Basta fare un piccolo passo indietro - poco più di cinque anni fa - e alla semplice domanda “Dove mi bevo un buon cocktail?” anche il fiorentino più inserito ed esperto di mondanità sarebbe crollato subito. In realtà qualcosa c'era già, fari sporadici in una notte oscura fatta di formule “5 shot a 5 €” e di american bar modaioli ma non troppo al passo coi tempi. C’era un Fusion Bar che sembrava inarrivabile, con le loro infusioni strane e quella bottigliera colma di liquori mai visti. C’era una giovanissima Rachele Giglioni che - con il Rivalta Cafè - stava raccontando alla città che potevano esistere intrugli strani chiamati “signature cocktail”. C’era un certo Fabiano Buffolino che andava nei minimarket a comprare la ginger beer e faceva i primi Moscow Mule.
Firenze, così come molte altre città in Italia, era una di quelle realtà in cui lo tsunami della “cocktail revolution” ancora tardava ad arrivare. Un giorno però, qualcosa è cambiato. Difficile risalire alla prima scintilla, ma l'unione di alcuni fattori strategici della città e la voglia di alcuni addetti ai lavori di fare un passo avanti, hanno portato Firenze in poco tempo a giocare allo stesso tavolo di realtà come Milano o Roma. Un centro città piccolo, ricco di storia e visitato ogni giorno da migliaia di turisti; una città affascinante e sicura, in cui camminare la sera non rappresenta una minaccia ma un incentivo, sono i fattori endemici che hanno dato terreno fertile a un gruppetto di barman agguerriti e uniti che, anno dopo anno, sono apparsi sempre più di frequente tra finalisti e vincitori in gare nazionali e non, e che tra le mura dei loro locali hanno creato realtà sempre più interessanti e apprezzate da un pubblico...sempre più assetato di un bere di qualità.
Un ipotetico bar tour di Firenze non può essere fatto in un solo giorno, ma con un adeguato allenamento si riescono a suddividere una dozzina di locali immancabili in due giornate intense; una dedicata al “Di qua d'Arno” (la parte del Centro più monumentale) e l’altra “all’Oltrarno” (la Rive Gauche, la più apprezzata dai fiorentini).
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Arrivati in stazione Santa Maria Novella si entra nel quartiere di San Lorenzo, e tra bancarelle di giacche in pelle e panini al lampredotto, appare un piccolo street bar di nome PanicAle, che nella sua atmosfera informale e studentesca vanta un’ottima selezione di birre artigianali e una drink list attenta alla liquoristica locale e nazionale, il tutto a prezzi contenuti. Più avanti La Mènagère, uno spazio multifunzionale da vivere da mattina a sera, tra concerti, tapas, fiori e cocktail. “Lo Sceriffo” Luca Manni, che ne ha capitanato il bancone per anni, si è però spostato di pochi passi, in piena piazza del Duomo, al Move On: un negozio di dischi mozzafiato, con diner e cocktail bar annesso.
Un altro Luca, stavolta parliamo del decano Luca Picchi, vi aspetta per un Negroni e tutte le sue varianti al Caffè Gilli, dove risiede da un paio d’anni come bar manager di uno dei bar più antichi d’Italia. Il “pellegrinaggio del Negroni” prosegue per fermarsi davanti a un’insegna posta all’entrata del negozio che un tempo era il Caffè Casoni, dove il Conte Cammillo inventò quelle tre parti uguali di Vermouth, bitter e gin oggi bevute in tutto il mondo. Non demoralizzatevi se il Casoni non c'è più, perché a pochi passi trovate Manifattura, il primo cocktail bar che utilizza solo ed esclusivamente liquori e spiriti italiani: in una cornice rétro un barman in giacca bianca miscelerà per voi dei “miscugli ardimentosi”, e guai a chiamarli “cocktail” o a chiedere un Margarita!
Dopo un aperitivo così... Meglio rintanarsi in un pluripremiato tempio dell’ospitalità e farsi coccolare dal team dell’Atrium Bar del Four Seasons Hotel, che sforna un menu creativo ogni anno e custodisce gelosamente la ricetta del Club Sandwich perfetto. Non si può parlare di creatività senza che si rizzino le orecchie a Matteo Di Ienno, bar manager de Il locale (Cocktail bar dell’anno a Barawards 2018), che nel suo laboratorio ricavato in un palazzo del XIII secolo distilla, infonde, fermenta e crea con il suo team le drink list più avanguardiste che possiate immaginare.
Queste un tempo erano appannaggio esclusivo del Fusion Bar all’interno dell’hotel Gallery: un cocktail bar che ha fatto la storia della città e che ha visto susseguirsi allo shaker grandi professionisti che hanno poi invaso i banconi di mezzo mondo. L’unione tra lontano Oriente, America del Sud e comfort bar all’anglosassone fanno sì che sia sempre difficile scollarsi dal bancone ma... Il last call si avvicina, e il drink della buonanotte vi attende al Fuk: acronimo di “Florence Unpopular Kafe”, si riconosce perché nonostante il nome lo staff è sorridente e felice di ascoltare le richieste dei clienti: anche perché il menu qui non c'è, e ogni drink viene cucito addosso a chi lo richiede.
Il primo giorno è andato, e se siete riusciti a fare tutte le tappe del “Di qua d’Arno” probabilmente i primi momenti della giornata non sarete freschi come una rosellina di campo...Poco male, perché il primo locale da visitare attraversando il fiume sa bene come rinvigorirvi e farvi affrontare la giornata: Ditta Artigianale è il più rinomato “specialty coffee” in Italia, frutto dell'ambizioso sogno del campione barista Francesco Sanapo, che trasmette da 5 anni la sua passione a un team di coffee lover capitanati da Francesco Masciullo, campione italiano baristi e barista dell’anno a Barawards 2018. Qui tra un cold brew, un V60 e un espresso, trovate un gin bar ben fornito e una drink list alcolica anche senza caffè.
Dopo un’adeguata dose di caffeina, sarete pronti ad addentrarvi in quello che da Lonely Planet è stato definito uno dei quartieri “più cool” del momento: Borgo San Frediano. Più che un quartiere una singola via, nella quale se non si sta attenti si rischia di perdersi qualcuno dei quattro cocktail bar che si trovano a due passi l’uno dall’altro. Il più longevo, quello che ha dato il “là”, ha soli 4 anni portati molto bene: è il Mad Souls&Spirits, nel quale ogni sera potreste trovare dietro il banco un guest improvvisato e farvi trasportare da una carica di ebbrezza goliardica dalla quale è impossibile fuggire. Dall’altro lato della strada sorge una new entry chiamata Floreal: non fatevi ingannare dai fiori colorati, i bicchieri di cristallo e la signorina dall’accento francese dietro il banco; lì dentro la padrona di casa è una pianta molto pericolosa e affascinante di nome Agave a dettare i tempi, e con lei si scherza poco. Fuggite finché siete in tempo! Perché c’è un’altra signora del bancone che vi aspetta: la trovate a Gunè, elegante ristorante e cocktail bar in cui rilassare le papille gustative prima di darsi ai drink da dopo cena. Vi attende infatti l’ultima fermata della via, il Love Craft. Che con le sue quasi 300 etichette di whisky saprà sicuramente darvi gli ottani necessari per l’ultimo slancio verso il bar più segreto della città: “Somewhere in Santo Spirito” si trova il Rasputin, l’unico speakeasy di Firenze, che nella sua atmosfera ovattata e d’altri tempi vi cullerà verso un meritato riposo.
Due giorni, una quindicina di bar di qualità... tanta roba! Ma non sono solo questi i locali che vale la pena conoscere in città: una signora di nome Paola Mencarelli li ha uniti tutti sotto il grande cappello della Florence Cocktail Week, una settimana dedicata al bere di qualità che ogni anno si allarga a nuove realtà partecipanti: nel 2020 i bar coinvolti sono arrivati a 40. Ciò che è certo è che da Firenze prima o poi ci passerete, anche perché Baritalia nel 2021 partirà proprio da qui. Con i protagonisti che sono tutti i giorni dietro i banconi di questi locali a rivestire, per un giorno, i panni di giudici (d’onore). Arrivederci a primavera!