Barman telegenici

Dal mondo –

La nostra guida su programmi tv, siti, social network e canali YouTube rivolti ai bartender. Con il commento di chi è già diventato una star televisiva

Le sue apparizioni nella televisione americana non si contano. Ha partecipato come protagonista a programmi seguiti da milioni di spettatori, come Iron Chef America. È intervenuto più volte in Good Morning America e sul canale Fox News. “Raising the Bar: America’s Best Bar Chefs” è il programma che l’ha reso famoso come conduttore. Tony Abou-Ganim, originario del Michigan, è il tipico modello del barman che ha bucato lo schermo. Con lui abbiamo fatto alcune riflessioni sul nuovo ruolo dei barman e sul loro aspetto telegenico. «Stiamo solo grattando la superficie. Il movimento del bartending è in crescita vorticosa grazie alle enormi possibilità di condivisione offerte dai media digitali. Le opportunità di carriera, per chi è giovane, appassionato e concentrato, sono infinite. Gli chef in tv sono arrivati vent’anni fa. Oggi tocca ai barman». Quando si parla di bartender in tv non ci riferiamo alle comparsate nelle trasmissioni del mattino o delle lezioni di intaglio della zucca del primo pomeriggio. Non ci riferiamo al barista dei record che confeziona la miscela da Guinness dei Primati. Tantomeno a chi va sul piccolo schermo per presentare il cocktail col ghiaccio secco come ultima novità. Stiamo parlando di programmi speciali e veicolati sull’intera piattaforma multimediale: tv, siti Internet, filmati in dvd, canali tematici, social network, blog, perfino parabole interplanetarie. Un tale Mr. Campione ha fondato su Facebook “The quantum cocktail party”, un gruppo che sostiene di poter conquistare l’amore degli alieni, di qualsiasi galassia, grazie a certe delizie terrene chiamate cocktail.

Quello che i barman odiano degli altri

A parte certi stralunati, c’è chi usa l’ironia come strumento per svelare le difficoltà della professione. Si veda su YouTube la fortunata serie “The bartender hates you”. Il suo primo video del 2008, scritto e interpretato dalla squadra di professionisti di Generation Awesome, è stato visto da oltre un milione e mezzo di spettatori. Questo genere di filmati sono valvole di sfogo, quasi terapie di gruppo della durata di una manciata di secondi, che mostrano la quotidianità: dal cliente fastidioso a quello che il cocktail lo vorrebbe far lui, da quello che ha passato una settimana a Cuba e, ancora rosso dall’insolazione, rimanda indietro il Mojito sostenendo che a L’Avana lo fanno col rum scuro. Di questa folkloristica galleria di personaggi, si sa, sono pieni i bar del mondo. Italia compresa. “Momenti da bar”, sempre su YouTube e firmata dalla Flair Project di Roma, è un’altra interessante raccolta di sketch, in salsa agrodolce, che riguarda il complicato rapporto tra il banco e l’altra metà del bar. Per contrappasso la rete ha replicato con “Shit bartender say”, un filmato che mette in luce tic e manie di miscelatori estremi, evangelisti liquidi e altri strani figuri. Ovvero, quella nuova galassia di barman che crede di detenere le chiavi del sapere e poi cade vergognosamente sulle cose più semplici del mestiere. A fianco di video e mini serie sono nati veri format televisivi rivolti al pubblico generico. Discovery Travel Channel ha inaugurato questo genere di show con due professionisti del cocktail come Colin Asare-Appiah e Dimitri Lezinska. I due “Cocktail Kings” si muovono tra Europa e Stati Uniti, dispensando consigli pratici sui cocktail. In tempi più recenti ha registrato un discreto successo anche Tiki Bar Tv, una serie comica ambientata in un bar in stile hawaiano, con bicchieri tiki e cappellini maculati stile Club del Giaguaro. La notizia del mese è che l’ultimo programma sui bartender non viene da Oltreoceano. A maggio ha debuttato su Deejay Tv “Born to mix”, il talent show dei bartender. Del cast fanno parte dieci barman; il presentatore Diego Passoni di Deejay; Mario Hofferer, vincitore del concorso Iba nel 2010; l’esperta del settore Cristina Poi di Planet One; Costantino Della Gherardesca nei panni del provocatore e Tommy Vee, dj ed ex concorrente del Grande Fratello nei panni di se stesso. La trasmissione su Deejay Tv, interamente sponsorizzata dalla Pago, rappresenta il primo sbarco dei barman nella televisione italiana, ma non davanti alle telecamere. Nel 2009 Absolut Talent Show è il primo concorso a ispirarsi, nel nome e nella formula, al mondo dei talent. Gli elementi ci sono tutti: video-messaggi, televoto, madrina-vip e una squadra di tutor che cura ogni aspetto del concorrente, dal look alla musica, alla tecnica di lavoro. Altro fondamentale momento di costruzione del barman catodico è stato, ed è tutt’oggi, The Mixing Star. Parliamo del concorso della Disaronno, organizzato su scala planetaria, dove il bartender è ripreso, osservato e valutato dall’occhio dei giudici e da quello delle telecamere. Sedici casting in dieci Paesi, con la chance per il campione assoluto di finire sul grande schermo. Nel 2010 era quello di Hollywood, quest’anno si tratta degli altrettanto affascinanti studi di Bollywood. La stessa selezione è effettuata sempre più spesso attraverso i filmati forniti dai concorrenti. È successo, per citarne solo un paio, per le sfide dell’Angostura Global Cocktail Challenge e per quelle del Bols Bartending World Championship. Tony Abou-Ganim si è trovato spesso a giudicare questo genere di competizioni. Ha un’idea precisa che trasmettiamo a reti unificate: «Nelle gare o nelle video-competizioni cercate di avere un atteggiamento professionale. Che non significa essere troppo seriosi, tutt’altro. Siate creativi, abbiate fiducia nei vostri mezzi, dimostrate solidità nella tecnica, esaltate in modo elegante il prodotto sponsor, ma soprattutto divertitevi. Non giudicate troppo gli altri, e se proprio non potete farne a meno, cercate di carpire i loro atteggiamenti migliori. Questo atteggiamento vi tornerà utile non solo nelle gare, ma nel lavoro di tutti i giorni». In altre parole, la telecamera è il vostro cliente, quando la luce rossa è accesa andatele incontro col sorriso.

Un palinsesto su misura

Per farsi un’idea, suggeriamo di sintonizzarsi sui programmi dello Small Screens Network. Su Internet propongono il meglio della tv fatta per professionisti e non per il pubblico generico. Le lezioni di cocktail “Raising the Bar” di Jamie Boudreau generano in media 100.000 visualizzazioni. Non da meno sono altri programmi come “The Cocktail Spirit” di Robert Hess o “Inside the kitchen door”, il programma che funge da anello di congiunzione tra banco e cucina. Lo conduce Andrew Lanier, un abile cuoco capace di fondere l’arte di fare cocktail con le tecniche di cucina. Per gli aggiornamenti sulle novità nella miscelazione c’è chi ha pensato di confezionare un vero telegiornale. È successo al City Space di Mosca, dove è nato “Russian Cocktail News”, un programma indipendente su tutto ciò che fa cocktail, che viene trasmesso via YouTube ogni 15 giorni ed è sottotitolato in inglese. L’obiettivo del programma è di accrescere le motivazioni e le conoscenze di chi fa il barman. In fatto di drink, America e Russia non sono mai state così vicine.

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