Trent’anni di storia economica di due prodotti fondamentali per l’agroalimentare internazionale: dati, statistiche e andamenti dei due comparti nel nuovo libro di Nicola Dante Basile
Stenta il vino, pur con tutte le buoni giustificazioni del caso, mentre l’olio sembra lanciato sulla strada di un radioso futuro. Sono le macrotendenze che emergono dalla lettura di “Olio e vino, eccellenze d’Italia prima e dopo la crisi”, ultimo lavoro letterario di Nicola Dante Basile.
Stenta, dunque il vino, ma non tanto per colpa del prodotto in sé. Se è, infatti, chiaro a tutti lo sforzo qualitativo messo in atto da molte aziende italiane e straniere negli ultimi anni, sono però le statistiche a preoccupare. “La produzione media italiana - scrive Basile - è passata da 76 milioni di ettolitri di media nella seconda metà degli anni Ottanta a 58,5 nel decennio 1990-99, 54,1 nel 2000 e 45,5 nel 2008, in ripresa rispetto al 2007, quando con 42,5 milioni di ettolitri l’Italia ha toccato il punto più basso delle ultime 60 vendemmie”.
Contesto e mercato
Quali i motivi di una tendenza che dà il vino in ribasso? Molti e variegati. La Comunità europea, per esempio, si è allargata e ha dovuto diventare rappresentativa anche di quei Paesi in cui il vino viene assoggettato a pratiche che non aiutano i consumatori nella scelta consapevole, oppure le recenti campagne antialcol che intimoriscono, forse troppo, i consumatori. Tutto nero, dunque? Forse no. «All’orizzonte si intravedono segnali di vitalità - spiega Basile -: dai prezzi all’ingrosso del mercato vinicolo nazionale, che negli ultimi mesi hanno riacquistato una certa vitalità, alle esportazioni, che nel 2010 hanno registrato quantità e valori in netto miglioramento».
Olio, tra Europa e Usa
Discorso diverso per l’olio. Un prodotto che sembra ampliare sempre più i propri orizzonti commerciali, quasi straripando, a livello di consumo quotidiano, in alcuni Paesi. Francia, Germania, Regno Unito segnano da anni tassi di crescita molto interessanti. “Negli Stati Uniti - scrive Basile - nell’arco di venti anni gli impieghi di oli di oliva per uso alimentare sono triplicati, passando da meno di 90mila tonnellate del 1990 a 260mila attuali. E positive sono le proiezioni per i prossimi anni, orientate verso il consolidamento della fase espansiva, in un mercato che in termini relativi oggi rappresenta poco più dell’8 per cento”.
E poi c’è la Cina. Ma per saperne di più rimandiamo alla lettura del libro di Basile.