Negli Stati Uniti e in Giappone il sistema contactless, che permette di pagare anche piccole somme accostando il telefonino al Pos, è già una realtà diffusa. Non è così in Italia; ma è solo questione di tempo. Anche perché non mancano i vantaggi per gli esercenti
Se non ora quando? È il titolo dell’ultimo rapporto del Politecnico di Milano sui pagamenti tramite smartphone. Secondo gli esperti dell’ateneo milanese, la massa critica di utenti ormai c’è, così come la tecnologia, anche se ha bisogno di ancora un po’ di tempo per diffondersi. Stiamo parlando della Near field communication (Nfc), la nuova tecnologia che si sta diffondendo sugli smartphone e che permette di pagare appoggiando il terminale su un Pos contactless. Da qui a un paio d’anni potrebbe essere molto più facile prendere un caffè e pagare appoggiando il cellulare a un Pos.
Le esperienze all’estero
In alcuni Paesi l’applicazione è già una realtà consolidata. Negli Stati Uniti l’applicazione mobile di Starbucks per ordinare mentre si è in coda ha registrato oltre 30 milioni di transazioni in un anno. E Square Card Case, il nuovo servizio della società di pagamenti digitali fondata da Jack Dorsey (l’inventore di Twitter), ha un giro d’affari di 11 milioni di dollari al mese.
In Giappone si può pagare con il cellulare dal 2004: circa 50 milioni di persone sono attualmente in grado di pagare in questo modo al bar.
La patria dei telefonini
I numeri non mancano anche in Italia. E sono in continuo aumento. I cellulari sono i terminali più diffusi: 48 milioni di persone ne possiedono almeno uno e 21 milioni hanno lo smartphone (sono il 44% dei cellulari). Con i cellulari è già possibile pagare skipass, libri, viaggi e prodotti alimentari.
Gli italiani, però, sono molto più abituati di altri a usare il contante. Quelli con una carta attiva sono “solo” 25 milioni, nonostante gli 82 milioni di carte in circolazione nel 2010. Siamo più restii di altri a usare la moneta elettronica: abbiamo un ridotto numero di transazioni annue per abitante (25 contro una media di 63 in area euro) e un alto valore medio per transazione (80 euro rispetto ai 52 dell’area euro). Se in Europa si usa il contante nell’80% delle transazioni, in Italia la percentuale è il 90%.
Il pagamento delle piccole spese al bar porterebbe non pochi benefici agli esercenti. Il costo di gestione del contante, infatti, è calcolato nello 0,5-1% del fatturato per i tabaccai e addirittura nel 15% per i gestori di distributori automatici. Poi ci sono i tempi di servizio. La riduzione del tempo di pagamento rispetto al contante e alle carte tradizionali può andare dai 5 ai 30 secondi con impatti sulle prestazioni di servizio più che proporzionali al crescere del tasso di adozione. Ad esempio il tempo medio di servizio in un fast-food con in media 5 clienti in coda potrebbe essere ridotto del 27% nel caso in cui 2 clienti su 5 usassero strumenti di Contactless Proximity Payment (carta o cellulare).