Il Baba au Rum di Atene è il locale che ha segnato il rinnovamento nella scena dei cocktail bar ateniesi. All’interno, un laboratorio dedicato alle preparazioni home made e una bottigliera da 180 rum
Tutto è iniziato alle cinque di pomeriggio del 27 marzo 2009. «Ricordo la prima canzone dell’inaugurazione. Era “Ring of fire” di Johnny Cash. Rammento, come in un fermo immagine, il volto di Giannis Mittas che mette la musica nelle prime ore della serata. Ma abbastanza stranamente non ricordo qual è stato il primo drink che abbiamo servito». Esordisce così Thanos Prounaros nel libro “Handcrafted” scritto con i suoi compagni di viaggio del Baba au Rum di Atene.
Della squadra fanno parte persone che hanno percorso sentieri diversi. Nei primi anni ’90 Thanos Prounaros suonava in una band di rock alternativo e girava corti amatoriali in bianco e nero su isole fuori dalle rotte tradizionali come Folegandros e Anafi. Anassos, oggi graphic designer del locale, è stato compagno di Università di Prounaros a Creta negli anni in cui, un po’ per fare due soldi e un po’ per divertirsi, iniziarono l’attività dietro il banco. Erano i tempi dei B-52, delle caraffe di Campari Orange servite con venti cannucce colorate e degli sfinaki (shot) come stile di vita. Nella fase adulta il loro spirito goliardico è rimasto, mentre la proposta di cocktail si è fatta decisamente più matura. Tanto che il Baba au Rum - pop bar con arredi anni Sessanta e complementi vintage di ogni specie - è spesso definito come il principale responsabile della nuova ed effervescente “bar-scene” ateniese.
Una scena effervescente
Nonostante la crisi economica e sociale che ha messo in ginocchio il Paese di Socrate e Platone, i greci non hanno smesso di frequentare i locali. Al contrario. Soprattutto stanno riscuotendo successo cocktail bar che non hanno niente da invidiare a quelli di altre capitali europee. Dal Gin Joint all’A for Athens, dal 360 cocktail bar con vista sul Partenone al Dos Agaves, tequila bar nelle viuzze del centro. La lista del Baba au Rum, digitalmente sfogliabile sul sito del locale, è un trionfo di miscele a base di rum. Un omaggio al Daiquiri in tutte le salse, dal classico miscelato alla maniera del Floridita di Cuba a gustose rivisitazioni di classici del XIX secolo come Fizzes, Crustas, Flips e cocktail esotici della leggendaria Rum Tiki Era (California 1940-1960), oltre a sperimentazioni con tecniche tradizionali e d’avanguardia.
Il tutto in linea con la filosofia del locale che ha per motto “Cause we love classics and twisted minds” o, detta per esteso, ci piacciono i classici e le menti aperte. Una filosofia che in numeri si traduce in una trentina di cocktail calibrati per placare la sete di appassionati, camerieri in libera uscita, bevitori della prima ora, antagonisti e polizia. Tutti i drink sono preparati con spiriti premium, spremute e succhi realizzati in giornata e altre bevande, più o meno spiritose, costruite nel laboratorio del Baba au Rum, come bitters, tinture, sciroppi, liquori e vermouth. A completare l’offerta una selezione di 180 etichette, caso unico in Grecia, di rum dai Caraibi e Sud America. Il servizio al banco e al tavolo è garantito da una squadra numerosa.
Si parla di due bartender per turno (quattro in totale), barista, cuoco, tre cameriere e Tazul del Bangladesh, votato anche come miglior barback della Grecia. Le tre cameriere non si limitano a offrire il bicchiere d’acqua di benvenuto, ma si muovono tra i tavoli armate di brocca per rabboccarne il contenuto. Una scelta d’attenzione verso l’ospite da prendere a modello. «Il nostro locale - ricorda Prounaros, seduto in sella all’inseparabile Vespa - sorge in un luogo simbolo. Siamo ai confini della piazza Syntagma, il cuore della vita politica e culturale del Paese. “Orea Hellas” (Bella Grecia) così si chiamava uno dei più antichi locali a due passi da dove sorge il Baba au Rum. Ora al posto del café, aperto verso la fine del 1930, c’è un centro commerciale». A partire da quel bar leggendario si sono avvicendati centinaia di locali e sono successi migliaia di fatti. Compresa quella volta, non molto tempo fa, che i contestatori cercarono rifugio dietro la serranda del Baba au Rum. Ma questa è un’altra vicenda e appartiene, ahinoi, alle tormentate cronache dei nostri giorni.