Di certo Gosso, Angiolillo e soci, protagonisti della nostra copertina, sarebbero piaciuti a Kate Hester di McKeesport, appena fuori Pittsburgh. Si narra che l’intrepida gestrice, in baffo alla legge Brooks High sulle licenze commerciali del 1888, continuasse a operare “illegalmente” e per evitare di attirare l’attenzione delle autorità, di fronte ai clienti troppo turbolenti esordisse con un “Speak easy, boys!” “Parlate piano, ragazzi!”.
Questa espressione divenne comune a McKeesport e si diffuse poi, più tardi, durante il Proibizionismo, in tutti gli States identificando quegli esercizi commerciali che vendevano illegalmente bevande alcoliche, “nascosti” perlopiù nei retrobottega di barberie, panetterie, latterie ecc.
Una location segreta, una parola d’ordine, e alcolici a non finire, il più delle volte prodotti dal gestore del locale: questi i tratti distintivi di uno dei più grandi laboratori di idee per il mondo dei cocktail: negli speakeasy degli anni Trenta sono nati alcuni dei grandi classici che serviamo ancora oggi.
In Italia, che non ha conosciuto il Proibizionismo, il fenomeno degli speakeasy è assai più recente, merito di pionieri come quelli del Jerry Thomas Project a Roma o dello stesso Flavio Angiolillo a Milano. Ma non c’interessa qui parlare di una moda, di un fenomeno passeggero. Non abbiamo stilato nessuna classifica, a uso e consumo dei clienti. Non abbiamo messo in piedi un’inchiesta buttando nel mucchio chiunque, pur di mettere in piedi il servizio. Abbiamo preso spunto da due start up, The Mad Dog di Torino (vedi pagina 16) e il BackDoor 43 di Milano (pagina 22), per indagare meglio la formula. L’aspetto che più ci preme è la carica innovativa di questi locali, spesso rivoluzionaria e, soprattutto, l’idea di laboratorio sulla miscelazione classica, tanto cara a noi di Bargiornale.
Non a caso i grandi classici è il tema su cui si stanno cimentando i campioni del nostro Drink Team. Dopo Negroni, Gin Tonic, Spritz e Cuba Libre, è la volta questo mese del Margarita.
E la ricerca sui classici sarà il tema centrale della nuova edizione di Baritalia, il nostro laboratorio itinerante di ricerca sulla miscelazione. Le regole d’ingaggio? Ovviamente segrete. Come partecipare? Compilate il form di adesione e seguite alla lettera le istruzioni. Le regole? Una sola: astenersi i perditempo. Le location? Le sveleremo attraverso le pagine del nostro giornale di volta in volta. Intanto vi anticipiamo che la prima tappa è a Host, a Milano, il prossimo 26 ottobre. Ma, mi raccomando, acqua in bocca!
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