Tracciabilità oltre l’etichetta: l’indagine Metro Italia sulla sostenibilità

Sempre più spesso i consumatori sono alla ricerca di fonti alternative di informazioni sui prodotti per conoscerne la tracciabilità. Il punto di vista di Claude Sarrailh, ad di Metro Italia

La tracciabiltà alimentare è ormai da diversi anni un tema “caldo” della nostra economia globale. Tema ovviamente all’ordine del giorno per un colosso distributivo come Metro Italia presente sul territorio nazionale con 48 punti vendita all’ingrosso (oltre 1.200.000 clienti professionali) che con la nuova indagine Metronomo, realizzata in collaborazione con Iefe, Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente dell’Università Bocconi di Milano, è andato a indagare la percezione del “problema” visto da due prospettive: quella dei clienti horeca di Metro Italia e quella dei consumatori (sono stati raccolti 403 questionari dai clienti e 535 dai consumatori). Vediamo insieme le evidenze più interessanti. Per tutti la tracciabilità è un valore trasversale. I professionisti si dichiarano d’accordo a considerare la tracciabilità come garanzia per la sostenibilità ambientale (oltre l’80%) e degli aspetti sociali della filiera, quali il rispetto dell’equità nei confronti dei produttori all’origine, soprattutto se operanti nei Paesi in via di sviluppo, e il rispetto di condizioni di lavoro dignitose per i lavoratori.

Sensibilità differenti
I consumatori, invece, inaspettatamente, mostrano livelli di sensibilità e consapevolezza leggermente inferiori rispetto alla relazione tracciabilità - sostenibilità ambientale. Come emerge dal grafico in questa pagina, la tracciabilità per i consumatori risulta essere in larga parte ancora sinonimo di argomenti “tradizionali”: dalla corretta informazione sulla provenienza dei prodotti alla qualità. In ogni caso, le prime 3 tematiche premiate da entrambi i target (anche se in un ordine gerachico diverso) sono sicurezza, corretta informazione sulla provenienza e qualità (se consideriamo la somma dei valori “completamente d’accordo” e “abbastanza d’accordo”).
Si evidenzia dunque una convergenza sulla percezione di ciò che dovrebbe essere sinonimo di tracciabilità. Ma questi “valori” poi influenzano concretamente le decisioni d’acquisto e di consumo? Il 70% degli imprenditori dell’accoglienza e della ristorazione pensa che per i propri clienti abbia un’importanza decisiva; sulla stessa lunghezza d’onda (79%) i consumatori: si riscontra, anche in questo caso, una quasi perfetta consonanza tra le due tipologie di intervistati. Altro quesito chiave posto dai ricercatori di Metronomo è se i consumatori fanno richiesta di prodotti che contengono informazioni sulla tracciabilità.
I professionisti hanno dichiarato che solo il 24% chiede spesso prodotti tracciabili e il 45% solo saltuariamente. Cosa significa? Sembra che i consumatori premino i prodotti che “portano con sé” le informazioni necessarie. In realtà quello che traspare è una domanda latente di informazioni che una semplice etichetta non può certo soddisfare. Domanda che investe anche il fuori casa dove, ovviamente, non esistono le etichette tradizionali e dove vale, come nel retail, la sfida di passare da un’informazione standard a una su misura. Ma cosa dire invece delle informazioni che si trovano sui luoghi di consumo? È questa forse la parte più interessante di Metronomo 2015: qui assistiamo a una completa dicotomia tra i due target. I professionisti dell’horeca si promuovono a pieni voti: il 47% considera le informazioni fornite come approfondite e complete e il 16% come sufficienti. Solo l’8% fa autocritica.
Una visione stravolta dai consumatori: solo il 2,4% considera esaustive le informazioni ottenute nei bar, ristoranti e hotel, il 48% abbastanza scarse e il 36% del tutto insufficienti.

Gap informativo
Per quanto riguarda, invece, i supermercati il 59% considera le info sufficienti ma incomplete. Percentuale leggermente inferiore per i dettaglianti (41,68%). Esiste, dunque, un gap informativo non trascurabile, soprattutto nel fuori casa, e l’indagine sembra suggerire un cambio repentino di strategia: bar, ristoranti e alberghi devono ridiventare luoghi di racconto ed esperienza. Per fortuna la realtà offre numerosi modelli di locali che sanno “raccontarsi”.

Metro Italia, un'offerta per mestieri
Stare sempre più vicini al modo di pensare e di lavorare dei propri clienti professionali rivoluzionando lo spazio espositivo. Succede in Metro Italia e, per essere precisi, presso “La Casa dell’Horeca” di Castel Maggiore (Bo), pdv aperto originariamente nel 1991 e, oggi, location di un nuovo concept (il primo in tutto il mondo) ideato per offrire soluzioni su misura e migliorare l’esperienza di acquisto dei clienti. Una “ristrutturazione” per universi di business dove food e non food vivono in una logica di complementarietà. «L’organizzazione dell’esposizione è basata sulle diverse professioni dell’horeca in modo da offrire un servizio mirato ai bisogni di ogni singolo mestiere dell’horeca - ha spiegato Claude Sarrailh, amministratore delegato di Metro Italia - e inoltre il personale di vendita è formato da veri e propri consulenti che sanno come consigliare e orientare i professionisti». Parliamo di una superficie di oltre 14mila mq con gli spazi interni ripensati in base a tre aree : Il Mercato, In Cucina e La Sala. Il Mercato presenta oltre 10mila prodotti alimentari, soluzioni professionali dedicate ai momenti di consumo e un’enoteca che ospita più di mille etichette locali e internazionali (metro.it).
In Cucina è invece uno spazio aperto dove il cliente può scegliere le migliori attrezzature per allestire e far funzionare una cucina professionale, con l’esclusiva possibilità di effettuare test prestazionali e degustazioni all’interno di Metro Academy. E infine La Sala: showroom di mille mq con un’offerta di circa 8.000 prodotti di grandi marche e anteprime di mercato. La prossima apertura che ospiterà questo nuovo concept è prevista a Firenze.

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