
Metti una sera in un bar di Istanbul, lato “asiatico”, nel quartiere di Kadıköy, fra un gatto che si lascia accarezzare, un cocktail che pizzica la lingua e una serie di meze ad accompagnare. È l’occasione di vivere un’esperienza da local, con la guida dei soci del Mathilda’s, cocktail bar fra i migliori della “capitale in pectore” turca: Vedat Akar, uno dei fondatori insieme a Murat Güney, è fra i bartender più noti sulla scena turca, ha partecipato più volte alla World Class di Diageo nel suo paese, sfiorando la vittoria un paio di volte; insieme a Deniz Olcay Turgut, l’head bartender di Mathilda’s, che ci ha accompagnato nel viaggio di scoperta di questa nuova frontiera della miscelazione.
Aperto nel 2019, Mathilda’s è un locale moderno, in cui si uniscono un’ottima mixology e una cucina di stampo internazionale. Il nome? Un omaggio al film Leon e all’indimenticabile caschetto di una giovanissima Natalie Portman. Non è un caso, quindi, che uno dei drink più rappresentativi sia The Leon: vodka che incontra il gusto dolce delle albicocche secche, un tocco speziato con rosmarino e un cordiale di uva sultanina, infine una chiusura amara (e un omaggio alla tradizione italica) con Fernet Branca. Se la batte con Tesla X, un twist “elettrico” sul Martini, che fa frizzare le papille gustative, che sembra abbiano subito uno choc (il trucco è il pepe di Sichuan) dopo aver incontrato questo mix di gin, liquore al kumquat, cardamomo, camomilla e un mix di amari.
La proposta è stata pensata non tanto per un cliente straniero, ma proprio per quei giovani turchi contemporanei e, possiamo dire, secolarizzati. Sono i turchi che bevono (anche piuttosto forte), a dispetto delle regole musulmane che impongono l’astensione e delle accise sugli alcolici imposte dal “sultano” Recep Tayyip Erdoğan: una sorta di tassazione religiosa che affligge gli spirits di ogni ordine e grado. Questo rende i drink (almeno quelli ben fatti, diffidare dagli indirizzi turistici) in Turchia particolarmente costosi, al punto che un cocktail costa praticamente quanto un main course di carne o pesce: calcolando il cambio fra lira turca ed euro, siamo a circa 17 euro per un drink contro i 20 di una portata principale. Questo è il motivo, ci spiega Vedat, per cui il trend del low alcohol non attecchisce in Turchia: «I turchi che bevono vogliono cocktail in cui l’alcol sia ben riconoscibile, solo a questi danno più valore». Il ruolo di cocktail bar come il Mathilda's è quello di far entrare i conterranei nel terzo millennio della miscelazione: «Noi andiamo oltre le mode, perché siamo convinti che i cocktail per prima cosa devono essere ben fatti e contemporanei, nelle tecniche e nella presentazione. Qui da noi sono di moda ingredienti come il passion fruit, per esempio, ma nella costruzione di un cocktail la nostra scelta è di non prediligere ciò che ci chiede il pubblico, ma ciò che chiede il drink», aggiunge l'head bartender Deniz Olcay Turgut.
La cura delle presentazioni, un ambiente piacevole su due piani, in cui il bancone è predominante, il dj-set sempre operativo fanno il resto, rendendo l’esperienza piacevole e memorabile. La cucina è parte integrante del progetto, con un mix intelligente fra gastronomia turca, che torna specialmente negli starter, e ispirazioni internazionali. Come si diceva, Mathilda’s ha un pubblico soprattutto local e non avrebbe senso proporre solo cucina tipica. Altro tema degno di nota: fra bancone, sala e cucina, una dozzina di collaboratori, sia uomini che donne. E in un paese come la Turchia non è affatto scontato vedere una donna dietro al bancone.
Se a Kadıköy non abbiamo dubbi, è Mathilda’s il posto giusto per bere, per gli altri indirizzi da consigliare in città abbiamo chiesto consiglio alle nostre guide. Dal lato “europeo” di Istanbul, a due passi dalla Torre di Galata, merita la citazione il Moretender’s Cocktail Crib, l’unico ad essere presente in una classifica internazionale, quella della Top 500 Bars del 2024 (ma scommettiamo che presto vedremo comparire anche il Mathilda’s, che già milita nella lista dei migliori bar di Gault&Millau). Non lontano, c’è la terrazza del ristorante stellato Mikla's, dove andare per un’esperienza fine dining, ma anche per ammirare, cocktail alla mano, una vista magnifica sul Bosforo. Per chi ha la possibilità di accedervi, segnaliamo il cocktail bar della Soho House, più per l’atmosfera che per i drink. Ospitato all’interno di quella che fino a qualche tempo fa era stata l’ambasciata americana, un bellissimo palazzotto di fine Ottocento, nel fine settimana si accende, diventando il place to be più glamour della città.
In attesa del raddoppio del Mathilda's promesso da Vedat: «Fra qualche mese - anticipa - apriremo dal lato europeo». Tornare a Istanbul sarà un piacere!