaggio di questo tipo di tessere, soprattutto nei confronti delle aziende che richiedono la fattura, è quello di risolvere il problema delle piccole fatture che sarebbero da emettere giorno per giorno.
Se è richiesta la fattura
Dal momento che non è possibile emettere fatture cumulative che raggruppino operazioni che vanno oltre il giorno di emissione dello scontrino “pagato” (vedi Bargiornale n. 10/2011 pagg. 90-91), la fattura andrebbe infatti emessa tutti i giorni in cui ci sono consumazioni. Un problema non solo per il bar, ma anche per il cliente, che si troverebbe decine di piccole fatture da registrare. Per evitare di dover emettere le fatture ogni volta ci sono due possibilità: quella di un pagamento anticipato o, viceversa, di un pagamento posticipato. Questi ultimi possono creare problemi di ritardi o di difficoltà negli incassi. Con alcune aziende, tuttavia, sono l’unica strada possibile quando le loro procedure non solo non ammettono il pagamento contestuale né, tanto meno, quello anticipato quando vi sia un rapporto non occasionale, ma in più pretendono la preventiva emissione della fattura.
La normativa non dispone quale documento emettere al successivo momento della consumazione. Il nostro consiglio è di emettere uno scontrino “non pagato” o, se il registratore di cassa lo permette, uno scontrino con l’annotazione “corrispettivo già fatturato” o “prestazione in abbonamento” o simili. Questi scontrini non entrano a formare il totale giornaliero dei corrispettivi. Ciò è dovuto al fatto che la fattura, una volta emessa, va registrata anche se il servizio non è ancora stato prestato; la relativa Iva si versa con riferimento alla data di emissione della fattura e non a quella di prestazione del servizio.
In alternativa è consigliabile che il cliente conservi, allegato alla tessera, lo scontrino (o la fattura) emesso all’atto dell’abbonamento, per esibirlo in caso di verifiche nel locale.