Una vera e propria esperienza bucolica nel centro di Londra: le radici di Nutbourne, un ristorante-bar a sud del Tamigi, affondano nelle vallate verdeggianti del West Sussex, in piena campagna inglese. E’ nella fattoria di famiglia, da cui prende il nome, tra i filari dei vigneti e al ritmo cadenzato dalle stagioni, che sono cresciuti Richard, Oliver e Gregory Gladwin, i tre fratelli che, dopo “The Shed” nel 2012 e “Rabbit” nel 2014, hanno da poco inaugurato la loro terza avventura culinaria a Londra. Un ristorante con una drink list, creata dal bar manager Joao Estevan, che segue la linea stagionale e sostenibile del ristorante, con distillati prevalentemente britannici miscelati in twist di classici dal tocco bucolico.
Appassionato mixologist, Joao Estevan, dopo aver lavorato nei migliori bar e club portoghesi, si è unito al team di Nutbourne, cui regala ogni giorno la propria passione e creatività. Se non lo trovate dietro il bar, cercatelo a Battersea Park, a pochi metri di distanza, intento a cogliere le erbe migliori per i suoi cocktail.
Un'oasi in città
Affacciato su un piccolo molo al centro della capitale, Nutbourne restituisce ogni giorno alla città una profonda connessione con gli scenari, i tempi e i sapori autentici propri della natura, offrendo un viaggio unico che, nato dalla terra, si conclude sulle labbra degli amanti della buona tavola.
Gli interni, ispirati a The Lost Gardens of Heligan, una delle tenute più affascinanti della Cornovaglia, accolgono gli ospiti in un’oasi segreta di piante galleggianti, affreschi floreali e ampie finestre. I tavoli, rigorosamente in legno della fattoria, circondano ‘The Nutty Wood Fired Grill’, la griglia costruita dai fratelli per ricreare l’atmosfera dei barbecue estivi, cui le famiglie inglesi sono così affezionate.
Il ristorante, un’idea di Richard, offre un menu in continua evoluzione creato da Oliver, capo chef, con le carni e gli ortaggi di Gregory, contadino nella fattoria di famiglia. I piatti, caratterizzati dall’utilizzo di ingredienti freschi, stagionali e sostenibili, si accompagnano ai vini prodotti da oltre trent’anni dai genitori dei ragazzi, in un’incantevole armonia che i Gladwin amano definire “what grows together goes together” (ciò che cresce insieme, è destinato a restare insieme), a sottolineare l’unicità di accostare un agnello alla brace a un sorso delle uve concimate dal passaggio del gregge stesso. A impreziosire l’esperienza, l’inclusione nelle ricette, sia dei piatti che dei cocktail, di foraged herbs, foglie, piante e fiori commestibili raccolti dallo staff nei campi inglesi e nei famosi parchi della capitale.
Non meno interessante è la carta dei vini che, con oltre 150 etichette, offre una raffinata selezione curata dall’Head Bartender George Kilby, appassionato sommelier del Sussex. Spiccano naturalmente le bottiglie firmate Nutbourne, tra cui consigliamo: Nutty Brut, tre volte medaglia d’oro per il miglior vino frizzante inglese; Sussex Reserve, un uvaggio di origine tedesca dalle note fruttate, delizioso per l’aperitivo; Bacchus, monovitigno 100% Bacchus secco e deciso, che ben si accompagna alle portate di pesce; ed Hedgerow, un semi-secco che ricorda le campagne inglesi, suggerito dopo il pasto con la tradizionale cheeseboard.
Durante il brunch, gli ospiti potranno godere di un Battersea Bloody Mary, in cui la vodka infusa al rosmarino dona al succo di pomodoro un profumo legnoso e pungente; oppure, un’ottima alternativa per i palati più sensibili alle note dolci, di un Marmelade Martini, una delicata combinazione di vodka, Blackdown Sussex Bianco vermouth e marmellata. Deliziosi anche i succhi di stagione, spremuti a freddo ogni mattina dai bartenders con ingredienti sostenibili e salutari.
Tra le scelte più popolari nei tavoli femminili spiccano Twinkle (“scintillio”), in cui a un bicchiere di champagne vengono aggiunti un tocco di Adnams Gin e una spruzzata di sambuco, guarniti da un twist di limone, e Green Fingered Gardener, in cui Hendricks Gin viene esaltato dalle fresche note di cetriolo, da un’infusione di zucchero e timo, e da fiori selvatici raccolti dai bartenders.
Spesso ordinato per via del bicchiere a forma di stivale da fattoria, The Wellington Boot, già dal primo sorso, sorprende gli ospiti con le note erbacee della vodka sciacquata con piante invernali, limonata e fiori di stagione.
Per il dopo cena, il General Manager Theo Harris, da anni colonna dei ristoranti Gladwin, consiglia invece le note agrumate di Rusty Nail, un’originale miscela di Drambuie, liquore scozzese dall’aro ma al miele, Oak Cross Whiskey e arancia; in alternativa, per gli amanti dei sapori intensi, un Twisted Fashion, in cui il gusto deciso di Great King Street Whiskey e del bitter inglese Kamm & Sons incontrano la dolcezza del succo di mela.